Saluto tutti per la partecipazione ai lavori del primo Consiglio Generale della UST, convocato dopo la celebrazione del nostro Congresso territoriale di marzo u.s. ed a conclusione di una stagione congressuale 2017 che ha confermato la nostra Organizzazione importante punto di riferimento nel dibattito sociale del Paese ed ha rinnovato parte del Gruppo dirigente ad ogni livello.
Ringrazio per la loro presenza, a nome di tutti, Daniela Fumarola, Segretario Generale Cisl Puglia ed Angelo Colombini, Segretario Cisl Confederale Nazionale, che concluderà il dibattito.
In questa giornata sentiamo il dovere di ricordare l’amico Peppino Lovecchio, già Segretario Generale Aggiunto della Cisl di Taranto, il quale è venuto a mancare qualche settimana fa; Peppino ci ha lasciato il ricordo indimenticabile del suo attaccamento alla Cisl, della sua passione sindacale e del suo impegno profuso quotidianamente fino all’ultimo giorno della sua presenza in Cisl.
Approfitto, inoltre, per ricordare ed invitare tutti a ritrovarci in questa stessa sala, così come Vi abbiamo comunicato in precedenza, oggi pomeriggio alle ore 16.00, puntuali per la 1^ Edizione della consegna del Premio Capitello 2017, che abbiamo voluto istituire a partire da questo anno come UST insieme alla nostra Adiconsum territoriale.
Tale riconoscimento è riservato a persone o realtà sociali, del territorio di Brindisi, che si contraddistinguono nel corso dell’anno con la loro opera a favore del bene della comunità in generale ed in particolare di quello dei cittadini intesi anche come consumatori.
E come ampiamente anticipato, questo primo anno consegneremo il premio al Dott. Maurizio Masciopinto, Questore di Brindisi.
In ambito nazionale, il contesto politico, sociale ed economico di oggi è ben diverso da quello dello scorso marzo, quando appunto abbiamo celebrato il nostro congresso, a cominciare dalla sempre e più ricercata condivisione di regole che, diverse o meno dalle attuali, porteranno a nuove elezioni nazionali nella prossima primavera.
Il Governo si appresta a varare “con pochi soldi” (mantra del Ministro Pier Carlo Padoan) la Legge di bilancio 2018 con le dichiarate tre priorità “investimenti, internazionalizzazione, giovani” e con la presenza di discreti dati numerici sul Pil (+1,5% proiezione/anno) praticamente inaspettati solo fino ad un anno fa.
Tali proiezioni generali, riferite all’occupazione, enfatizzate dallo stesso Governo, se analizzate opportunamente sono però attribuibili in prevalenza al numero complessivo di contratti di lavoro a tempo determinato, a fronte oltretutto di percentuali crescenti di disoccupazione giovanile e ultra cinquantenne.
Sebbene in parte siano dati positivi, queste sono percentuali simili agli anni pre crisi; rimane il fatto che l’insieme di queste proiezioni, analizzandole attentamente, evidenziano le persistenti criticità del nostro Mezzogiorno e ne confermano la forte disuguaglianza con il Centro-Nord.
Perciò il nostro è un Paese a due velocità, con dati che ripropongono, ancora una volta, lo schema della prevalente incapacità delle Istituzioni periferiche come Regioni, Province, Enti Locali, nel programmare e spendere “in toto” le risorse finanziarie a disposizione.
In generale, questa stessa fase storica viene interpretata da qualcuno come l’uscita dalla crisi economica (perdurante dal 2008) ma a nostro avviso, essa è credibilmente caratterizzata, purtroppo, da una enorme precarietà del lavoro e dall’aumento delle tante diseguaglianze sociali.
“Per questo occorrono politiche di sviluppo e di inclusione sociale – ha opportunamente affermato la nostra Segretaria Generale Annamaria Furlan – ponendo al centro il lavoro stabile e dignitoso dei giovani, politiche fiscali redistributive, più investimenti pubblici e privati nei settori dell’innovazione, della ricerca, delle infrastrutture, della formazione, della tutela dell’ambiente, alle luce anche dei cambiamenti climatici.”
Ed è proprio alla vigilia del G/7 del lavoro, dell’industria e della scienza che, in un’importante iniziativa nazionale confederale, tenutasi la scorsa settimana a Torino, con il Ministro Poletti e alcuni studiosi, la Cisl ha riunito il suo gruppo dirigente, rilanciando l’obiettivo dell’occupazione, indicando alcuni possibili soluzioni praticabili per l’integrazione nel lavoro e nella società per i disoccupati – in buona parte giovani, donne e meridionali – e per oltre 1 milione e 600mila di famiglie in condizioni di povertà assoluta.
La decontribuzione, intanto, deve diventare totale per i giovani del Sud, al fine di garantire un inserimento stabile nel mondo del lavoro, senza che sia indebolito l’apprendistato e la formazione che vanno invece rilanciati, potenziati e incentivati al fine di formare le professioni, di sempre più difficile reperimento.
Di conseguenza servono politiche attive, anche nei periodi in cui i lavoratori sono coperti da ammortizzatori sociali.
Servono nuove tutele e sostegno per quel numero crescente di “lavoratori poveri”, ovvero coloro che possiedono contratti di poche ore settimanali; e su questo potremmo fare tanti esempi sui due nostri territori.
I recenti dati relativi al Piano nazionale Impresa 4.0 indicano una ripresa degli investimenti produttivi, perciò vi è fiducia e speranza per una vera e importante ripresa: questa è la direzione lungo cui proseguire.
