La storia ha dell’incredibile e tuttora è avvolta in un’aura di mistero. Lo scorso 11 aprile un tizio porta via (si dovrebbe dire “ruba”, ma io preferisco un verbo più gentile) da un supermercato di Brindisi un numero imprecisato di libri. Valore del prelievo (anche qui evito il termine “refurtiva”): duecento euro circa. Li mette in un borsone e via. Vanamente inseguito da un carabiniere in borghese. Indagini tuttora in corso.
L’episodio ha qualcosa che assomiglia (solo nel titolo, però) alla “Storia di una ladra di libri” di Markus Zusak.
Non so cosa possa avere spinto il tizio a questo gesto inusuale, ma mi schiero dalla sua parte. Devo essere per questo considerato contra legem? Ebbene, lo sono! Ma credo d’avere buoni motivi per esserlo. Insomma, con tanti ladri veri che circolano impunemente, non vedo perché ci si debba accanire contro questo tizio “affamato” di cultura.
Con questo incipit posso anche ritrovarmi in una posizione scomoda, ma non mi tiro indietro. Che anzi, insistendo su questa strada, sento di sconfessare certi anatemi lanciati, nel tempo, contro i ladri di libri. Compare addirittura nella veneranda Biblioteca Ambrosiana fondata da Federico Borromeo (non so se mi spiego!) la seguente iscrizione: “Utere hic libris. Nam abstrahere anathemate ferit” (I libri vanno usati qui. Chiunque li porti via sarà colpito da un anatema).
Ancora più pesante quella riportata da un Anonimo: “Qui furabit librum istum / non videbit Jesum Christum / et ibit in infernum / ubi stabit in aeternum / in manu diabolorum / per omnia saecula saeculorum”…
Quanto fin qui detto serve da premessa all’argomento relativo alla Giornata del libro e del diritto d’autore celebrata in tutta Italia il 23 aprile perché, indirettamente, dà forza al concetto dell’importanza del libro. Non per niente Cicerone dichiarava che “una stanza senza libri è come un corpo senz’anima”.
Per quale motivo il 23 aprile è la data scelta dall’Unesco per la celebrazione della Giornata? Perché in quella data, nel 1616, sono scomparsi tre grandi autori: William Shakespeare, Miguel de Cervantes e Garcilaso Inca de la Vega. Inoltre perché nello stesso giorno, a Barcellona, si celebra san Jordi (san Giorgio) e una tradizione del XV secolo vuole che l’uomo doni una rosa rossa alla sua donna. In tempi recenti le donne hanno iniziato a ricambiare il dono con un libro e l’anno scorso solo in quel giorno sono stati venduti 1,6 milioni di volumi e sei milioni di rose. Secondo me le cifre, in un momento in cui è di moda discettare sulla parità di genere, avrebbero dovuto essere uguali…
In Italia sono state ben 650 le iniziative dedicate all’evento, tra le quali 450 incontri con autori e 114 letture ad alta voce. Inoltre circa 25.000 “messaggeri” (studenti universitari, librai, partecipanti a gruppi di lettura) hanno regalato 240.000 libri: 24 romanzi, ciascuno stampato in diecimila copie (gli scrittori non percepiranno diritti d’autore).
Attraverso questo dono i messaggeri hanno provato a convincere gli italiani che non leggono libri a iniziare o a riprendere questa buona pratica. Nel 2014 gli italiani che hanno smesso di leggere sono stati oltre 800 mila; mentre sono quasi due milioni e mezzo le famiglie che non hanno un libro in casa! Ecco perché quel “prelievo” di libri dal supermercato brindisino dev’essere perdonato…
In particolare le modalità per “istigare” alla lettura nella Giornata del libro sono state le più varie. Tra queste la canzone “Le storie che non conosci” che racconta di un libro perduto da qualcuno e ritrovato da chiunque lo voglia aprire (il brano contiene anche un cameo di Francesco Guccini che canta nella parte finale).
Anche il calcio ha dato la sua mano perché, già da qualche settimana, la lettura è scesa davvero in campo. Infatti prima del fischio d’inizio, al momento del saluto a centrocampo, le squadre di serie A e B che giocavano in casa hanno donato un libro agli avversari.
Mi chiedo se questa iniziativa, condotta in modo così massiccio all’insegna dell’hashtag #ioleggo perché sia il modo giusto per avvicinare alla lettura. Se il lettore ritroso debba essere “immerso” nella pagina, quasi a tradimento, per farlo innamorare. Se si sia veramente convinti che con una Giornata del libro si possa recuperare il gap esistente con gli altri Paesi (dove il non leggere è considerato alla stregua di un’emergenza nazionale).
Bisogna convincersi che è passato il tempo in cui il corregionale (di Trani) Giovanni Macchia così spiegava la sua smania di acquisire libri antichi: «Un’edizione, magari con dedica autografa dell’autore scatena la mia fantasia: quel libro ha vissuto tante vite, tutte quelle di coloro che lo hanno posseduto, ha trascorso con loro giornate felici e uggiose, è scampato a guerre e terremoti. Quando poi siano state le mani stesse di un autore ad averlo toccato, allora mi pare che sulla rilegatura, dentro le pagine, restino impronte del suo sentire, del suo pensiero»…
È questo lo spirito che alberga negli adulti di oggi? Mi pare proprio di no.
A Brindisi la Giornata è stata ricordata con un incontro organizzato presso il Museo Provinciale dalla dott.ssa Clori Palazzo ˗ Presidente del Club Unesco ˗ sul tema “Per Libri e per Scritture. Una passeggiata nella storia”. Relatrici Katiuscia Di Rocco, direttrice della Biblioteca Arcivescovile “A. De Leo” e Rosa Martucci, della Biblioteca Nazionale di Bari.
In particolare la dott.ssa Di Rocco ha commentato alcuni preziosi libri presenti in sala, appartenenti al Fondo Imperiali e a quello De Leo, tra i quali un interessantissimo Indice dei libri proibiti (in quanto contrari alla dottrina ecclesiastica). La dott.ssa Martucci si è invece intrattenuta sulla censura nell’età illuministica.
La nota dolens lamentata dalla Di Rocco è il disinteresse da sempre dimostrato dai brindisini nei riguardi di una realtà ˗ la “De Leo” ˗ di cui invece dovrebbero essere orgogliosi. Prova ne sono i riconoscimenti e i consensi che giungono alla Biblioteca non solo dagli Istituti culturali del resto dell’Italia, ma anche dell’estero. Fortunatamente (per il futuro della città) questa criticità viene bilanciata dall’entusiasmo e dalla fattiva partecipazione degli studenti delle Medie e delle Superiori.
Questa è la conferma che dai ragazzi si debba iniziare. “Lettori si nasce” (Einaudi) è un bel libro di Giusi Marchetta che spiega perché genitori, insegnanti, educatori hanno il dovere di fare innamorare i ragazzi alla lettura. L’esperienza dimostra che l’amore per i libri si debba imparare da piccoli. È questa la strada maestra da seguire. Anche a Brindisi, indipendentemente dalle Giornate del libro.
Guido Giampietro
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