Un invito accorato, lucido e profondo: è quello che Mons. Giovanni Intini, arcivescovo di Brindisi-Ostuni, ha rivolto ai fedeli al termine della tradizionale processione del Corpus Domini. Un appello alla pace, lanciato con parole forti e dirette, che deve giungere al cuore di una comunità chiamata a non rimanere in silenzio.
Mons. Intini ha ripreso il messaggio di Papa Leone, consegnato ai vescovi della CEI pochi giorni fa: “Fare delle nostre comunità dei luoghi di pace. Non per una scelta ideologica, ma semplicemente perché, da discepoli di Cristo, non possiamo che essere uomini e donne di pace”. Da qui, il rilancio dell’appello, trasformato in invito operativo: “Mettiamoci a lavorare per la pace, facciamo dei nostri luoghi dei laboratori di pace”.
Parole chiare, che chiamano tutti in causa: parrocchie, associazioni, realtà religiose, singoli cittadini. Perché – ha ricordato citando Papa Leone – “la pace non è una pia illusione, ma un impegno responsabile per cambiare dal basso le nostre relazioni, disarmarle e renderle relazioni di pace”.
Nel cuore del suo intervento, Intini ha voluto superare ogni steccato: “Uniamoci a tutti quelli che vogliono costruire la pace. Non guardiamo se appartengono a noi o ad altri. Sulla pace non ci sono differenze: apparteniamo tutti all’unico grande desiderio di pace”.
Parole che non si sono sottratte alla denuncia, netta, di ciò che accade oggi nel mondo: “Ci fa paura vedere quello che vediamo in televisione. Si ha l’impressione che i grandi della terra stiano giocando con la guerra come si fa con i videogiochi: armi di precisione, aerei e missili lanciati come se non ci fossero vite in mezzo. No, no. Questo noi dobbiamo rifiutarlo. E chiediamo anche ai nostri governanti di prendere le distanze in maniera chiara da tutto quello che è distruzione, morte e guerra”.
E poi, il riferimento drammatico a Gaza: “Forse si è esagerato nel voler distruggere tutto. Anche chi quella guerra la subisce. Perché in ogni guerra c’è chi decide e chi subisce. E noi dobbiamo stare dalla parte di chi la subisce. Di chi ha ancora desiderio di futuro e di pace”.
Infine, un’esortazione che è insieme preghiera e programma: “Impegniamoci, lavoriamo, facciamo udire la nostra voce. Uniamoci a tutti quelli che vogliono la pace. Chiediamo a Cristo la forza di non arrenderci, di non girarci dall’altra parte. Perché con la guerra si perde tutto. Con la pace si guadagna ogni cosa”.
Un messaggio che risuona forte, in una città attraversata dalla processione del Corpus Domini, e che ora chiede di tradursi in impegno quotidiano.
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