I Bronzi di Punta del Serrone sono tornati a casa.
Intorno alle 11.00 di oggi, i preziosi reperti sono stati ricollocati nel Museo Archeologico Ribezzo di Brindisi, dopo essere stati temporaneamente trasferiti a Lecce a scopo precauzionale poche ore prima delle operazioni di disinnesco dell’ordigno bellico rinvenuto nella zona del MaxiCinema Andromeda.
Si pone fine, pertanto, alle polemiche che avevano seguito il trasferimento ordinato dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Brindisi, Lecce e Taranto. Molti avevano giudicato ingiustificato il trasferimento e criticato il ritardo delle operazioni di rientro.
Per l’occasione, il MaPri ha previsto una apertura straordinaria per sabato 11 gennaio.
Il museo resterà aperto dalle 10:00 alle ore 13:00 e dalle 17:00 alle 20:00 e le visite saranno arricchite dalla proiezione della suggestiva Swipe Story “Rottami preziosi. Una ballata dal mare profondo” e delle ricostruzioni virtuali 3D di alcune statue bronzee nella loro presunta interezza.
Le statue costituivano il carico di una nave proveniente dal Mediterraneo orientale e affondata in età tardo antica, probabilmente nel IV o V sec. d.C., a Punta del Serrone, poco a nord di Brindisi. Tra le più pregevoli per valore storico-artistico e scientifico, vanno annoverati sicuramente il busto del console di Roma Lucio Emilio Paolo (comunemente conosciuto come “principe ellenistico”, che nel 168 d.C. a Pidna aveva sconfitto Perseo, l’ultimo re di Macedonia), i ritratti dell’imperatore Tiberio (successore di Augusto, nel 14-37 d.C.), del filosofo Antistene (discepolo di Socrate, nel V-IV sec. a.C.), della bambina riconosciuta come Athenais e del giovane Polydeukion, rispettivamente la figlia e l’allievo prediletto di Erode Attico, ricchissimo sofista e mecenate vissuto nel II secolo d.C. ad Atene.
Le opere d’arte, di cronologia molto diversa tra loro (dal IV sec. a.C. fino almeno al II sec. d.C.), erano già in rottami quando la nave affondò ed erano state raccolte e imbarcate per essere trasportate come materiale da riciclare per rifonderne il metallo: presumibilmente in origine facevano parte della raccolta di opere d’arte di un ricchissimo collezionista (forse proprio Erode Attico) o del tesoro di un santuario della Grecia o del Mediterraneo orientale, ma la loro destinazione era probabilmente una fonderia del territorio brindisino per la produzione di specchi, che all’epoca erano di bronzo levigato.
I Bronzi di Punta del Serrone sono oggi espressione e simbolo dell’ampio respiro transnazionale e del ruolo cruciale di Brindisi e del suo territorio, già nell’antichità, quale crocevia dei traffici commerciali da e verso l’Oriente attraverso il mar Adriatico.
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