“Solo perché ti trovi di nuovo per strada non significa che non posso aiutarti o che non posso essere tuo amico. Solo perché ti ritrovi di nuovo in prigione non significa che non possiamo restare in contatto. Sai, sono sempre tuo amico”. (Keith Richards)
Les Guitars & Guns furono invitati a partecipare al “Rock’n’Pop Exibition” di Modena, un importante concorso musicale riservato ai gruppi rock emergenti italiani. Il premio finale consisteva in una esibizione al Marquee Club di Londra, un celebre music club in cui hanno suonato innumerevoli artisti jazz, rock e blues. Il concorso musicale rappresentava una ulteriore esperienza di crescita professionale e artistica dove poter aumentare la propria visibilità. La selezione dei gruppi era giudicata da una giuria di giornalisti e professionisti del settore, curiosamente tutti con la barba lunga e gli occhiali da vista. La performance dal vivo aveva la durata di venti minuti. Sin dal loro ingresso sul palco, la band aveva diffuso grinta e buonumore ai numerosi presenti. La breve esibizione fu un susseguirsi di rock travolgente e ballate dalle atmosfere toccanti, avvolgenti ed evocative che sembravano dichiarazioni d’amore verso il pubblico. La standing ovation finale e un interminabile applauso portarono Les Guitats & Guns a essere premiati come la migliore band di talento, nonostante l’elevata qualità artistica dei gruppi partecipanti.
“Londra chiama le città lontane. Ora questa guerra è dichiarata e la battaglia inizia. Londra chiama gli inferi. Uscite dall’armadio, tutti voi ragazzi e ragazze. Londra chiama, ora non badate a noi”. ( The Clash)
“Roma Fiumicino – Londra Stansted” fu il primo volo di linea effettuato dai giovani rocker. Nonostante un discreto numero di turbolenze fastidiose, quel viaggio stava rappresentando una bellissima esperienza. Sul Canale della Manica l’aereo iniziava gradualmente a perdere quota per prepararsi all’atterraggio. Dal piccolo finestrino, Dario intravedeva le bianche scogliere di Dover studiate a scuola durante l’ora di geografia e immortalate nei libri e nelle canzoni di cantanti, scrittori e poeti. Nella città di Westminster Abbey la band fu ospite di un albergo di Earls Court, un quartiere di Londra situato tra Chelsea e Kensington. La zona era celebre per le importanti rassegne fieristiche e musicali, e come uno dei maggiori punti di svago di tutta Londra. Ad attendere la band c’era il receptionist dell’elegante albergo. Era un uomo di 40 anni robusto, completamente calvo e con un sigaro cubano sulla bocca. Durante la registrazione dei documenti guardò in faccia i cinque ragazzi esclamando in perfetto italiano:
“Oggi è il vostro giorno fortunato. Siete miei conterranei”.
Pierluigi, con aria compiaciuta, chiese:
“Da quale città vieni?”
Il portiere rispose:
“Sono di San Vito dei Normanni (Brindisi). Mi chiamo Vincenzo e sono a Londra da dieci anni. E voi che ci fate qui. Siete per lavoro?”
Donato: “Siamo musicisti, abbiamo vinto un concorso musicale e ci esibiremo al Marquee Club”.
Vincenzo: “Ragazzi, mi siete simpatici. Non conosco la vostra storia e la musica che proponete. Mi ispirate fiducia. Sono convinto che siete anche bravi. Voglio farvi un regalo. Keith Richards è un nostro ospite. Domani alle nove lascerà l’albergo. Cercate di essere puntuali. Sicuramente avrete la possibilità di incontrarlo”.
L’eccitazione di conoscere il leggendario chitarrista degli Stones fu così tanta che i componenti dei Les Guitats & Guns passarono la notte in bianco fantasticando quell’incontro. Alle sette del mattino successivo la band al completo era già pronta per stringere la mano al chitarrista dalle rughe profonde.
“Keith Richards può andare più veloce di un fax. La sua urina è blu. Mani da spaccalegna. Braccia da marinaio. Schiena da soldato. Cervello da detective. Spalle da boxer. Voce da ragazzo del coro”. (Tom Waits)
Keith Richards arrivò puntuale alle nove del mattino nell’accogliente ed elegante hall dell’albergo. Ad attenderlo fuori c’era una chauffeur car. Dalla bocca rugosa espirava una nuvola di fumo denso. La leggenda incarnata del rock’n’roll saluta e stringe la mano a tutti. Un sorriso e gli occhietti furbi faranno felici gli emozionati musicisti salentini. Il Marquee Club era uno dei principali locali nati a Soho al numero 165 di Oxford Street. Dedicò molto spazio al jazz e successivamente al rhythm and blues e al rock. Agli inizi degli anni sessanta si esibirono dei giovanissimi Rolling Stones e tutti i principali gruppi di British Blues. Furono aperti anche degli studi di registrazione in un posto attiguo al locale per tutti i musicisti che venivano a suonare da fuori Londra. Alla fine degli anni ottanta il Marquee Club si trasferì a Charing Cross Road. Cambierà ancora gestori e indirizzi ma rimarrà nel cuore degli appassionati per gli innumerevoli concerti, per i video realizzati e per le registrazioni di alcuni dischi realizzati all’interno. Per la band di Marittima, il concerto su quel glorioso palco rappresentava un appuntamento con la storia. Alcune fanzine londinesi avevano pubblicizzato l’evento: “Les Guitars & Guns sono cinque giovani italiani che scrivono belle canzoni. Un rock’n’roll sanguigno ma piacevole con un appeal popolare notevole”.
Al Marquee c’era una buona affluenza di pubblico. La band si presentò sul palco con le idee molto chiare. Mario nel suo inglese misto a dialetto salentino dialoga con il pubblico, lo invita a cantare e ad applaudire con consumato mestiere. Anche il resto del gruppo si muove freneticamente. Suonano per la gente, con la gente. Il concerto dura poco più di un’ora. E’ bello, c’è feeling. Hanno tutti un look un po’ sbarazzino. Chi è dentro al Marquue vive la serata, salta, batte le mani, si abbraccia. Anche i brani acustici diventano celebrativi. Un omaggio alla vocalist scomparsa, Anna Rita, è da brividi:
“Abbiamo scritto questo brano in una decina di minuti, per la rabbia e la frustrazione. La prima volta che l’abbiamo suonato abbiamo pianto tutti come bambini. Ci auguriamo che possiamo trasmettervi la nostra stessa emozione. Ciao Anna Rita”.
Les Guitars & Guns ci rovistano nell’anima, il cuore batte forte. Nella mente dei componenti della band appaiono gli occhi verdi della ragazza scomparsa. Le lacrime sul volto, una voce carica e una chitarra dalle note strazianti interpretano uno dei testi più commoventi scritti dal gruppo.
“Non ci sono ricordi senza sofferenza”, urla Mario dal palco.
I ragazzi sembrano ancora animali feriti e prigionieri di antichi dolori anestetizzabili solo dalle note della band. Il pubblico resta ipnotizzato dal racconto sonoro di un gruppo sconosciuto. I musicisti sono ormai affiatatissimi e fanno musica con evidente piacere. Intensità vocale e note ricamate invocano applausi scroscianti. Les Guitars & Guns hanno convinto e conquistato gli inglesi. La lucida follia artistica dei ragazzi pugliesi ha permesso di realizzarsi un altro sogno musicale.
“Non servono altre parole. Keith, cosa ti sei perso…”. Commenterà soddisfatto Vincenzo, il portiere dell’hotel che aveva assistito a quella incredibile performance londinese
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