LA’ SOTTO: IL NUDO E L’INTIMO NELL’ARTE SACRA E PROFANA DALL’ANTICHITA’ AI GIORNI NOSTRI
(II e ultima parte)
– Testo vietato ai minori di 14 anni –
di Gabriele D’Amelj Melodia
DOVE ERAVAMO RIMASTI?
Eccoci, cari lettori, alla seconda ed ultima…puntata del mio saggetto sul nudo e l’intimo nell’arte, tema che già da un bel pezzo non costituisce più un tabù per nessuno, forse neppure per i bigotti oltranzisti. La cultura è sempre un atto di libertà, in qualsiasi forma essa si manifesti, e la libera circolazione delle idee non deve sottostare a nessun tipo di censura, al massimo deve responsabilmente tener conto di non travalicare i limiti imposti dai nostri codici. Se poi non si abbattono neppure i paletti del buon gusto, tanto megli, ma questo dettaglio riguarda solo una questione di stile…
Vi presenterò ora una sintetica panoramica delle varie “coperture” con cui gli artisti hanno celato quelle che, con ingeneroso lessico, si definiscono le “vergogne”:
COPERTURA … FATTA A MANO
Celeberrime entrambi le Veneri che si coprono il pube con la mano sinistra a coppa, con le dita strette e un po’ curvate, solo che quella di Giorgione ( 1506 ), è dormiente, quella di Tiziano, detta d’Urbino (1537) , è ben desta. Ci sono poi numerose Eve che, contrariamente alla tradizione della foglia di fico, si coprono con la manina, sempre sinistra (Vedi quella dipinta da Masaccio nella “cacciata” del 1427 o quella raffigurata da Jan van Eyck in un pannello dello strepitoso polittico “Dell’agnello mistico” o di Gand,1432, ). In quest’ultimo, solo guardando bene si nota un minuscolo lembo di foglia di fico sotto la mano di Eva ). Invece l’Olympia di Manet, 1863, pur utilizzando la mano sinistra, ha le dita della mano allargate in modo naturale.
COPERTURA A FOGLIE DI FICO
Relativamente poche le classiche foglie di fico bibliche usate dai pittori per coprire i sessi della prima coppia del mondo. Cito quindi l’antica miniatura “Adamo, Eva e l’albero del male” presente nel Codex Aemilianensis del 994, e i due progenitori in pietra scolpiti sulla facciata del Duomo di Modena da Wiligermo intorno al 1100.
Chiudo con L’Adamo dipinto sul già citato pannello di quercia del Polittico di Gand, il quale, contrariamente alla compagna, ha una vistosa foglia di fico sulle pudenda.
COPERTURA A FOGLIE VARIE, A FIORI E A CAPELLI
Moltissime le foglie non di fico applicate alla coppia Adamo ed Eva: di melo, come quelle rappresentate nella celebre incisione del 1507 di Albrecht Durer e nella tela di Lucas Cranach del 1528, e di rami di cespuglio non meglio identificato (Vedi la coppia di Hans Baldung Grien, 1525, quella di Jan Bruegel il Vecchio, detto anche dei Velluti, e infine, quella del più famoso Rubens ( 1597 ).
Breve cenno al pube femmineo nascosto da fiori: “Il trionfo di Flora”, 1560, di anonimo maestro, con la Dea che ostenta uno… slip tutto floreale. Molto singolare e fuori canone anche la prima donna raffigurata da Hugo van der Goes ne “ Il peccato originale “ ( 1475 ) : Eva ha la passerina nascosta da un giglio color pervinca…Ma, non ci crederete, c’è anche un ometto mitologico che ha l’uccellino nascosto da fiori variopinti. E’ Amore illuminato dalla lanterna di Psiche nella tela dipinta da Jacopo Zucchi nel 1589, probabilmente su committenza del suo mecenate Ferdinando de’ Medici.
Il mascheramento della zona pubica per mezzo delle chiome è piuttosto raro. Non si può che ricordare comunque i più famosi, e cioè quelli visibili nel capolavori di Sandro Botticelli “ La nascita di Venere “ tela del 1486, e “ La Calunnia “, tavola del 1496 ca., in cui si vede, sulla sinistra, la nuda verità che si copre la farfallina con una mano semiaperta in cui passa una corda di biondi capelli.
COPERTURA A VELO, LENZUOLA E PANNEGGI
Qui il repertorio è davvero sterminato. I più seducenti tra i veli malandrini sono quelli che appaiono nel già menzionato“ Giudizio di Paride “ di Cranach il Vecchio, 1538, quelli di certe Veneri tizianesche (“V., Amore e liutista,1565, e “V.,Amore e organista, versione di Berlino, 1551, ed anche quelli, molto sexy, dipinti dal fiammingo B. Spranger (Le Veneri e le tre Grazie, seconda metà del ‘500), dove si intravede una coraggiosa quanto ardita ombreggiatura inguinale.