Di contro emerge una concentrazione territoriale degli investimenti che ancora non favorisce quel rilancio generalmente auspicato del Mezzogiorno e della stessa Puglia, anche a causa delle carenti o assenti notizie e conoscenze da chi è accreditato a farlo, come il Governo regionale.
Infatti un esempio su tutti è la mancata conoscenza di informazioni sul Patto per la Puglia, opere infrastrutturali per oltre 5 miliardi di euro, che riguardano l’intera Regione ma rispetto al quale il Presidente della Regione Michele Emiliano non ha mai informato le parti sociali se le stesse sono mai state finanziate o progettate o avviate, ecc …; e su questo, bene ha fatto la nostra Segretaria Generale Regionale Daniela Fumarola a denunciare pubblicamente sulla stampa la mancata informazione alle OO.SS.
Riteniamo categorico, come più volte ribadito dalla nostra Organizzazione a tutti i livelli, che il Piano nazionale Impresa 4.0 favorisca la formazione, la stabilità e la qualità dell’occupazione per fare in modo che la quarta rivoluzione industriale si trasformi davvero in una opportunità concreta per il Paese nella sua interezza.
Certamente nel suo intervento, Angelo Colombini, ci fornirà elementi di riflessione su tale opportunità.
Territorialmente auspichiamo di aver intrapreso negli ultimi anni la buona strada, grazie anche all’iniziativa quotidiana che ogni Federazione di categoria esercita sul territorio e non ci stancheremo di agire nello spirito della confederalità, passo dopo passo, nonostante le tante difficoltà spesso frapposte anche dalla politica, dai ritardi, se non addirittura dalle inefficienze finora riscontrate nelle Amministrazioni comunali e nella rappresentanza politica regionale e nazionale espressa dai territori di Brindisi e di Taranto.
Anche per questo, nel nostro Congresso abbiamo deciso di alzare l’asticella.
Un esempio su tutti! Per quanto riguarda l’area di crisi di Taranto, così come abbiamo convenuto tutti insieme, continuiamo a monitorare le realizzazioni correlate al Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS – oltre 800 milioni, la metà dei quali riferiti a lavori già in corso) dopo esserci guadagnati unitariamente il ruolo non scontato di interlocutori con il Governo.
E’ lì che abbiamo anche affinato capacità di interpretare e leggere le situazioni con il sostegno immancabile e incessante della Usr e della Confederazione nazionale.
E’ così che abbiamo successivamente formalizzato, anche con Cgil e Uil territoriali, un Tavolo di sviluppo per l’Area Industriale di Brindisi.
Un documento unitario sullo stato di crisi della provincia adriatica, scaturito da un attivo unitario alla presenza di tutte le categorie, che abbraccia tutte le criticità del territorio, consegnato alle Istituzioni ed al Ministro Claudio De Vincenti il 26 maggio u.s. e supportato dall’iniziativa di sollecitazione pubblica nei confronti di tutti gli attori istituzionali-politici e sociali del territorio, ci fanno prendere atto oggi di quanto importante e strategica vada considerata la scelta del Governo per il territorio di Brindisi.
Infatti, viene individuata una credibile possibilità di rilancio economico-sociale con il concorso di Istituzioni e parti sociali, prefigurando una governance efficiente e organica alle politiche di sviluppo.
Lo abbiamo scritto nei giorni scorsi, nulla era scontato, neppure in questo caso; di certo continueremo a mettere in campo la nostra azione autonoma, pressante, unitaria per quanto possibile, perché la strada da percorrere è ancora lunga e ardua.
Nell’incontro tenutosi lo scorso 18 settembre, in Prefettura, per fare il punto sullo stato dell’arte in ordine ai progetti strategici per l’Area di crisi industriale di Brindisi, è stato essenziale far emergere anche priorità relative alle vertenze complesse che insistono e che provocano continue emorragie occupazionali, impoverendo ulteriormente il territorio.
In effetti abbiamo rilevato dal Ministro Claudio De Vincenti e dal Vice Ministro Teresa Bellanova, pragmatismo e volontà di portare a compimento l’esecuzione dei primi progetti relativi al Porto, alla Cittadella della Ricerca, alle bonifiche del Sito di Interesse Nazionale (SIN) di Brindisi; e per cristallizzare il tutto, è emersa la possibilità di sottoscrivere entro il prossimo mese di ottobre o novembre un accordo di programma specifico per Brindisi.
A seguito di ciò, siamo convinti che sarà possibile vincere la partita, specie dopo che Brindisi è stata tagliata pressoché fuori dal Patto per la Puglia, se si renderanno esigibili i progetti esecutivi, dopo il necessario approfondimento e le verifiche da parte dei Ministeri interessati.
Guardiamo avanti ed operiamo tutti indistintamente per il bene comune del territorio, dunque!
Per Brindisi consideriamo prioritario attivare nuove opportunità per uno sviluppo strutturale che coinvolga le tante aziende sane del territorio, che rispettano leggi e contratti, in tal modo creando occupazione aggiuntiva e quindi benessere sociale, senza disperdere alcuna delle tante professionalità qualificate che qui esistono.
E, certamente, servirà che tali nuove opportunità siano rafforzate dalle buone pratiche della partecipazione, della legalità, del confronto propositivo, della corresponsabilità di tutti, di un recuperato ruolo della politica al bene comune, oltreché della capacità di progettazione e di spesa, senza sprecare neppure una minima parte delle risorse che saranno disponibili.
