December 30, 2025

In Italia vi sono attualmente 4 centrali carbone, 2 in Sardegna (Sulcis e Fiumesanto) e due nel continente (Brindisi e Civitavecchia).
Le due centrali in Sardegna con capacità di 600 MW l’una, sono definite “essenziali” ai sensi di uno specifico meccanismo regolatorio di ARERA sino al 31/12/2028, e pertanto sono ammesse ad un regime di pieno reintegro dei costi. Dal 1° gennaio 2029 i nuovi collegamenti elettrici realizzati da Terna (Thyrrenian Link) e la realizzazione di un terminale GNL a Oristano renderanno possibile il phase out del carbone dall’isola.

La dotazione delle due centrali di Brindisi e Civitavecchia è di tre gruppi a carbone di circa 600 MW l’uno.

Si osserva che da tempo le due centrali, dopo aver contribuito nel 2022 alla copertura del fabbisogno al tempo della crisi gas, non appaiono economicamente operabili senza incorrere in perdite. Nel 2023 le due centrali hanno prodotto insieme 6 TWh di energia nel periodo tra gennaio e settembre (ma si era ancora in un periodo di massimizzazione della produzione a causa della crisi del 2022). Tra ottobre e dicembre 2023 la produzione è scesa a 0.6 TWh per problemi tecnici legati all’esigenza di evitare situazioni di criticità legate al surriscaldamento delle due centrali. Nel 2024 la centrale di Brindisi è stata sempre ferma mentre quella di Civitavecchia ha prodotto solo a dicembre 0.3 TWh. Nel 2025 le due centrali sono rimaste sempre ferme. ENEL ha motivato il fermo impianti sulla base dell’elevato differenziale di costo tra il carbone e la tecnologia a ciclo combinato a gas che ha oscillato tra i 20 ed i 40 euro a MWh nel 2024 e nel 2025 (anche a causa degli alti costi ETS del carbone) e che ha dunque spinto l’operatore ad utilizzare la capacità termoelettrica a gas in luogo di quella a carbone.

Sebbene l’autorizzazione del sito delle due centrali vada a scadenza nel 2034, attualmente i decreti di autorizzazione integrata ambientale (AIA) relativi alle centrali a carbone di ENEL di Civitavecchia e Brindisi prevedono che l’impianto perda l’autorizzazione ambientale a bruciare carbone dal 1° gennaio 2026.

Il programma di decarbonizzazione in Italia prevede il superamento della produzione di energia da carbone entro il 31 dicembre 2025, in conformità con le tempistiche previste dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC), nonché con gli impegni europei ed il percorso di transizione verso un sistema più sostenibile.

Il PNIEC del giugno 2024 aveva confermato la chiusura delle centrali a carbone nel continente alla fine dell’anno 2025.
Si sono anche costituiti due tavoli di coordinamento gestiti dal MiMIT per la riconversione dell’area della centrale a carbone di ENEL a seguito delle prospettive di smantellamento.

Già a fine giugno 2024 ENEL aveva formulato al MASE una richiesta di messa fuori servizio definitiva delle due centrali di Brindisi e Civitavecchia in anticipo rispetto alla data del 31 dicembre 2025. Il MASE ha richiesto a Terna un parere sulla richiesta. Terna, a luglio 2024, ha affermato che, pur a fronte di una situazione di generale adeguatezza della rete senza il contributo delle due centrali, una esigenza di mantenimento in servizio sino a luglio 2025 di un sottoinsieme dei gruppi delle due centrali poteva individuarsi al fine di mitigazione del rischio da (eventuali) situazioni di emergenza dovute a scarsità nell’approvvigionamento di gas.

Nell’autunno 2024 il MASE ha dunque avviato con ENEL una attività di verifica dei costi sopportati dalla stessa in caso di mantenimento in perfetta efficienza di due gruppi delle due centrali nel periodo luglio 24 luglio 2025. Tale attività ha dato come esito un valore pari a 78,3 milioni di euro per un periodo di 12 mesi da luglio 2024 a luglio 2025. In particolare: per la centrale di Brindisi: circa 29,9 milioni di euro; per la centrale di Civitavecchia: circa 48,4 milioni di euro.

Successivamente, il MASE ha avviato i rapporti con la Commissione Europea (DG Competiton) finalizzati a verificare la possibilità che un regime di compensazione dei costi fosse conforme al quadro normativo vigente in materia di aiuti di Stato. In data 4 febbraio 2025 la Commissione ha replicato affermando che “sulla base delle informazioni disponibili in questa fase, la misura proposta solleva [,,,] seri dubbi circa la sua compatibilità con le norme in materia di aiuti di Stato e con la legislazione settoriale applicabile”.

Parallelamente, tenuto conto del perdurante contesto geopolitico fortemente instabile, nei primi mesi del 2025 è emersa l’esigenza di verificare la possibilità di mantenere in riserva fredda le due centrali anche dopo il 31 dicembre 2025.

Il gestore ENEL, informalmente, ha rappresentato una sua generale indisponibilità al mantenimento all’interno del suo perimetro aziendale delle due centrali a carbone di Brindisi e Civitavecchia senza un adeguato riconoscimento dei costi sopportati per la tenuta in “riserva fredda” dei due impianti.

Sono anche state esplorate ipotesi di considerare le due centrali essenziali ai fini di difesa nazionale.

È in corso, infatti, un’attenta valutazione circa la possibilità e le modalità di intervento, anche in sede comunitaria, al fine esclusivo di salvaguardare il profilo strategico degli impianti per assicurare la sicurezza del sistema in un contesto ancora caratterizzato da forti elementi di incertezza.

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