Cartoni di toner esausti, plastica sporca, rifiuti misti accatastati accanto al contenitore per la raccolta della carta. Il contenitore per la plastica è visibilmente imbrattato da polveri d’inchiostro, evidentemente disperse nell’aria in modo incauto.
È questa la scena che si è presentata nel primo pomeriggio di oggi in uno degli spazi più frequentati all’interno del Palazzo di Città di Brindisi. Una situazione che va ben oltre il semplice impatto visivo del disordine, perché comporta anche rischi concreti per la salute: l’inalazione delle microparticelle di toner può causare danni respiratori e contribuire al deterioramento della qualità dell’aria in ambienti chiusi.
Le immagini diffuse sulle pagine social di Brundisium.net raccontano di una condizione di abbandono e mancanza di controllo nella gestione degli spazi comuni, che dovrebbe far riflettere chi amministra.
In un luogo simbolo dell’istituzione cittadina, dove si dovrebbero promuovere e praticare ogni giorno decoro, igiene e rispetto per l’ambiente, a dominare sono invece incuria, disorganizzazione e trascuratezza.
Un paradosso difficile da giustificare e che solleva interrogativi sulla gestione interna degli uffici comunali e sull’effettivo rispetto delle norme basilari in materia di sicurezza e igiene sul lavoro.
Le immagini arrivate dall’interno del Palazzo di Città di Brindisi hanno scatenato un’ondata di indignazione sui social. In poche ore, decine di cittadini hanno commentato il post-denuncia, offrendo uno spaccato amaro del sentimento che serpeggia in città: disillusione, rabbia e, in molti casi, sfiducia totale nelle istituzioni.
Molti utenti usano metafore taglienti. “Il pesce comincia a puzzare sempre dalla testa”, scrive Franco Di Paola, sintetizzando una sensazione diffusa: quella di un’amministrazione incapace persino di tenere in ordine la propria “casa”. Dello stesso tono il commento di Mario Zanzariello: “Il Comune più ridicolo d’Italia. Siete bravi solo a chiedere soldi ai cittadini. Vergognatevi”.
Tra le reazioni più dure c’è quella del consigliere di maggioranza Roberto Quarta, che è anche presidente della Commissione Ambiente: “Ormai mi sono convinto che solo lo sputtanamento a mezzo video-social riesce a far risolvere qualche questione. Per il resto incompetenza, menefreghismo e collante alle poltrone!” Una constatazione che trova conferma nei numerosi commenti che parlano di disorganizzazione e scarsa vigilanza interna.
C’è anche chi, come Stefania Marzano e Paola Montanaro, vede nelle immagini del degrado comunale un riflesso più ampio: “Lo specchio della città” e “Rispecchia la nostra città”, scrivono entrambe, mentre Andrea Vinciguerra aggiunge: “Ora è tutto più chiaro. Se curano così anche ‘casa loro’, ecco spiegato il motivo dell’incuria in cui viene lasciata la città.”
Non mancano gli attacchi diretti al primo cittadino: “Sindaco, lei ha il compito di controllare il palazzo e le strade. Brindisi è bellissima, perché la governate così?”, scrive Patrizia Minardi. Più ironico Luigi Esposito: “Adesso sono in attesa della supercazzola con scappellamento a sinistra di rito per giustificare tale obbrobrio.”
Molti si limitano a una parola sola: “Vergogna”. Altri, come Cici Andriani, vanno al cuore del problema: “Totale mancanza di intelligenza, onestà, vergogna e ignoranza.” Teodoro Pinto, invece, collega la situazione alle scelte passate: “Questo degrado è il frutto di scelte politiche fatte per sistemare tutto e tutti, senza merito.”
Uno dei commenti più emblematici lo firma Tony Salvatore Scrimieri: “Proprio qui è che si dovrebbe dare l’esempio. Esatto. Danno proprio l’esempio della disorganizzazione e strafottenza delle regole.”
Alla base della rabbia c’è un paradosso evidente: il degrado non si trova in una periferia dimenticata, ma nel cuore amministrativo della città. Il Comune non è solo il luogo in cui si prendono decisioni, è anche il simbolo di ciò che Brindisi dovrebbe essere. Ed è proprio per questo che queste immagini fanno tanto rumore. Perché lì, almeno lì, ci si aspetterebbe decoro, ordine, responsabilità.
E invece no.
No Comments