Brindisi con il suo territorio ha bisogno di recuperare il gusto di fare sinergia, per corrispondere alla diffusa speranza di futuro in particolare delle nuove generazioni.
Questo è anche lo sforzo che stiamo profondendo per l’area territoriale di Taranto, dove al Porto, un anno dopo i primi 600 metri del molo polisettoriale, il 3 agosto u.s. sono stati inaugurati i restanti 600 metri ammodernati e riqualificati.
Oggi questa importante infrastruttura risulta complessivamente collaudata rendendosi, così, disponibile per gli operatori che verranno ad insediarsi.
Con questi lavori della banchina è stata eseguita una prima fase dei dragaggi nell’area prospiciente, appunto, la nuova banchina portando una fascia lunga 20 metri alla profondità di 16,50 metri per poter ospitare anche le grandi navi transoceaniche.
Entro il corrente mese dovrebbero essere individuati per lo stesso molo polisettoriale uno o più operatori non solo per il suo utilizzo ma anche per la ricollocazione al lavoro degli oltre 500 operai ex Tct attualmente in mobilità che saranno, nel frattempo, assorbiti dalla già costituita nuova agenzia portuale, Port Workers Agency Srl.
Nel frattempo, a sostegno del Sud, importanti sono le misure previste nel decreto mezzogiorno, varato dal Governo ad agosto.
Sinteticamente il decreto prevede circa 200 milioni di euro per le Zone Economiche Speciali (Zes), un finanziamento fino a 1.250 milioni di euro dedicati ai nuovi giovani imprenditori under 35, con la misura “Resto al Sud” e 50 milioni di euro per favorire gli imprenditori agricoli under 40, così come circa 40 milioni di euro per favorire le politiche attive del lavoro nel Mezzogiorno e 150 milioni di euro per il sostegno amministrativo agli enti locali, norma su “Banca delle terre abbandonate o incolte” .
Grazie a questo decreto, la Puglia potrebbe individuare due aree Zes dove insistono i porti di Bari-Brindisi e Taranto (con Matera). E noi riteniamo che esse costituiscano una vera ulteriore opportunità.
Si tratta di aree geografiche nell’ambito delle quali il Governo riconosce incentivi a vantaggio delle Aziende che vi operano, in un regime agevolato rispetto a quelli normalmente vigenti per le ordinarie politiche nazionali.
Un regime fiscale di vantaggio che prevede una maggiore semplificazione nel rilascio delle autorizzazioni, l’abbattimento totale della tassazione su alcune tipologie di imprese, procedure amministrative semplificate, possibilità agevolate di rimpatrio di investimenti e profitti, dazi ridotti su importazioni ed esenzione su tasse per l’esportazione, canoni di concessioni agevolati.
La Regione Puglia, con l’Assessorato allo Sviluppo Economico, ha istituito il tavolo tecnico-istituzionale per giungere a realizzare la mappatura delle aree Zes ed i relativi piani strategici, nei quali intende ricomprendere anche i segmenti dell’industria culturale e creativa. Bene così, ma bisogna accelerare i tempi !
La norma attuativa inerente alle Zes sarà promulgata dal Governo entro metà ottobre prossimo con un Decreto del Consiglio dei Ministri ma la Regione Puglia deve candidarsi al Ministero per la Coesione Sociale e il Mezzogiorno entro la fine di questo mese, così come hanno già fatto altre Regioni meridionali, con lo studio preliminare per quanto riguarda la Zes interregionale Taranto/Matera e quella regionale Bari/Brindisi.
Come Cisl auspichiamo, magari, un coinvolgimento del livello regionale confederale e categoriale nelle rispettive governance delle Zes una rappresentanza delle parti economiche e sociali. Dunque, lavori in corso.
Lavori in corso, come quelli riguardanti anche il percorso di legalità da ripristinare compiutamente, contro quella piaga sociale del fenomeno mafioso che è il caporalato e che non riguarda solo il mondo agricolo, ma anche edilizia e commercio.
Abbiamo riconosciuto ed evidenziato più volte, anche pubblicamente, insieme alla categoria, il merito e la sensibilità istituzionale del Prefetto di Brindisi, Dott. Valerio Valenti, per aver istituito il tavolo d’intervento e prevenzione su tale fenomeno, così come continuiamo a denunciare i ritardi nell’attivazione della prevista Cabina di Regia presso le Inps territoriali sia di Brindisi che di Taranto, per fare una vera prevenzione ed orientare insieme alle parti sociali le ispezioni.
Analogamente abbiamo sottolineato l’azione meritoria del Prefetto di Taranto, Dott. Donato Cafagna per aver reso strutturale prima che altrove detto tavolo d’intervento.
Ebbene riaffermiamo il diritto-dovere che hanno tutti di denunciare i casi di sfruttamento consumati, anche al di fuori dei confini provinciali e regionali, in tal modo concorrendo a sconfiggere con il supporto delle Organizzazioni sindacali, delle Istituzioni e delle Forze dell’Ordine questo fenomeno perverso e malavitoso.
Le Forze dell’Ordine, al pari dei funzionari dell’Ispettorato territoriale del Lavoro (Itl), non saranno mai ringraziati abbastanza per il lavoro paziente ma risoluto e diffuso che stanno mettendo in campo quotidianamente, a tutela della legalità, sull’intero territorio.
Un ringraziamento che non è possibile riservare alla Regione Puglia, ancora una volta assente ai due ultimi tavoli prefettizi, non riguardosa verso gli impegni e le competenze istituzionali e finanziarie attribuite ad essa, in particolar modo per la materia trasporti dei lavoratori.
