… menzognera giornata serendipica il 31 dicembre …
sono ancora le nove di mattina …
i messaggi d’auguri sono ancora pochi …
whatsapp , messenger e instagram daranno il meglio nelle prossime ore …
per adesso “un augurio per un felice anno nuovo a tutti voi”, un “che il nuovo anno possa recarti gioia e serenità” e un video con tappo di spumante che vola con tanto di stelline colorate e scie brillanti …
la telefonata mi arriva che sono ancora in pigiama …
guardo il telefonino già convinto che non risponderò chiunque sia … la fetta di panettone inzuppata nel latte e caffè è più di un rito … merita tempo e va gustata …
il numero che compare è però come un pugno alla bocca dello stomaco …
so chi è anche se non l’ho registrato con il nome …
non c’è ombra di dubbio …
finora non sapevo di averlo fissato nella mente …
i pochi secondi in cui lascio squillare si dilatano e sembrano decine di minuti …
mi tornano in mente fatti e circostanze spiacevoli …
cerco di non pensarci …
gli ultimi tempi sono stati disastrosi per il nostro rapporto …
non lo incontro da molto tempo ma cosa penso di lui lo sa benissimo …
ho affidato il mio giudizio ad amici comuni e a conoscenti nella speranza che lui sapesse …
ho evitato di incontrarlo direttamente e anche lui ha continuato a comportarsi in modo quantomeno discutibile senza mai richiedere un incontro diretto e chiarificatore …
non credo di rispondergli …
non abbiamo molto da dirci se non recriminare uno nei confronti dell’altro …
non voglio rovinarmi la giornata …
lascerò squillare fino alla scritta “chiamata persa” …
la fetta di panettone è rimasta per una frazione di secondo in più ad assorbire il caffellatte caldo …
la sollevo per portarla alla bocca in una lotta contro il tempo sfidando la forza di gravità …
la fetta è troppo pesante ma se non compio movimenti bruschi e se mi avvicino io forse ce la posso fare …
cerco di cambiare posizione tenendola in verticale in modo che il peso non la spezzi …
mi avvicino ancora un po’ mentre il telefono squilla ancora …
ce la posso fare …
e invece no …
la parte iniziale della fetta si stacca inesorabilmente mentre cerco, estrema consolazione, di farla cadere nella tazza e non sul mio pigiama nuovo …
ce la faccio ma la caduta provoca una serie di schizzi con gocce che si spargono da tutte le parti …
mi tiro indietro d’istinto e noto che la goccia più grossa è caduta sul display del telefonino …
ancora d’istinto cerco di asciugarla con le dita ma …
il contasecondi della telefonata parte e sia pure da lontano sento il “pronto ? “
… cazzo !!! , ho risposto …
porto istintivamente il telefono all’orecchio …
pronto …
ciao, pensavo non volessi rispondermi …
la voce è sempre la stessa ma ha qualcosa di più cavernoso e di più triste …
è la voce di un uomo stanco e disilluso ….
mi colpisce dentro e mi trasmette all’improvviso una grande malinconia …
D. non è mai stato brillante o particolarmente felice se non nei primi momenti in cui l’ho conosciuto, ma ora mi sembra di risentire in lui tutta la tristezza del mondo …
non voglio farmi coinvolgere, soprattutto oggi …
mi dice che sta per partire, che è sicuramente l’ultima volta che ci vedremo …
mi invita all’Internazionale sul lungomare, alloggia lì e mi offrirebbe un caffè …
mi prende alla sprovvista e dico di si attirato da una strana ragnatela di inquietudine e di malinconia …
facciamo alle dieci? …
d’accordo, alle dieci …
chiudo la telefonata e mi sento stranito e confuso …
era come se quella telefonata la attendessi da tempo…
ed era come se mai avessi voluto riceverla …
… sono le dieci in punto e arrivo sul lungomare inondato di sole e di tramontana …
sono ancora ad una decina di passi dall’ingresso quando D. esce dall’albergo e viene verso di me accompagnandomi dentro …
mi sembra gonfio e vecchio di stanchezza …
troppo serio …
troppo triste …
mi sorride di un sorriso forzato e malinconico …
i convenevoli durano poco … sa tutto di me, della mia famiglia e dei miei amici …
si è tenuto informato … anch’io so tutto di lui …
l’argomento pandemia tiene subito banco e dopo poche frasi ha quasi un attimo di stizza come se ce l’avesse con se stesso nonostante si rivolga a me …
cosa crediamo d’aver fatto? era un’opportunità … stupidi … ciechi … ignoranti …
la medicina ha trionfato sulla teologia e così la vita si è allungata di vent’anni ma si è accorciata di una eternità …
ci sediamo … si scusa per essersi accalorato … ha l’aria dispiaciuta e confusa … dice che è difficile farsi capire … sono d’accordo … parla di frammenti di trascendenza di lampi nel buio, di spessore esistenziale di tutto quello che voleva dare … sapevo della sua presunzione ma oggi esagera …
parla per paragrafi chiari … come se temesse di essere frainteso o peggio che io possa dimenticare quanto sta dicendo … ha voglia di farsi capire sino in fondo … per me e per quelli come me non c’è che tentare, il resto non ci riguarda … dico che conosco la citazione … è Eliot … dice di si: si è di Eliot ma è anche mia … mi irrita la sua supponenza …
mi sfogo e gli dico tutto quello che avrei voluto dirgli da tempo … sembra che i miei insulti non lo scalfiscano … mi sorride e mi dice di avermi fatto un regalo: il dono unico, vero inestimabile, contraddittorio dell’esperienza …
dico che non capisco …mi sorride … mi risponde lo so… mi dice che comunque quando parlerò di lui ne parlerò bene … in futuro … …
parla dell’imprevedibilità che ci ha donato … ora ha il tono dell’insegnante col bambino intelligente ma sbadato : vedi Gegè, imprevedibile non è l’infarto, la gomma forata, il treno perso, il portafogli smarrito …
tutto ciò fa parte del futuro …
quello a cui volevo farti pensare è l’avvenire …
se pensi che futuro e avvenire siano la
stessa cosa, allora ho fallito …
adesso è triste e sembra che abbia fretta…
mi dice che sta per andare via e che ha lasciato qui a Brindisi un suo amico …
me lo presenta…
è bello e giovane e fresco ….
è poco più di un ragazzo …
elegante …
anche lui ha due “t” come cifra sul polsino della camicia …
ma le sue sono più arzigogolate, con sbuffi e svolazzi allegri ed eleganti …
profuma di un bel profumo costoso ed ha lo sguardo sfuggente … non guarda negli occhi …
più che essere rassicurante vuol esserlo ma nel suo atteggiamento c’è qualcosa di indecifrabile e di sospeso …
finite le presentazioni manifesto tutta la mia fretta … è tardissimo e non me ne ero reso conto …
D. mi dice addio … lo saluto con freddezza e mi avvio …
esco nella tramontana del lungomare …
è buio e sono solo per strada …
il freddo si insinua in ogni piega del mio corpo …
irrigidisco le spalle e mi allontano fumando una mia Merit …
qui a Brindisi, il 31dicembre 2020, a mezzanotte in punto …
Gegè Miracolo
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