C’è anche una velatura accademica e pleonastica, che non copre un bel niente, ed è quella che addobba una chiappona della Grazia centrale nella tela “ Le tre Grazie “ del 1638 di Rubens, oggi esposta al Prado di Madrid.
Passiamo ora ai numerosi lembi di lenzuolo o stoffa che celano, quasi per caso, le “vergogne” di uomini e donne immortalati nelle opere d’arte.
Maschietti:
Inizio col proporvi il nascondimento più originale e fantasioso, quello concepito da Jacopo d’Antonio Benci, più noto come il Pollaiolo: Per il suo “ Ercole e L’Idra “, 1470 ca. ,custodito agli Uffizi, usa, a mo’ di sottile lembo di lenzuolo, la pelle di leone con cui si copre Ercole. Ed è proprio la zampa del re della foresta a coprire il punto critico…
Brandelli svolazzanti di stoffe, anche colorate, in panno, velluto o lino per il “Sansone vittorioso “ (1612 ) e l’Ippomene ( 1618 ), entrambe dipinte da Guido Reni, classico lenzuolo bianco per nascondere i lombi e l’attrezzo del dio della guerra nella tempera su tavola “ Venere e Marte “ di S. Botticelli ( 1480 ).
Tradizionali, di scuola, i panneggi adoperati dai Maestri per ricoprire le nudità del Cristo, dei ladroni, di Giovanni Battista, ecc.
Alcuni esempi: “ Il Compianto “, di Petrus Cristus, 1450, “, “ Cristo inchiodato alla croce “, di Gerard David, 1480 ca., “ Flagellazione “, di Michael Pacher, 1498, “ . Originale e raffinato, un vero pareo velato, quello dipinto sui fianchi del Salvatore da uno dei giganti del Rinascimento Italiano, Piero della Francesca ( “ Il battesimo di Cristo “, 1440 ).
A proposito di questo tema iconografico, evidenzio il bel quadro confezionato nel 1475 da Andrea del Verrocchio e dai suoi allievi ( tra i quali primeggiava Leonardo ). Qui, in classica impostazione scenica vitalizzata da un felice cromatismo, spicca la figura del Cristo che indossa un elegante panno corto a righine verticali nere, gialle e rosa salmone.
Brutti e contorti, come tutto ciò che dipingeva, gli indumenti del Cristo dipinti dall’ascetico e fanatico El Greco, il pittore controriformista spagnolo che nel 1571 propose a Papa Pio V di distruggere gli affreschi “ peccaminosi “ della Cappella Sistina. Decisamente comici i lini che coprono i Cristi in croce di Lucas Cranach ( 1503 ), di Mathis Grunewald ( 1515 ca. ) e di Hans Burgkmair( 1519 ).Il primo ostenta un lungo lenzuolo rosa annodato sul davanti con un enorme fiocco da uovo di Pasqua, il secondo mostra una specie di asciugamani annodato in modo eccessivo, il terzo crea una sorte di candido pannolone fornito ai lati di due grandi ali svolazzanti.
La “Crocifissione” del fiammingo Jan van Eyck, del 1430, esposta al Metropolitan M. di N.York presenta un’originalità singolare. Il Cristo e i due ladroni indossano tutti un intimo diverso. Il Cristo uno slippino minuscolo ( uno dei pochi fatti indossare da un artista al Redentore ), un ladrone sfoggia uno short sul beige, e l’altro un paio di bianchi mutandoni al ginocchio, molto simili a quelli apposti a secco, per decreto del Consiglio di Trento del 21/01/1564, a firma di Papa Pio IV , ai nudi sacrileghi ( sic!) affrescati nella Cappella Sistina. L’operazione di oscuramento fu commissionata a Daniele Ricciarelli da Volterra detto anche il braghettone, proprio per aver infilato le braghe ai nudi michelangioleschi.
In molte crocifissioni, peraltro, gli artisti hanno raffigurato quasi sempre il Cristo in pareo bianco drappeggiato, mentre i ladroni molte volte sono ritratti in mutande. Credo che sia una simbologia voluta, per dare dignità a Cristo e per toglierla ai reietti ( vedi predella del polittico di S. Zeno del Mantegna, 1459, o il Cristo coperto da stoffa drappeggiata con i due ladroni in braghette nella “ Crocifissione “ del 1475 di A. da Messina ).