D’altro canto, la stessa Regione continua a reiterare la rinuncia al confronto, nonostante più volte sollecitata tanto da Cgil, Cisl e Uil regionali sui temi richiamati quanto in ordine al “Protocollo sperimentale contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura “Cura – Legalità – Uscita dal ghetto” per i lavoratori stranieri, sottoscritto a fine maggio 2016 e da cui essa, ingiustificatamente, ha escluso i territori di Taranto e di Brindisi.
Dunque, le nostre richieste continuano a riguardare sulle attivazioni delle cabine di regia presso le Inps dei due nostri territori, la messa a rete dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro mediante i centri per l’impiego e l’attivazione di un sistema dei trasporti pubblici in Agricoltura di competenza della Regione.
Su questi ed altri temi, a cominciare dal sostegno al settore “Agroalimentare del futuro”, si dibatterà il prossimo 11 ottobre a Bari, nel corso di una iniziativa nazionale promossa dalla Cisl e dalla Fai Cisl, cui parteciperemo e dove è prevista la partecipazione della nostra Segretaria Generale Annamaria Furlan e di Gigi Sbarra, Segretario Generale Nazionale della Fai Cisl, oltre ai livelli regionali, tra cui la nostra Segretaria Cisl Daniela Fumarola.
Altrettanto rilevanti consideriamo le firme del Protocollo sulla legalità e del Protocollo d’intesa per l’istituzione del Distretto Turistico del territorio di Taranto, dello scorso 3 agosto presso la Prefettura a Taranto, che fortemente ha voluto lo stesso prefetto.
Con il Protocollo sulla legalità si mettono in sicurezza le ingenti risorse economiche a disposizione del CIS, si incentiva la qualità della spesa inserendo in una cornice di legalità e di trasparenza l’utilizzo delle risorse con cui si sta ridisegnando il futuro di Taranto.
Quanto al Distretto turistico regionale, che auspichiamo, non riguardi solo Taranto, pensiamo possa supportare il processo di riqualificazione del settore, attraverso il fare sistema, insieme sul territorio, con le agevolazioni fiscali, amministrative e finanziarie per realizzare opere – dagli approdi ai porti turistici – e ulteriori opportunità e vantaggi, utili per favorire la competitività del settore, valorizzando i contesti urbani ed i beni culturali.
Quindi, sarà necessario, organizzarsi per cogliere pienamente tali opportunità, puntando sulle politiche pubbliche di governo del territorio, sul miglioramento delle infrastrutture, sulla qualificazione dei servizi, sulle sinergie tra pubblico e privato, sulle reti di impresa, rendendo strutturale il confronto con le Organizzazioni dei lavoratori, migliorando l’accoglienza, qualificando e implementando sempre di più l’offerta ricettiva.
Questo settore alimenta già nella nostra Regione l’indotto di una sempre più fiorente industria.
Le premesse sono comunque positive, oggi, per l’immagine della Puglia che ha voglia di riscattarsi e per il marketing internazionale del nostro Paese.
Questo è lo sviluppo che vogliamo, evitandone uno illusorio che qualcuno intende farci credere, così come è accaduto, per le aperture nei giorni festivi (1 maggio e 15 agosto). Sono soluzioni che non trovano riscontro positivo e non troveranno mai favorevole la nostra Organizzazione.
Bene ha fatto la Fisascat a sostenere che occorre pensare a retribuire più adeguatamente gli addetti ed i tanti lavoratori impegnati in questi grandi centri commerciali e, magari, combattere il lavoro nero e l’evasione fiscale per consentire il recupero di maggiore liquidità, oltreché offrire la possibilità a lavoratrici e lavoratori di stare di più con le proprie famiglie, al fine da poter conciliare meglio tempi di vita e tempi di lavoro.
Auspichiamo nel più breve tempo possibile che la Regione Puglia possa convocare un incontro, così come hanno chiesto le OO.SS. per affrontare la questione apertura festivi attraverso una nuova regolamentazione dei riposi e degli orari.
Il novero delle vertenze territoriali è ormai patrimonio comune della nostra Organizzazione e, ancora una volta, mi sento di sottolineare lo spirito di confederalità con cui tutte le nostre Strutture ne condividono il merito.
Ne vorremmo ricordare, però, qualcuna come: le aziende dell’aerospazio, la stessa Alenia, Cementir, i lavoratori dei Call Center Teleperformance, con tutto l’indotto, il futuro incerto degli Lsu, i problemi in Poste Italiane, tanti ragazzi che lavorano in maniera precaria con agenzie interinali presso il porto di Taranto, in ambito metalmeccanico, chimico, la Società Santa Teresa, partecipata della Provincia di Brindisi, con i suoi circa 120 dipendenti, per cui ancora non si riesce a trovare una soluzione definitiva per poter proseguire e per garantire servizi alla comunità, evitando i licenziamenti.
Altrettanto importante è stata a Brindisi nei mesi passati la vertenza sugli appalti, contro il rischio la perdita di posti di lavoro storici, in presenza di nuove gare e affidamenti.
Una forte tensione sociale ha visto interessato il petrolchimico ed altri importanti siti industriali del territorio e solo per il grande senso di responsabilità delle categorie in primis dei lavoratori chimici, meccanici, servizi, elettrici e trasporti, che ne sono stati coinvolti, è stato evitato il peggio e si è consentito, insieme alle Confederazioni ed al Prefetto, di superare momenti di difficoltà estrema, in assenza di una clausola sociale.
