Nel primo mattino di oggi 31 gennaio 2014, il Nucleo investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Brindisi ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Brindisi, su richiesta della locale Procura della Repubblica, a carico di Nicola Chirico, 45 anni, di San Michele Salentino, per i reati di concorso (con altre persone al momento non identificate) nell’omicidio pluriaggravato di Cosimo Semeraro, perpetrato il 9 novembre 2007, nonché di porto e detenzione delle armi utilizzate per commettere l’omicidio.
Chirico era già detenuto in esecuzione di altra misura cautelare emessa per il reato di concorso in rapina pluriaggravata, commessa con modalità efferate in Brindisi il 29 aprile 2012.
Semeraro fu prima picchiato selvaggiamente alla testa con una mazza, poi fu ammazzato con due colpi di fucile a pallettoni ed il suo corpo abbandonato nelle campagne di contrada “Foggia nuova”in agro Ostuni (Brindisi) sulla strada provinciale che collega Ceglie Messapica a Cisternino.
Il cadavere fu trovato in mattinata da una donna che allertò i Carabinieri di Ostuni, che giunsero sul posto assieme ai colleghi della Compagnia di Fasano. Il corpo fu lasciato nelle immediate adiacenze della sua autovettura completamente bruciata.
Solo dopo qualche ora i militari dell’arma appurarono l’identità di Semeraro, il cui viso è stato sfigurato dalla notevole quantità di percosse subite.
Il movente dell’omicidio fu individuato in un regolamento di conti nell’ambito della malavita locale. Anche perché il giorno successivo all’omicidio, i carabinieri, nel corso della perquisizione in un garage in uso alla vittima, rinvenirono due pani di cocaina dal peso complessivo di kg 2110, accuratamente occultati.
Le indagini per individuare i responsabili dell’omicidio, sotto il coordinamento del sostituto procuratore Giuseppe De Nozza, non sono state affatto semplici ma alla fine hanno avuto successo.
Ai fini dell’individuazione del killer si sono rivelete vincenti le rilevazioni meticolose operate dai Carabinieri sul luogo del delitto. Tra le tracce del reato, infatti, furono rivenuti alcuni reperti che, sottoposti ad esame scientifico da parte del R.I.S. dei Carabinieri di Roma, consentirono di estrarre il profilo genetico di uno dei componenti del commando omicida.
All’epoca, però, non fu possibile identificare Chirico perché non corrispondente ad alcun profilo genetico già acquisito alla banca dati del dna in possesso dell’arma.
A distanza di alcuni anni però, in occasione della rapina in abitazione per cui il Chirico è attualmente detenuto, i carabinieri di Brindisi nel corso di un minuzioso sopralluogo rilevarono altri reperti, che consentirono al R.I.S. dei carabinieri di Roma di estrarre il profilo genetico di uno dei responsabili della rapina. La successiva comparazione del profilo genetico così acquisito con quello estratto dal materiale repertato in occasione dell’omicidio del Semeraro, ha rivelato che si trattava dello stesso responsabile e cosi, dopo sei anni, è stato possibile dare un volto e un nome a uno dei responsabili dell’omicidio di Semeraro.
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