Lavoratori e lavoratrici,
in data 16 gennaio la società, previa convocazione urgente della RSU Versalis Brindisi, ha comunicato la decisione unilaterale di fermare, a partire dal 23 gennaio p.v., l’impianto di produzione denominato P30B, avviarne la fase di bonifica e concluderne, inderogabilmente, la completa vita produttiva entro la prima metà di febbraio.
Il complesso piano di trasformazione aziendale, dunque, sembra procedere incurante delle incertezze emerse dall’ultimo incontro avvenuto al MIMIT.
Il tavolo tecnico è sempre aperto, i dubbi permangono, la discussione non risolve, ancora, diversi importanti interrogativi ma, nonostante tutto questo, qualcosa la si continua a chiudere e, senza particolari sforzi di immaginazione, si continuerà a fare altrettanto senza lo scorcio concreto di un minimo insediamento nuovo.
Esprimiamo, oggi più di ieri, viva preoccupazione per come sta evolvendo la situazione nel petrolchimico di Brindisi.
Come RSU non condividiamo nel merito l’annunciata chiusura e non capiamo le ragioni della sparizione, come da programmi iniziali, del riciclo meccanico della plastica da implementare all’attuale Pe1/2.
Eni conferma le sue reali intenzioni: precisa volontà di perseguire il suo disimpegno dalla chimica di base, sostenendo di voler svoltare verso un nuovo e inesplorato business.
Per fare questo, l’azienda italiana per eccellenza a cui tutti noi ci fregiamo orgogliosi di appartenere, nella futura joint venture deve avere una posizione di maggioranza, non è possibile, infatti, accettare la nascita di una partecipazione condivisa al 50% e addirittura paventare l’apertura ad un terzo partner finanziario o industriale.
Siamo delusi dal metodo utilizzato per governare un evento così importante, con tempistiche anomale e senza un preciso programma di gestione delle risorse, sospese in un limbo di indefinitezza.
Lo scostamento tra la irresolutezza del tavolo tecnico centrale e la pragmaticità di quanto avviene sul territorio è ormai evidente e lo sconcerto che in queste ore ci state rappresentando, non merita di perire nel silenzio, finora talvolta strategicamente adoperato.
I molti auspici, gli innumerevoli scritti e le svariate richieste di incontro, hanno prodotto, ad oggi, solo la proclamazione di un inefficace stato di agitazione e, a Roma, un timido interessamento del Governo, che comunque non è bastato a dissuadere la società dal fermo impianto appena dichiarato, e – non vorremmo mai – un definitivo scoramento tra le maestranze, comprensibilmente spaesate dalla realtà in essere e da quella a venire.
Questi rappresentanti sindacali unitari vogliono mantenere fedeltà al mandato di chiarezza e trasparenza affidatogli.
Per quanto in loro potere, dunque, continueranno ad opporsi a questa metodologia poco partecipativa, sollecitando sempre un confronto costruttivo ma trasparente.
FIALC CISAL
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