Purtroppo la questione clausola sociale è un limite e, pertanto, bisogna incominciare a pensare come poterla inserire nei vari CCNL in cui non è prevista.
Altra importante vertenza, che stiamo monitorando con le categorie, è l’accorpamento in attodella Camera di Commercio di Brindisi con quella di Taranto, per effetto della c.d. riforma Madia, in conseguenza del decreto firmato dal Ministro Calenda ad agosto scorso.
Se ben governata da entrambe le strutture camerali, la nuova struttura potrà realmente rafforzare una offerta maggiore di servizi alle aziende e di conseguenza generare più sviluppo alle aziende ed ai territori.
Basti pensare alle notevoli esperienze di entrambi gli Enti camerali ed alle vocazioni dei due territori: agricoltura di qualità, pesca con una economia del mare ancora da valorizzare, due porti, due aeroporti, un commercio che può essere coniugato con il turismo, industria chimica, farmaceutica, meccanica.
A noi la polemica non è mai interessata, come qualcuno ha provato a fare e a tirarci dentro, in modo che potesse passare il principio assurdo che un territorio è più debole o meno fortunato di un altro.
La litigiosità non ci appartiene, la nostra Organizzazione è abituata a guardare in faccia la realtà; certo i numeri delle aziende censite per ogni struttura contano ma la Cisl, insieme con le categorie interessate, considera attentamente e responsabilmente che tale fusione tra le due strutture produrrà una nuova realtà Brindisi – Taranto, la seconda nella nostra Regione dopo Bari.
Un dato a nostro avviso non irrilevante!
A fronte di tale fusione, è scontato che consideriamo ineludibile rilanciare quanto abbiamo sempre sostenuto, ovvero che nessun dovrà essere penalizzato e nessun dipendente diretto, delle Aziende speciali e del sistema indotto debba perdere il posto di lavoro.
Il sistema delle imprese è oggi in particolare sofferenza, costretto com’è a misurarsi con la crisi che persiste, con l’alto tasso di disoccupazione soprattutto quella giovanile e delle donne, con i rischi diffusi di diseconomie determinate dalla scarsità se non dall’assenza di infrastrutture materiali e immateriali.
Ecco perché vorremmo anche, per questi processi, che le Istituzioni territoriali e la classe politica di entrambe le province, fossero più partecipative rispetto al recente passato, per una maggiore condivisione, per un confronto ed un dialogo sociale sempre più aperto, responsabile e costruttivo.
Sicuramente il dibattito odierno ribadirà i contenuti delle distinte vertenzialità in atto dunque, per brevità, ritengo di evocarne ancora solo due di esse in quanto emblematiche del versante industriale, l’Ilva di Taranto e la Centrale Federico II di Brindisi.
Conclusa la gara per l’affidamento del gruppo Ilva, da parte del Governo, assegnato alla cordata AM Investco S.r.l., avviato seppur in maniera preliminare, si attende ora il confronto al Mise ad ottobre, che dovrebbe portare ad un accordo con le OO.SS. per completare l’iter di cessione.
Le criticità riscontrate nel percorso avviato sono nel numero degli esuberi dichiarati, nei tempi e modalità di attuazione delle opere di ambientalizzazione e nel piano industriale che risulta ancora è sconosciuto.
I ritardi finora accumulati non prefigurano ancora una risoluzione ed anzi creano forte preoccupazione tra i lavoratori e al territorio, soprattutto incertezza e continui ritardi nella normale manutenzione degli impianti, oltre alla mancanza di una gestione industriale appropriata dello stabilimento.
Ecco perché ci preme capire, attraverso la conoscenza dei piani industriale e, dunque, occupazionale, quale sarà l’assetto della nuova Ilva e come intenderà la AM Investco S.r.l. gestire il processo di trasformazione.
Una volta concretizzata la cessione sarà imprescindibile comprendere quale certezza di futuro avranno le ditte ed i lavoratori di appalto, indotto e servizi Ilva, quei soggetti cioè che hanno subito i maggiori disagi finora in questa difficile vertenza, pur rappresentando la maggior parte del tessuto industriale ionico.
Ilva non è una vertenza come tutte le altre, tra diretti e indiretti complessivamente riguarda oltre 20 mila lavoratori, è una vertenza che riguarda tutti, non c’è pezzo di economia o settore produttivo che venga escluso.
Quanto alla Centrale Federico II di Brindisi, non vogliamo creare allarmismi ma nei prossimi anni potrebbero essere a rischio potenzialmente circa 1.200 posti di lavoro diretti e dell’indotto, a fronte di una complessa situazione che, in assenza di adeguati interventi correttivi sull’ipotesi della Strategia Energetica Nazionale (SEN) e di nuovi investimenti per l’innovazione e la trasformazione della Centrale, rischia di concretizzarsi nella “probabile” e “mai confermata” dismissione entro il 2025.
Certo è che Enel è un pezzo importante di economia del territorio e del Paese e pertanto occorre percorrere tutte le ipotesi possibili per scongiurare tale eventualità e far in modo di continuare l’attività coniugando sul territorio brindisino occupazione-salute-ambiente-sicurezza, attraverso investimenti, formazione, informazione.
Inoltre, per la Cisl, la Scuola, l’Università, la Cultura, i Beni culturali, lo stesso Museo MArTA di Taranto, il Palazzo Granafei Nervegna, dove siamo riuniti oggi, così come tanti altri beni monumentali e non solo, dal valore inestimabile, costituiscono un reale fattore strategico nello sviluppo non solo economico ma soprattutto sociale e culturale.
