July 14, 2025

Pensavo fosse uno scherzo de La Garzetta di Brindisi, davvero. Ho chiesto conferma. E invece no: esiste davvero un comunicato ufficiale dell’assessore ai Lavori Pubblici, Cosimo Elmo in cui si legge: “A seguito di normative nazionali ed europee sempre più restrittive in materia di utilizzo di prodotti fitosanitari, è stato vietato l’uso del glifosato e di altri diserbanti chimici nelle aree urbane, comprese le strade, i marciapiedi e gli spazi pubblici”.
Per questi motivi, la temporanea presenza di vegetazione spontanea non può e non deve essere interpretata come trascuratezza o incapacità da parte dell’Amministrazione, ma come una scelta di rispetto verso la normativa vigente e verso un modello di città più sostenibile
“.

 

Una nota che, in modo platealmente maldestro e a tratti surreale, prova a scagionare il Comune da una realtà che i cittadini conoscono bene: Brindisi è invasa dalle erbacce. Ovunque. Marciapiedi, strade, scuole, edifici pubblici.

Non si tratta solo di un problema estetico. Parliamo di sicurezza – con marciapiedi spesso impraticabili – e di igiene, vista la proliferazione di zecche, pulci e altri parassiti. Insomma, una città lasciata andare. Punto.

 

Eppure, l’assessore sceglie di costruire la sua autodifesa attorno a un presunto equivoco: come se qualcuno avesse chiesto il ritorno all’uso del glifosato. A scanso di equivoci, lo ripetiamo: nessuno ha mai chiesto il glifosato. I cittadini chiedono qualcosa di molto più semplice e ragionevole: che la città venga manutenuta. Che le aree pubbliche siano curate con interventi periodici, manuali o meccanici. Servono uomini, mezzi, pianificazione. Non pesticidi: organizzazione, volontà e senso del dovere.

 

Il punto più inaccettabile, però, è il tentativo di ribaltare la realtà trasformando l’inazione in una presunta “scelta virtuosa”. L’erba alta diventa sostenibilità. L’inefficienza, rispetto per l’ambiente e nuovo modello urbano. Una narrazione distorta che offende l’intelligenza di chi vive ogni giorno questa incuria.

 

È grottesco ed infantile che si cerchi di trasformare la normativa europea in un alibi per giustificare la paralisi operativa. È evidente a tutti che il problema non è la legge: è l’assenza di pianificazione.

E di autocritica.

 

Nel comunicato, infatti, non c’è una sola parola sui ritardi, sui limiti organizzativi, sugli errori commessi.

Solo autoassoluzioni, accuse a chi osa criticare, e la solita retorica della “strumentalizzazione politica”. Come se l’erba crescesse più in fretta per colpa di chi la guarda.

 

No, assessore. Chi prende la parola lo fa per senso civico, non per polemica. Lo fa per amore della città. E magari, nel frattempo, si è pure comprato un decespugliatore per tagliare l’erba davanti casa. Io, ad esempio. Se le serve, glielo presto. Ho anche una zappa in più. Le regalo anche quella. Ma usi dei guanti: se non è abituato, rischia i calli.

 

Sarebbe bello, però, se la politica tornasse ad ascoltare. Se chi amministra smettesse di rifugiarsi in comunicati autoassolutori e, ogni tanto, trovasse il coraggio di ammettere un errore. Perché non è una resa. È l’inizio di un rapporto più onesto con la città. E con i cittadini attivi e virtuosi.

 

Anche solo un po’ di erba in meno, però, sarebbe già un segnale.

 

Andrea Vinciguerra

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