Vari e moderni gli short che il Luca Signorelli fa indossare ai Beati del “ Giudizio finale “ ( primi del’ 500 ) che potete ammirare andando a visitare il Duomo di Orvieto: stoffe classicamente bianche ma anche a coste policrome, sul verde e sul rosso-oro. Questi costumi mi ricordano un po’ quelli dei bagnanti di Frederic Bazille ( “ Scena d’estate “, 1869 ). Non mancano infine anche esempi di slip succinti modernissimi, quasi dei perizoma, e sono quelli che Masaccio mette indosso ai due neofiti dell’omonimo battesimo, affresco della Cappella Brancacci di Firenze, 1425.
IL CASO SAN SEBASTIANO
Il martirio di San Sebastiano è un soggetto molto sentito e omaggiato dai pittori cristiani di ogni paese. Il motivo è abbastanza semplice: il Santo era venerato come protettore contro la peste. Inoltre il suo giovane corpo nudo rimandava al modello classico di bellezza e si prestava quindi ad essere raffigurato in forme plastiche. Anche questa nudità, involontariamente ( ?? ) sensuale, ha contribuito a fare del povero Santo, un’icona gay …
Passiamo ora in rassegna i quadri più importanti che ritraggono il martirio del Santo.
1) Il più famoso è forse dipinto di Antonello da Messina, del 1475, che lo ritrae adolescente in uno short con laccetto e trafitto solo da cinque frecce, per non sciupare il bel corpo. E’ legato ad un tronco di albero, con sullo sfondo un panorama urbano.
2) La tela di Filippino Lippi, figlio d’arte di Filippo, frate carmelitano ma non per questo senza eredi diretti, visto che lo procreò con la collaborazione della monaca Lucrezia Buti ) del 1503, è l’unica a presentarci un S. Sebastiano con un braccio libero, alzato sopra la testa e con un telo color blu cobalto.
3) Andrea Mantegna dipinse almeno due martiri. Quello del 1475, commissionato dal podestà di Padova Jacopo Marcello ed ora a Dresda, vede un riccioluto martire con telo bianco annodato, legato ad una colonna di marmo rossa sormontata da un ricco capitello corinzio. Il corpo è trafitto da tredici frecce ed una lo trapassa dal collo alla fronte, molto crudamente. Il secondo è una tempera su tela dell’età più matura dell’artista ( 1481 ) oggi conservata al Louvre. Il Santo, sempre riccioluto, ha un patito volto più maturo ed è legato ad una grande colonna di marmo scannellato munito di capitello corinzio. E’ ricoperto da un gonnellone bianco molto mosso e drappeggiato. Curiosamente, tre delle nove frecce scagliategli contro dai suoi aguzzini …non sono andate a segno!
4 ) Un po’ strambo il martirio concepito da Rubens nel 1604: Il Santo, dal nudo corpo plastico e robusto coperto da un lembo di lenzuolo, è in piedi ma alle sue spalle non c’è nessuna colonna o palo. Le frecce che lo infilzano sono soltanto tre, sempre per non deturpare quella classica bellezza di forme.
Termino con due segnalazioni: la prima si riferisce ad un Sebastiano migliore attore non protagonista, situato con Giobbe ai piedi di una Vergine in trono nella magnifica “ Pala di San Giobbe “ dipinta da Giovanni Bellini nel 1487. San Sebastiano, a latere sulla destra, ha l’ inusitata caratteristica di essere trafitto da una sola freccia, all’addome. La seconda riguarda un S. Sebastiano dai lunghi capelli, efebico e molto sex symbol, che indossa uno slip a coste larghe color rosso sangue di bue. Il suo bel corpo addirittura non è violato da alcuna freccia, si vedono solo piccole macchie di sangue che gli colano sui piedi. E’ comprimario, assieme alla Vergine e a Giovanni Battista, nell’opera, la “ Pala Casio “, del 1500, oggi al Louvre, eseguita da un pittore tanto bravo quanto dimenticato: Giovanni Antonio Boltraffio molto attivo a Milano alla fine del sec. XV.
Femminucce:
Le donne, come vedremo, sono spesso mortificate nella loro pura ignudità da lembi di lenzuolo, panno o velluto che, in modo assai incongruo e improbabile, nascondono, come per caso, proprio quel punto lì.
Nelle statue però questo non succede. La matrona scolpita nel gruppo “Coniugi romani”, 180 d.C. ca., ha le parti sensibili celate da un elegante stoffa a pieghe, quasi una maxigonna, che la rende molto seducente. E così “L’Afrodite di Melos”, del II sec. a.C.