Le problematiche vertenziali dei territori assumono analoga peculiarità, quando prendiamo in considerazione il nostro ruolo anche in riferimento alle politiche di welfare.
L’importante lavoro comune con le Federazioni di Categoria (in particolar modo Fnp-Fp-Fisascat) realizzato nell’ambito del Dipartimento Politiche sociali della UST ha reso concreti alcuni significativi risultati tanto sul versante dei servizi sociali, con particolare riguardo ai Piani Sociali di Zona ed al contrasto alla povertà, quanto in ordine alla cattiva gestione del Piano di riordino ospedaliero della Regione Puglia.
Sui servizi sociali, negli Ambiti territoriali, la nostra Cisl unitariamente, non solo si sono conquistate il protagonismo ai tavoli di concertazione ma hanno contribuito significativamente:
all’attuazione dei PsdZ (Piani Sociali di Zona) e soprattutto di servizi adeguati per le fasce più deboli e bisognose (minori, anziani, disabili, ecc.) grazie anche alle risorse del PAC (Piano di azione e coesione);
all’apertura di centri anti-violenza sulle donne ed al rafforzamento di quelli per le dipendenze patologiche;
alla stesura e diffusione di carte dei servizi in 5 ambiti su 10.
A seguito di questo buon lavoro effettuato siamo pronti a contribuire con considerazioni e proposte alla definizione delle strategie della Cisl regionale al Tavolo di confronto per la definizione del nuovo Piano per le Politiche sociali 2017-2020 della Regione Puglia.
Sul versante della sanità, in attuazione del verbale di incontro tra il Presidente-Assessore alla Sanità Michele Emiliano e le OO. SS. del 12 dicembre scorso, abbiamo aperto subito i confronti con le due ASL di Taranto e di Brindisi e dopo alcune iniziative anche di mobilitazione ed iniziative siamo riusciti a stipulare due distinti Protocolli d’intesa sull’istituzione di Tavoli di concertazione su tutti gli aspetti che riguardano l’attuazione del Piano di Riordino regionale della sanità nei rispettivi territori.
Accordi, sia pure con numerose difficoltà hanno reso possibili un certo numero di incontri che ci hanno consentito intanto di conoscere le scelte delle ASL e di poter, quindi, interloquire con cognizione di causa.
Siamo impegnati a riprendere questo confronto a Taranto e a Brindisi, così da definire da un lato l’offerta sanitaria ospedaliera dall’altro l’offerta sanitaria sul territorio.
Importantissimo a quel punto diventerà il confronto a livello regionale – previsto anche dal citato Accordo del 12 dicembre u.s. – sull’abbattimento delle Liste di attesa che potrà e dovrà consentire a cascata quel confronto costruttivo sulla stessa questione, che finora non è stato possibile ottenere.
Altrettanto importante in queste settimane, è il confronto per la fase due del confronto unitario, con il Governo sulla previdenza, a seguito dell’Intesa di un anno fa (28 settembre 2016) e rispetto alla quale tra una ventina di giorni dovrebbe esserci l’incontro decisivo.
Le confederazioni nazionali hanno presentato una proposta per superare l’attuale rigidità di posizioni e per favorire il turn over generazionale che renda più equo l’attuale sistema.
E’ stato chiesto il blocco dell’adeguamento all’aspettativa di vita, previsto per il prossimo 2019 avviando, al contempo, un tavolo di studio per individuare un nuovo criterio che rispetti le diversità e le peculiarità di tutti i lavori.
Inoltre, per sostenere le future pensioni dei giovani, è stato proposto sia l’utilizzo di uno strumento che, valorizzando la storia contributiva dei lavoratori, ne sostenga il futuro reddito previdenziale, sia il superamento degli attuali criteri previsti nel sistema contributivo, in quanto vera e propria penalizzazione per i lavoratori con redditi più bassi.
È necessario inoltre, prosegue la proposta unitaria, porre fine alle disparità di genere che ancora penalizzano le donne nel nostro Paese.
Un intervento sul solo meccanismo dell’Ape sociale, se pur importantissimo e che darà riscontro positivo a migliaia di persone, come abbiamo sempre sostenuto, è comunque limitativo, dunque occorre ipotizzare una misura più ampia con il riconoscimento di un anno di anticipo per ogni figlio per le donne, fino a un massimo di tre e il riconoscimento di un bonus contributivo per i lavori di cura, al fine di migliorare le pensioni delle donne.
Occorre operare, finalmente, una separazione contabile della spesa previdenziale da quella assistenziale al fine di dimostrare che la spesa per pensioni, in Italia, è sotto la media europea. Un ulteriore tema di confronto riguarda il rinnovo del Contratto di lavoro 2016-2018 del Pubblico Impiego.
Auspichiamo che entro i primi giorni di ottobre prossimo si chiuda con il Governo, sui quattro tavoli (centrale, locale, sanità, istruzione) per dare finalmente una risposta efficace agli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici e restituire piena titolarità alla contrattazione.
L’attesa è tutta, ormai, nella prossima Legge di bilancio dove sarà stanziata l’ultima tranche di risorse occorrenti, stimate in 1,2 – 1,3 miliardi.
