Rinviato a martedì 9 febbraio l’esame della proposta di legge in materia di definizione delle pratiche edilizie. L’iniziativa legislativa in questione ha la firma dei consiglieri della maggioranza Fabiano Amati, Alessandro Leoci e Mauro Vizzino “Piani di recupero in variante definitivamente approvati. Norme per la definizione delle pratiche edilizie”. La decisione del rinvio è stata presa all’unanimità dall’Assise regionale, in considerazione della necessità di superare l’impasse legato al parere negativo espresso dal governo regionale sul tema.
Pertanto si è ritenuta necessaria una riunione sul tema che sarà convocata per giovedì prossimo dall’assessore all’urbanistica Anna Grazia Maraschio.
Si rammenta che l’unico articolo che compone il provvedimento proposto, consente la definizione sollecita delle pratiche edilizie – di conformità in variante agli strumenti urbanistici – relative ad incrementi volumetrici negli immobili, consentiti da leggi regionali vigenti (come il piano casa 2009), ma effettuati prima della definizione formale della pratica originaria in variante. La norma è rivolta alla generalità dei casi di varianti di recupero approvate definitivamente dalla Regione Puglia (nel 2005 Giunta Vendola), ma la cui domanda di condono è in corso di definizione presso gli uffici comunali. Scongiura il verificarsi del paradosso di dover demolire le modifiche edilizie, pur rispettose del volume massimo d’incremento consentito, “apportate alla parte dichiarata conforme allo strumento urbanistico con la variante di recupero”, per poi ricostruirle dopo il rilascio dell’abilitazione edilizia, che autorizza l’incremento della volumetria demolita.
“Una situazione irragionevole, oltre che paradossale”, secondo i proponenti, causata dalle lungaggini nella definizione di pratiche edilizie relative ai piani di recupero in variante adottati dalla Regione Puglia nel 2005, rispetto alle quali leggi regionali successive come il piano casa hanno autorizzato ulteriori addizioni di volumi edilizi, fino al limite del 20%.
Di fatto, si sono già verificate situazioni di allarme igienico-sanitario di interesse pubblico, che coinvolgono migliaia di persone, dal momento che la mancata definizione delle pratiche edilizie, sia pure per aumenti conformi in virtù del piano di recupero in variante, non consente di realizzare allacci alla rete idrica e fognaria. Intere famiglie, ed è il caso di un quartiere della città di Brindisi, sono costrette ad emungere acqua dalla falda sotterranea e a fare ricorso a pozzi neri, anche in condizioni precarie.
Nel corso del dibattito, l’assessore Maraschio ha motivato il parere negativo dell’Assessorato regionale alla proposta di legge, ribadendo che l’ambito applicativo delle pratiche edilizie non appartiene alle competenze del legislatore regionale, materia di competenza esclusiva dello Stato e che a parere dell’Assessorato si profila un condono edilizio che non può essere legiferato dalla Regione.
Il consigliere Amati ha spiegato il motivo di questa norma evidenziando che uno dei motivi conosciuti è che c’è un Piano di recupero in variante su immobili ex abusivi, proposto dalla Giunta Vendola sulla base della relazione dell’assessore dell’epoca Angela Barbanente, rivendicando, lui stesso, anche l’appartenenza a quella esperienza politica, con la quale situazioni del genere furono reputate meritevole di recupero. Quanto alla richiesta da parte degli uffici del MiBACT di impugnare la legge regionale con cui è stata concessa la proroga per un altro anno al Piano Casa, il consigliere Amati ha aggiunto che il Piano casa va difeso, soprattutto in virtù del fatto che nella nota con la quale il Ministero solleva la questione è riportato che la norma sul Piano casa vìola il Piano paesaggistico. Niente di più falso ha detto Amati, perché il PPTR, peraltro co-pianificato con il Ministero, è un atto sovraordinato obbligatorio, alle cui prescrizioni bisogna adeguarsi.
No Comments