In pittura abbondano invece gli svolazzi di stoffe colorate, come nella Galatea dell’omonimo trionfo dipinto da Raffaello per Agostino Chigi,1510, ( rosso carminio )nella protagonista di “ Venere e Marte “ del Veronese, 1570,( marrone scuro ) nell’ “ Arianna e Bacco “ del Tintoretto, 1576, ( verde bottiglia ), nelle due giovani donne in primo piano nella “ Caduta di Fetonte “ di Joseph Heinz il Vecchio, 1596, ( rosso amaranto ), nella “ Venere che consola Amore “ di Francois Boucher, 1751. ( seta rosa chiaro ). C’è anche una bella dama, la Helen Fourment, ritratta da Rubens nel 1638, che copre le sue grazie con una calda pelliccia ( di visone? ).
Stoffe e lenzuoli bianchi a iosa, sia belli grandi, come nella Danae di Correggio ( 1532 ) e nella Venere di “ Venere e Amore “ di Marte van Heemskerck ( 1545 ), sia striminziti e talvolta micro, come gli odierni mini assorbenti o salva slip. Alla prima categoria appartengono i maxi lini censuranti indossati da alcune Veneri tizianesche, dalla S. Barbara immortalata da Lorenzo Lotto ( 1524 ), dalla giunonica “ Susanna “ di Rubens ( 1607 ).
Alla seconda categoria, quella mini, appartengono il succinto panno bianco che copre il bel corpo nudo di S. Caterina nella “Flagellazione di S. Caterina “ del Tintoretto ( 1585 ), le mezze velature presenti in opere come le Veneri “ con organista “ ( 1551 ) e “ con liutaio “ ( 1560 ) di Tiziano, la Psiche di “ Amore e Psiche “ ( 1615 )e “ La scoperta dell’infante Erittonio “, entrambe di Rubens.
Ed è anche un provvidenziale lembo intrecciato quello che nasconde in parte la chitarrina della Venere di Jacopo Tintoretto nel dipinto “ Venere, Vulcano e Marte “, 1550. E’ il quadro che contrassegna il mio saggio ( vedi foto accanto al titolo ) ed è come se si intitolasse appunto “ La’ sotto “, visto che il dio Efeso ( Vulcano ), il primo coque magnifique della mitologia, sta indagando per vedere se sotto il lenzuolino, ci sia qualche traccia del rapporto che la moglie fedifraga ha avuto col suo ganzo Ermes ( Marte ), dio della guerra ma esperto in tutti i tipi di battaglie, anche quelle da talamo…
Per terminare l’argomento, riporto due rari esempi di donne in … slippino: La Prudenza del gruppo marmoreo “ Fortezza e Prudenza “ di Giovanni Pisano ( Duomo di Pisa, 1310 ca. ) e una delle “ Tre Grazie “di Raffaello, del 1505.
IL CASO BALTHASAR KLOSSOWSKI ALIAS BALTHUS
Il signor conte pittore francese, di chiara origine polacca, ha goduto di una lunga vita, ben centotré anni. Di questi almeno ottanta attraversati dalle feroci polemiche sulla sua scandalosa propensione alla porno pedofilia. Come Lorenzo Lotto, Balthus amava i gatti, spesso presenti nelle sue tele, ma amava ancor di più le acerbe adolescenti enigmatiche, ambigue, sognanti, che ritraeva nelle pose più lascive e scandalose.
Per tutta la vita ha sempre prediletto soggetti di carattere erotico sempre relativi a giovani fanciulle in fiore. Molti hanno visto in lui evidenti segni di perversione, mentre qualcuno, forse più liberale, valuta la sua raffinata pittura di tipo classico, quasi rinascimentale, per i dati oggettivi di bellezza rarefatta e atemporale. Solo un tributo alla voluttà adolescenziale, alla sua innocente carica sexy che solo in seguito sfocia in piena e consapevole femminilità seducente ed erotica.
Resta il fatto che l’artista tanto amato da Gide, Matisse, Breton ,Picasso, sia stato un maniacale presentatore di biancheria intima per bambine, e la foto qui accanto dimostra la sua predilezione per le classiche mutandine di cotone bianco.
CONCLUSIONI
Il mio viaggio nella storia dell’Arte alla ricerca di curiosità e di dettagli poco conosciuti nell’ambito del nudo integrale e dell’intimo con cui gli artisti hanno voluto corredare le proprie creature, termina qui. Naturalmente non è certo esaustivo dell’argomento, ma rappresenta solo un input all’avvio di una ricerca personale che ogni lettore, se crede, può avviare da solo, in perfetta autonomia e libertà, in virtù di quel privilegio che sempre hanno gli amatori che si “dilettano” in questi piaceri senza obbligo alcuno, affrancati da ogni tipo di condizionamento o di preoccupazione professionale. Per quanto mi riguarda, spero solo di essere riuscito a suscitare un po’ di interesse sull’argomento che ho cercato di trattare nel modo più leggero possibile. Il resto ora, tocca a voi…
Gabriele D’Amelj Melodia
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