L’attività della UST, in questi mesi, si è arricchita con la 2^ Giornata di incontro – tenuta contestualmente a Taranto e a Brindisi – con i Rappresentanti Sindacali Unitari (Rsu) e con le Rappresentanze Sindacali Aziendali (Rsa – Terminali Associativi) eletti nelle Liste Cisl Scuola, su iniziativa promossa dalla Federazione nazionale sul tema “Fare sindacato, fare comunità” e, nella stessa giornata (7 settembre u.s.) con i risultati per la elezione delle Rsu/Rls nell’Azienda Natuzzi S.p.A. vinte dalla Lista Filca Cisl; entrambi i casi hanno costituito segnali di verifica, di forte aggregazione e di altrettanto forte adesione ai valori della nostra Confederazione.
A tal proposito abbiamo espresso, con la nostra partecipazione alle rispettive iniziative, anche il compiacimento e la soddisfazione condividendo la scelta di voler incontrare le prime linee-Rsu evidenziando l’impegno profuso in termini confederali.
E’ evidente che il voler incontrare e ascoltare le Rsu potrà far realizzare, sempre più, quegli ottimi risultati che auspichiamo, così che si trasformino in ulteriori ricadute positive per il proselitismo e in maggiore radicamento sui posti di lavoro e sul territorio.
Quindi serve ancor più radicamento puntando ad una contrattazione sociale pragmatica, moderna e per dare corpo e senso al nostro comune impegno quotidiano di rappresentanza e di tutela, incontrando fisicamente le nostre prime linee, le nostre Rsu, i nostri delegati, insomma, le nostre persone che quotidianamente ci mettono la faccia, senza limitarsi ad semplice messaggio su Whatsapp o “post” su Facebook o Twitter.
Impegno, questo, che può essere sostenuto solo da una Cisl sempre più confederale, coesa, trasparente, capace di analisi, di studio, di proposta, di comunicazione, di forte iniziativa politica, articolata nel territorio e centrale nell’azione di rappresentanza e di tutela di lavoratori, pensionati, cittadini, consumatori, giovani, donne, immigrati e disoccupati.
Intendiamo, inoltre, fare riferimento ai valori, anche, della convivenza civile, dell’accoglienza di donne e uomini che emigrano a causa di guerre e di povertà assoluta, sofferte nei loro Paesi d’origine, della sicurezza sul piano globale a fronte delle tentazioni in atto a ridicolizzare spesso Istituzioni mondiali come l’ONU e la NATO, di implementare la paura di una nuova guerra nucleare e globale (Corea del Nord) e di fomentare populismi sconsiderati.
Ciò, oltretutto, avviene in presenza dello stillicidio di attentati spregevoli portati al cuore dell’Europa in nome di un fondamentalismo pseudo religioso violentissimo.
Valori questi ma anche temi, sui quali come Gruppi dirigenti ad ogni livello siamo chiamati a riflettere e ad esprimerci continuamente nei confronti dei lavoratori, per dare anche senso e concretezza ai principi fondativi della Cisl: democrazia, pluralismo, partecipazione, coesione, solidarietà, corresponsabilità, inclusione sociale.
Ora la scommessa che abbiamo sempre più di fronte, a livello territoriale, è quella di rendere esigibili tali valori e principi, coniugati nei luoghi di lavoro e nel territorio, con la nostra iniziativa per l’occupazione, lo sviluppo, il dialogo e la corresponsabilità sociale, per un welfare sostenibile e rispondente alle nostre specificità alquanto diverse da tutte le altre aree pugliesi.
Ed è proprio sui valori fondativi della nostra organizzazione, che nel corso del Congresso Confederale Nazionale, è stata dedicata una giornata dei lavori alle donne che sono vittime di maltrattamento, indotte alla prostituzione, sfruttate e a cui persone senza scrupoli cercano di togliere dignità e libertà e che ha generato in tutti noi, nei confronti di quante di loro si trovano in situazioni analoghe, la forte volontà di fare qualcosa di concreto.
Ebbene, la nostra Segretaria Generale Annamaria Furlan ci ha indicato la via, che passa dalla sottoscrizione della Campagna dell’Associazione Papa Giovanni XXIII per la liberazione delle donne vittime di tratta e di sfruttamento “Fermiamo la Domanda!” a sostegno alla legge Bini che potrebbe introdurre sanzioni per chi si avvale delle prestazioni sessuali di soggetti che esercitano la prostituzione.
Occorrono pochi minuti del nostro tempo per regalare una speranza a tante donne sfortunate; basta andare sul sito http://www.questoeilmiocorpo.org/petizione e inserire pochi dati per firmare la petizione e dimostrare che anche la sensibilità del nostro territorio per questi temi è più viva che mai!
La tratta di esseri umani e lo sfruttamento sessuale hanno come cause profonde la diseguaglianza tra uomini e donne e la povertà, aggravate dalle disparità etniche e da altre ingiustizie come i conflitti armati; le vittime appartengono alle categorie vulnerabili, in condizioni sociali e economiche sfavorevoli.
E su queste tematiche è stato importante per noi approfondire, il 22 agosto scorso a Taranto con l’europarlamentare Cecile Kyenge, le criticità del territorio in merito al fenomeno migratorio, lo sfruttamento e i problemi connessi all’immigrazione clandestina, perché si facesse portavoce al Parlamento Europeo, acquisendo informazioni da Cgil Cisl Uil.
Uniamoci, quindi, a questa battaglia, dimostriamo che insieme si può fare, divulghiamo il più possibile questa petizione e facciamola firmare, convinti del fatto che la Cisl Taranto Brindisi risponderà, così come sempre ha fatto, anche a questo invito.
