Difficilmente domani il consiglio comunale metterà la parola fine alla questione BMS. Sempre più probabile, invece, che la seduta possa slittare alla seconda convocazione di lunedì 4 agosto, lasciando un intero fine settimana per tentare di ricomporre una maggioranza divisa e logorata da veti incrociati.
Sul tavolo c’è il piano di risanamento triennale della Brindisi Multiservizi, 5,5 milioni di euro di ricapitalizzazione e una serie di misure indispensabili per evitare il default della partecipata. Il termine ultimo è l’8 agosto. Ma la riunione di maggioranza di ieri si è chiusa con un nulla di fatto, certificando che i numeri per approvare il provvedimento, al momento, non ci sono.
Di FdI, asse portante della coalizione di governo, alla riunione di ieri era presente soltanto Cesare Mevoli, ormai isolato dal resto del gruppo. La capogruppo Maria Lucia Vantaggiato dovrà astenersi dal voto BMS per incompatibilità, l’indipendente Roberto Quarta ha annunciato il suo voto contrario, mentre Raffaele De Maria, Jacopo Sticchi e Mario Borromeo non hanno dato garanzie. Senza di loro, il piano è destinato a cadere. Anche perchè pare che la maggioranza possa segnare qualche altra defezione, ufficialmente per impegni pregressi dei consiglieri.
Ma il dissenso di FdI non si limita al salvataggio di BMS. Le richieste sono numerose: dall’attuazione delle proposte della commissione Attività Produttive, alla verifica delle sanzioni ad AVR per le fototrappole mai installate, fino alle questioni legate al regolamento dei dehors e alla gestione di Cala Materdomini. Temi e problemi atavici che hanno segnato la distanza effettiva del partito della Meloni dalla Giunta Marchianna e che sarebbe errato ridurre a un semplice scambio politico con il voto sulla Multiservizi.
Parallelamente, resta aperto il fronte del rimpasto. Fratelli d’Italia chiede la sostituzione dei suoi due assessori con tecnici di fiducia, mentre Forza Italia rivendica un quarto posto in giunta. Una pretesa che, però, appare avvolta da ambiguità: l’uomo indicato per il rientro, Gianluca Quarta, sostiene ufficialmente di non sapere nulla dell’operazione. Una posizione che suffraga il pensiero che si tratterebbe solo di una manovra per mettere pressione su FdI e condurre a posizioni più concilianti.
In ogni caso, il piano BMS segue una logica autonoma: non è una merce di scambio nella partita degli equilibri interni, ma un atto senza il quale la società in house rischia la chiusura.
Ma l’ipotesi della liquidazione di BMS, con il trasferimento della forza lavoro (o gran parte di essa) alle aziende che si aggiudicheranno i servizi oggi gestiti dalla partecipata, non è più un taboo, ma una soluzione che sembra guadagnare consensi nell’opinione pubblica cittadina, complice il crescente malcontento per le disfunzioni sul verde pubblico, la manutenzione di strade e cartellonistica e le recenti vicende di cronaca nera e giudiziaria che hanno coinvolto la società.
Se domani non ci sarà la fumata bianca, l’appuntamento – come detto potrebbe – slittare al 4 agosto. Con, però, un grosso punto interrogativo. In quella sede il numero legale richiesto sarà inferiore e il piano potrebbe passare con meno presenze. Ma un via libera ottenuto in queste condizioni verrebbe letto come un segnale politico devastante: certificazione di una maggioranza spaccata e di una giunta Marchionna costretta a sopravvivere grazie a un artificio regolamentare, anziché alla sua compattezza.
Ed il sindaco Marchionna, consapevole della posta in gioco, starebbe già ventilando la possibilità di dimettersi nel caso in cui domani non si raggiunga il numero legale.
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