Perché, nonostante il peccato originale con il quale è pervenuto alla guida del Paese e le critiche alle nomine di diversi sottosegretari, Renzi continua a essere in testa in tutti i sondaggi e il PD risulta essere stabilmente il primo partito, addirittura con una rapida risalita di dieci punti rispetto a un anno fa e con oltre dieci punti di differenza su Forza Italia, secondo i recenti rilevamenti dell’Atlante Politico di Demos?
Perché, cioè, la sua ascesa riscuote, nonostante tutto e tanti, grande empatia tra gli italiani?
E’ indubbio che Matteo Renzi stia dimostrando una straordinaria abilità tattica per come si è finora saputo muovere tra la Scilla berlusconiana (che ha ceduto sull’Italicum) e la sospettosa Cariddi alfaniana, finalizzata alla riforma della legge elettorale e alle riforme costituzionali e istituzionali.
Credo che il popolo percepisca nelle sue flessibilità di condotta il perseguimento degli obiettivi strategici prefissi e promessi, secondo la tattica di non curarsi del colore del gatto pur di acchiappare il topo!
E’ il peccato che i cittadini concedono a chi è ritenuto comunque un “corpo estraneo” a un sistema politico dominato dalla hobbesiana logica dell’homo omini lupus, nella stessa misura con la quale continua a essere percepito come corpo estraneo dallo stesso partito di cui è pure segretario.
Matteo Renzi credo stia entrando nel cuore di gran parte degli italiani.
Gli è che con l’avvento del giovane Matteo alla guida del Paese, d’improvviso il paesaggio politico è totalmente cambiato. E’ come se si fosse entrati in un’altra era della politica, che possiamo tranquillamente chiamare “era renziana”, la cui durata dipenderà esclusivamente da quanto l’“intenzionalità” di processo del cambiamento atteso e promesso si trasformerà nella sua “fattualità”, con quella velocità che è in sintonia con lo stato d’animo del Paese, con l’ansia diffusa del fare presto, perché davvero non c’è più tempo!
Così come c’è pure da credere che la sua ”smisurata ambizione ”, da sempre onestamente dichiarata, lo porterà a osare di farle oltrepassare i confini nazionali, la cui versione europea si farà sicuramente via via sempre più ammirare per la sua contagiosa temerarietà. Verrebbe da dire “stai tranquilla Angela!”.
La verità è che quello che è stato battezzato come “il peccato originale” di Renzi, ci ha fatto passare dalle timidezze della politica della stabilità dei conti, prossima all’immobilità, assunta come valore di governo, al cambiamento radicale e veloce, come motore della crescita e come valore dello sviluppo.
Vale la pena ricordare che il peccato originale è quell’evento descritto nella Genesi che ha visto l’uomo scacciato dai giardini felici ed eterni dell’Eden, e lo ha reso mortale, per aver osato nutrirsi all’albero della conoscenza del bene e del male, cedendo alla tentazione del serpente che, nella religiosità dei cananei, era il simbolo della fertilità, di Baal, il dio supremo della nascita e della vita.
Insomma, si può simbolicamente assumere il peccato originale di Adamo (che in ebraico significa terra) ed Eva (che significa vita), come l’inizio della storia umana, senza il quale essa non ci sarebbe mai stata.
E però, il peccato originale del presunto “fratricidio”, dal quale originerebbe quella che può considerarsi una nuova era politica, credo costituisca in realtà il comodo paravento di una falsa coscienza collettiva, dietro il quale si nasconde un intero establishment politico –a cominciare dagli “alleati” di Letta- ed economico-sociale, nonchè un intero partito, il PD, con la quasi totalità della sua Direzione.
E’ tutto questo mondo credo che abbia deciso, con il celere lasciapassare del Presidente della Repubblica, il cambio della guida di Governo, consegnandola a quel ragazzo partito da Firenze alla conquista dell’Italia, il quale, per la verità, non s’è fatto pregare più di tanto nel cogliere al volo l’occasione, anche diversamente da quel film un po’ più lungo che s’era sinceramente fatto, che quale si prevedeva il varo di una nuova legge elettorale e la consacrazione della sua leadership con il voto popolare.
A me il vero peccato originale sembra piuttosto quello opposto.
La fulminea ascesa alla guida del Paese di Renzi non ci permette di sapere se saremmo mai entrati nell’ era politica odierna; se essa cioè non si stesse facendo abortire nella “palude”, cioè nella sapiente vietnamizzazione che si andava profilando lungo il percorso delle riforme elettorali, costituzionali e istituzionali ad opera di gruppi parlamentari e forse anche da postazioni di governo. Nè sapremo se l’era renziana non stesse già morendo nelle numerose decisioni di un Governo (le dobbiamo enumerare, dal pasticciaccio brutto dell’IMU alla tragicomica del decreto milleproroghe?…, i cui lasciti e cascami ce li stiamo sorbendo ancor oggi!), che stavano trascinando i contraenti di quella ristretta alleanza, in primo luogo il PD, verso una probabilissima, quasi certa, successione di débâcle politiche ed elettorali!, il cui spettro ha fatto reclamare il soccorso auguralmente salvifico del giovane e ambiziosissimo Matteo!….Ma tant’è! Questa è ormai preistoria, sopravanzata e soverchiata com’è dal tema politico, economico-sociale, istituzionale e costituzionale, nonché culturale, da sviluppare e con il quale noi tutti dobbiamo per un lungo futuro cimentarci: quale cambiamento? O, per dirla alla Renzi, quale “verso” dovrà assumere il cambiamento?
I tre mesi che ci separano dalle elezioni europee credo saranno decisivi per scrivere il “verso” utile non solo ad arginare il furore destruens antieuropeista dilagante, ma a convogliarlo nel percorso costruens di un’Europa “sociale”, come immaginata nel suo “visionario” commento alla recente riedizione del libro di Norberto Bobbio “Destra e sinistra” dal giovane Matteo, il quale definisce idealmente quest’ultima nel “contatto con gli ultimi”. E’ un caso che con lui il PD è finalmente approdato nella grande famiglia democratica del Partito Socialista Europeo?.
Credo che la partita e la storia future, improvvisamente, non siano più scontate, da ogni punto di vista, perfino elettorale, come poteva sembrare certo fino a qualche settimana fa, in quanto comincia ad aggirarsi una nuova speranza, sotto forma di una domanda nuova, inedita per le rendite dei professionisti della catastrofe inevitabile: perché non augurarsi che il bello e il meglio non possano ancora venire?
Ernesto Musio
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