May 22, 2025

A Brindisi lo sport non è solo sport. È memoria che si rinnova, entusiasmo che si condivide, identità che prende forma. In questa corsa nei playoff di A2, tra un palazzetto gremito, trasferte sold out e battiti all’unisono, la città ha ritrovato sé stessa. Quell’identità che sembrava assopita, disillusa, ma che ha saputo rialzarsi. E tornare a crederci.

 

Chi ha vissuto queste partite sa bene di cosa si parla. Sa che ogni rimbalzo conteso, ogni canestro, ogni fallo tattico conteneva qualcosa di più profondo. Era il simbolo di una volontà collettiva: quella di non arrendersi, di lottare con dignità, di restare protagonisti del proprio destino. Il palazzetto è tornato a pulsare, attraversato da emozioni che uniscono generazioni: padri, figli, nonni, ragazzi e ragazze in curva, sconosciuti che si abbracciano come amici di sempre. Un senso di comunità che si rinnova e si fa bandiera.

 

Perché qui, a Brindisi, parlare di basket significa parlare di molto più. Di una socialità viva, che resiste, che scalda, che unisce. Di un orgoglio che non ha bisogno di vittorie per brillare. E di una tradizione che non si è mai spenta, che affonda le radici nella storia e continua a crescere, stagione dopo stagione, mano nella mano con la sua gente. Di un senso di appartenenza che va oltre i risultati, che rimane anche quando si perde. Soprattutto quando si perde lottando.

 

La sconfitta brucia, certo. Ma pesa meno di ciò che abbiamo ritrovato: il piacere di stare insieme, di sentirci parte dello stesso cammino, dello stesso destino. Non è stato solo il finale di un campionato: è stata una stagione di consapevolezza. In cui ciascuno ha riscoperto di poter fare la propria parte per rendere più grande questa città. Dentro e fuori dal campo.

 

Abbiamo sperato fino all’ultimo secondo. Abbiamo sofferto, lottato, gioito. E alla fine ci siamo ritrovati. Uniti. A testa alta. Più fieri che mai.

 

Oreste Pinto

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