May 5, 2025

Le liste di attesa per le prestazioni del servizio sanitario pubblico sono un problema di enorme gravità che mette in rilievo le inerzie, le disattenzioni e i ritardi con i quali si è finora guardato ad un andazzo intollerabile che espone a rischi e danni talora irreparabili quei cittadini abbisognevoli di accertamenti e di cure il cui diritto alla salute viene dalla nostra Costituzione definitivo “fondamentale” per affermarne il carattere primario ed essenziale con la disposizione dell’art. 32 considerata una norma non solo programmatica ma anche immediatamente precettiva.

 

Esprimiamo perciò il nostro sostegno alla proposta di legge del presidente della Commissione regionale Bilancio Fabiano Amati, primo firmatario di un disegno normativo rivolto a favorire la riduzione dei tempi di attesa delle relative liste attraverso un articolato sistema che preveda l’incremento delle prestazioni del servizio pubblico attraverso, se necessario, il contenimento di quelle libero-professionali con la temporanea sospensione di queste ultime nel caso di ritardo superiore a 5 giorni delle prestazioni istituzionali rispetto a quelle libero-professionali. Sospensione destinata a cessare nel momento dell’allineamento temporale delle due forme di servizio.

 

Una scelta questa che viene giustamente condivisa dalla maggioranza dei rappresentanti delle Asl ma che appare contrastata da una parte dei medici, singoli e associati, che la interpretano come “offensiva e lesiva della loro dignità professionale”. Quando invece si manifesta chiaramente mossa dall’intento di contenere in qualche misura e in via temporanea il lavoro svolto dai medici nella medesima struttura qualora, per la mole complessiva di tali attività, dimostrano di non riuscire a far fronte alle esigenze delle due diverse tipologie di servizio con identico rendimento determinando così ritardi, non occasionali o marginali ma consistenti, del servizio pubblico rispetto a quello libero-professionale.

 

Può apparire allora, al di là delle intenzioni, forviante l’argomento di chi sostiene che il problema delle liste di attesa possa essere risolto assumendo personale perché la questione delle insufficienti risorse finanziarie certamente esiste e va affrontata ma essa riguarda nel loro complesso le politiche sanitarie a livello nazionale e regionale mentre non ha rilievo quando, come nel caso in questione, sono a confronto i tempi di due prestazioni (quelle del servizio pubblico e quelle libero-professionali) in una situazione contrassegnata dalla parità nei due ambiti di personale e di dotazioni strumentali disponibili.

 

Non convincente sembra poi la proposta emendativa secondo la quale in caso di mancato rispetto dei tempi di attesa si dovrebbe concedere che l’assistito possa usufruire della prestazione resa nell’ambito della attività libero professionali intramuraria ponendo a carico del sistema sanitario la differenza tra la somma versata a titolo di partecipazione al costo della prestazione e l’effettivo costo della prestazione medesima. Tale differenza verrebbe in realtà praticamente posta a carico dei cittadini contribuenti che sovvenzionano il cosiddetto sistema.

 

A nostro avviso è invece il Sistema Sanitario che in questo caso deve trovare al suo interno i modi e gli strumenti per razionalizzare e migliorare il servizio pubblico chiamato a fare esercizio di responsabilità per tutelare quel diritto “fondamentale” alla salute dianzi menzionato. Sarebbe il caso di studiare, nell’ambito degli strumenti contrattuali disponibili, forme di incentivazione per quei medici, e non sono pochi, che non svolgendo libera professione o svolgendone poca, siano disponibili ad incrementare le prestazioni ambulatoriali istituzionali .

 

Ed al riguardo giova ricordare – ciò che forse sfugge ad alcuni – che il disegno di legge del Consigliere Regionale Fabiano Amati è in linea con quanto già previsto dalla L. 120/2007 che, puntualizzando nelle disposizioni, prescrive, tra l’altro, che occorre attuare un “monitoraggio aziendale dei tempi di attesa delle prestazioni erogate nell’ambito dell’attività istituzionale, al fine di assicurare il rispetto dei tempi medi”, che è necessario garantire “l’attivazione di meccanismi di riduzione dei medesimi tempi medi”, così come vanno prevenute “le situazioni che determinano l’insorgenza di un conflitto di interessi o di forme di concorrenza sleale” e si deve provvedere al “progressivo allineamento dei tempi di erogazione delle prestazioni nell’ambito dell’attività istituzionale ai tempi medi di quelle rese in regime di libera professione intramuraria al fine di assicurare che il ricorso a quest’ultima sia conseguenza di libera scelta del cittadino e non di carenza nell’organizzazione dei servizi”.

 

Per quanto ci riguarda, siamo convinti che nessuno più dei medici che quotidianamente sono a contatto con chi ha bisogno di assistenza e di cure, avverte la gravità dello scandalo costituito dalla lunghezza delle liste di attesa e perciò confidiamo che i medici e le loro associazioni vogliano cogliere l’occasione offerta dalla proposta di legge regionale in questione per dare il loro decisivo contributo al superamento del grave problema sia sostenendo la proposta medesima con modifiche appropriate che non ne alterino la fondamentale finalità e sia anche, in qualche caso, con gesti di sensibilità e di generosità suggeriti dallo spirito del giuramento di Ippocrate.

 

 

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