TEATRI, SCUOLE, CHIESE, TSC.
Oppure SCT o CST, o come vi pare.
Ognuno può stabilire la propria classifica a seconda della propria sensibilità, dei dolori, delle passioni, dei rimorsi, dei sogni, delle fedi, dei rimpianti, delle speranze, delle gioie, delle illusioni che gli appartengono.
Purchè si riparta da qui: da un rilancio dell’economia dell’anima, dalla riapertura delle Chiese, delle Scuole e dei Teatri.
O, almeno, dalla loro messa in sicurezza massima visto che, bene o male, con questo covid ci conviveremo moltissimo altro tempo.
Conosciamo il valore del pil ma quel piccolo numero decimale non riusciamo a rapportarlo alle speranze di felicità dei nostri figli a meno che non pensiamo che la loro felicità dipenderà esclusivamente da un lauto stipendio.
Passiamo momenti della giornata in cui i brutti ricordi non diventano meno brutti se il coefficiente dello spread scende sotto una certa soglia.
Rimorsi e rimpianti nostri o di nostra moglie non si spiegano con il rapporto import-export e né la bilancia commerciale riesce a bilanciare le gioie e le tristezze passate, presenti e future.
Se scende il tasso di interesse non salgono le nostre speranze di essere capito in pieno dalle persone a cui teniamo di più e se il nostro paese aderisce o meno al mes piuttosto che agli euro bond non cambia di una virgola la sensazione di inadeguatezza o di vacuità che spesso ci prende.
Se dobbiamo ripartire per bene dopo questa lezione epocale dobbiamo rimettere a posto prima l’anima e poi l’economia, o almeno non dobbiamo lasciare indietro nessuna delle due.
Oltre che dibattere quotidianamente su “come staremo” dovremmo preoccuparci soprattutto di “come saremo”.
Abbiamo bisogno di qualcuno che si prenda cura di noi e di qualcuno di cui prenderci cura.
Un professore, un attore e un prete per favore … di economisti, politici e ministri ne abbiamo già a sufficienza.
Gegè Miracolo
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