L’apologo del “paradosso dell’asino” attribuito al filosofo Giovanni Buridano narra di un asino affamato e assetato che, non sapendosi decidere quali scegliere tra due mucchi di grano e due ciotole d’acqua poste ai suoi lati, morì di fame e di sete.
Il documento sulla situazione ambientale approvato dalla maggioranza del Consiglio Comunale di Brindisi ricorda quell’apologo nel suo contrario, anche se con lo stesso epilogo paradossale.
L’asino di Buridano morì per l’incapacità di scegliere; l’impolitico Documento sull’ambiente, per la sua trasudante voglia di voler “scegliere” inseguendo ogni cosa, perviene alla stesso risultato paradossale di risultare alla fine “indecidente”, tanto da arrendersi al mandato sindacale di un “approfondimento” sulle criticità in campo.
Al di là della solare differenza sul merito dei problemi, che si evidenzia già da sé, tra il Documento approvato dalla maggioranza del Consiglio Comunale e il Documento licenziato dalla Direzione provinciale del PD, ciò che colpisce è l’approccio metodologico e politico regressivo, che una ricchissima elaborazione ambientale maturata anche nel partito e nel centro-sinistra nel corso degli anni non è riuscito evidentemente a emancipare.
Ma questo è tema squisitamente politico, già oggetto di un serissimo, ineludibile confronto interno, destinato a durare fino a quando non si porrà termine alla perdurante ambiguità di posizioni obiettivamente funzionali a quella conservazione dell’esistente che ci ha condotti ai disastri occupazionali, di prospettive di sviluppo, sociali e morali odierni.
Ora credo sia urgente indicare alcuni “approfondimenti” delegati al Sindaco, seguendo, pur non condiviso, il metodo “frazionato” e “scomposto” esibito nel Documento.
A) Edipower: hanno ragione tutti quelli che affermano essere serio, reale, concreto, attuale il pericolo, il rischio che quell’obsoleta centrale possa bruciare, assieme al carbone, il cosiddetto Combustibile Solido Secondario, derivato dai rifiuti.
Ciò perché dal 14 febbraio del 2013, questo prodotto evoluto del Combustibile da Rifiuti, emancipatosi da rifiuto a combustibile, è stato sottratto alle competenze regionali e comunali ed è transitato nella esclusiva competenza statale.
Unico ed esclusivo luogo decisionale sull’utilizzo o no del CSS è ora per ciò in capo allo Stato, presso il cui Ministero dell’Ambiente il 4 ottobre del 2013 è stata presentata dalla Società istanza di modifica della centrale, funzionale alla co-combustione del CSS con il carbone, nella procedura di Valutazione di Impatto Ambientale.
Ne consegue che, unico ed esclusivo modo per opporsi al progetto è quello di presentare, nei termini previsti dalla procedura, Osservazioni contrarie.
Ad oggi, le uniche Osservazioni pervenute dal Pubblico sono :1) la Provincia di Brindisi il 15/01/2014; 2) Legambiente il 21/01/2014; 3) l’Associazione Salute Pubblica il 13/03/2014. Nessun altro.
Perché, se il Comune di Brindisi è contrario al progetto, non si è opposto e non si oppone formalmente nell’unico ed esclusivo luogo nel quale si decide?
Ricordo solo che storicamente, da sempre, il PD è stato per la chiusura di una centrale che non si è mai voluta convertire al ciclo combinato. Tertium non datur.
B) Molo carbonifero: altrettanto storicamente, da sempre, il PD e il centro-sinistra hanno individuato un pontile dedicato esclusivamente alla movimentazione del carbone, delle ceneri e dei gessi, in quello logisticamente individuato nel Porto esterno, così come previsto dal Piano Operativo Triennale del 2003/2005.
Perché nel Documento odierno si afferma che “Va avviata una istruttoria volta alla definizione, di concerto con l’Autorità Portuale, del progetto del molo dedicato per la movimentazione del combustibile, in coerenza con il PUG e da inserire nelle opere del prossimo piano triennale dell’Autorità Portuale e dell’ASI”?
Quanti sanno che oggi, per via di deliberazioni combinate in un passato non lontano, tra Autorità Portuale, Regione e Stato, la competenza territoriale della stessa Autorità Portuale oltrepassa il Porto esterno ed è stata estesa fino a Cerano, in aderenza alla tentazione di trasformarlo in un vero e proprio porto industriale, soprattutto per lo scalo e la movimentazione di tutti i prodotti energetici, ovviamente con noncurante rovina definitiva di tutta la costa a sud di Brindisi e a nord di Lecce?!
C) Enel: perché per la centrale più clima alterante d’Italia si evita accuratamente di chiedere quella significativa e compatibile riduzione del carbone coerente e in linea con la Convenzione del ’96, storicamente sempre richiesta dal PD e dal centro-sinistra, tanto che perfino Ferrarese, da Presidente della Provincia, come suoi illustri predecessori, hanno chiesto la metanizzazione di una centrale policombustibile perché doveva ospitare anche il gas, indipendentemente da qualunque TAP futuribile, posto che in questo territorio i gravami ambientali vanno diminuiti, non aggiunti?
D) TAP e eolico offshore: nel Documento (stranamente?) si tace su due progetti concreti le cui istruttorie ministeriali sono in corso; l’eolico in mare riguarda già ora noi, il mega tubo del gas ci potrebbe improvvisamente e traumaticamente riguardare nel prossimo futuro, per quelle reti carsiche e invisibili di interessi che possono tornare a privilegiare il nostro territorio.
Sulla foresta rotante che si vorrebbe costruire di fronte alle nostre coste si stia ugualmente tranquilli. Alla istanza presentata il 28 giugno del 2013 presso il Ministero dell’Ambiente dalla società TG Energie Rinnovabili s.r.l., nella procedura di Valutazione di Impatto Ambientale integrata con la Valutazione di incidenza, sono state già prodotte tempestivamente le Osservazioni formali congiunte di contrarietà dell’on.Elisa Mariano e del Sig. Ernesto Musio, nonché le Opposizioni della benemerita Provincia di Brindisi e del Comune di San Pietro Vernotico. Ad oggi la procedura è in istruttoria tecnica CTVIA.
Anche se oggi il progetto TAP non è formalmente opponibile, in quanto l’istanza presentata dalla società riguarda esclusivamente le marine di Melendugno (soccorse dalle Osservazioni rocambolesche della Regione Puglia! – a quando i santi in paradiso pure per Brindisi?!), il feroce lavorio per dirottare quel tubo a Cerano o al di più alla spiaggia di Lendinuso dovrebbe provocare una preventiva e limpida presa di posizione di contrarietà da parte di tutti i soggetti politici e istituzionali del territorio, per gli stessi motivi per i quali il progetto (con le sue diverse varianti immaginate) saltò perché impossibile a realizzarsi per l’impatto ambientale e la pericolosità rilevate. Ovviamente, qualora la localizzazione dell’approdo dovesse reindirizzarsi da queste parti, con un nuovo progetto da sottoporre a nuova VIA, sarà cura della Regione di attivare quella consultazione popolare tenuta a tutela di Melendugno.
Non è però e perciò tollerabile e passabile in cavalleria che un intero partito, a cominciare dalla sua Direzione Provinciale, possa essere bacchettata e messa alla berlina da un Sindaco sottrattosi, in quanto invitato ma assente, alla discussione democratica dell’assise che ha licenziato il Documento incriminato, dopo un ampio, libero e appassionato dibattito, a cominciare dai suoi massimi rappresentanti istituzionali, il sen. Salvatore Tomaselli e l’on. Elisa Mariano, che hanno condiviso totalmente contenuti e finalità dello stesso. Né crediamo che un Segretario Provinciale debba chiedere preventivamente il permesso ad alcuno per ribadire quanto definito e deciso da un partito.
In una bella serata d’agosto del 2007, il Comitato 8giugno, che coordinavo, invitò il giornalista Mimmo Consales a moderare un dibattito su tutte queste problematiche ambientali. Suggerisco a Mimmo Consales di tornare su quel piazzale panoramico di Campo di Mare per meditare, dinnanzi alla immutata bellezza dello sfondo del mare di quella sera, su quel che lo separa tra ciò che diceva da giornalista ieri e ciò che dice da Sindaco oggi. Senza alibi reciproci di trame e manovratori nell’ombra.
Ernesto Musio, della Direzione provinciale del PD
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