Su questo fenomeno, per lo sfruttamento sessuale, prevediamo nelle prossime settimane, di chiedere un incontro al commissario prefettizio di Brindisi e al sindaco di Taranto, al fine da poter proporre l’ordinanza di qualche settimana fa del Sindaco di Firenze, Dario Nardella contro, appunto, la tratta delle prostitute.
Sarebbe un bel gesto se dovessero imitare il loro collega sindaco!
Su questi drammi, in questi giorni la nostra segretaria generale Annamaria Furlan ha sostenuto che è assurdo pensare “libertà sessuale nei confronti di chi non è libera e non ha scelta come le prostitute. Centomila donne costrette a vendere il loro corpo.
Il 65% lo fa per strada, il 37% ha tra i 13 e 17 anni.
La missione di un sindacato è anche questa. Come ci ha chiesto Papa Francesco, è stare vicini agli ultimi, alle persone più vulnerabili. È prenderle per mano e battersi al loro fianco. Basta donne sfruttate, violentate, picchiate.
Passa anche da questo genere di iniziative, la qualità della rappresentanza e rappresentatività della Cisl, nei luoghi di lavoro e nel territorio.
Rappresentanza e rappresentatività sindacale Cisl, che va sempre alimentata.
Bene ha fatto la nostra Usr con l’iniziativa di qualche settimana fa, che ha visto anche l’intervento di Gigi Petteni, segretario nazionale confederale Cisl, su tali argomenti e ci ha permesso di approfondire e comprendere meglio, che essere organizzati e preparati su rappresentatività e rappresentanza è sinonimo di maggiore e qualificata contrattazione sul territorio, al fine di risultare più efficienti nel gestire banche dati degli iscritti e quindi del tesseramento e di conseguenza anche nella gestione delle risorse economiche.
Insomma, rappresentanza e rappresentatività, sono il filo conduttore che tiene in vita ogni federazione e l’intera organizzazione sul territorio.
Quando parliamo di territorio, vogliamo ribadirlo, ci riferiamo alle nostre prime linee rispetto alle quali il nostro 2° Congresso ha assunto impegni e percorsi, appunto per consolidare un protagonismo della Cisl che nelle due aree di Taranto e di Brindisi è già sufficientemente radicato ma va regolato e perfezionato in un’ottica solo confederale.
Noi vogliamo fare ancora di più. Abbiamo strumenti messi a disposizione dalla Confederazione Nazionale come la banca dati Aida e Ocsel, che possono aiutarci di più nel confronto con le amministrazioni comunali sui bilanci, sulle imposizioni fiscali, sulle tariffe locali e sulla finalizzazione di risorse adeguate per i servizi sociali, arginando l’indisponibilità degli stessi Enti.
Intendiamo rilanciare il welfare come strumento non solo redistributivo ma anche di inclusione sociale fondato sui servizi, in grado di dare garanzia sui livelli essenziali di assistenza (Lea), in tutto il territorio, implementando la diffusione della medicina sul territorio con particolare riguardo alla prevenzione e alla riabilitazione.
In questa sfida beneficiamo di una ricchezza specifica: i nostri Segretari di federazione, i responsabili di enti e associazioni, dei servizi, i nostri delegati, delegate, Rsu, Sas, Responsabili di lega, Responsabili comunali, Terminali associativi, insomma tutto il nostro mondo variegato, che sempre con tanta dedizione, senso di appartenenza, professionalità contribuisce, ogni giorno, a fare della nostra organizzazione una grande Cisl.
La prima linea sono le nostre leghe, i nostri presidi nel territorio in tutti i comuni, sostenuti col grande sforzo in particolar modo dalla Fai e Fnp, e tutte le USC (Unioni Sindacali Comunali) per le quali abbiamo elaborato, condiviso e votato un regolamento con il preciso obiettivo di riorganizzarle compiutamente, alla luce dei nuovi regolamenti e del codice etico.
Dobbiamo accelerare questo percorso, così come abbiamo deciso insieme, nominando a breve un gruppo di lavoro che possa, nel più breve tempo possibile, concretizzare quanto abbiamo stabilito qualche mese fa, per crearne i presupposti per il loro vero funzionamento.
In questi ultimi anni, per effetto dei tagli ministeriali, i servizi fiscali CAF e di patronato INAS, sono stati messi a dura prova al pari della stessa loro tenuta sui territori, ottenendo comunque risultati su entrambe le province molto positivi. Certo non significa che è tutto rose e fiori, occorre lavorare per ottimizzare ancora lavoro e rapporti.
Nonostante gli effetti sociali della crisi ma anche dei pensionamenti di alcuni operatori di patronato, i due Enti hanno sempre svolto il loro compito di assistenza sul territorio, compresi anche momenti di formazione congiunti con la confederazione territoriale, rivelatisi particolarmente efficaci e su materie, come quella previdenziale, in continuo divenire sul versante legislativo.
Gli accordi sottoscritti, con il Patronato attraverso anche il rilascio di una password per accedere alla banca dati Inps con una serie di Federazioni rispetto a collaboratori formati adeguatamente, potranno dare un grande contributo sia in termini di risposte alle persone che di proselitismo all’intera Organizzazione.
Contestualmente prendiamo atto quotidianamente, di quanto sia diventato difficile il lavoro svolto dalla società servizi fiscali regionale Sounire e da tutti i punti Caf diffusi nei due territori.
Ma riteniamo che bisogna occuparcene più di quanto abbiamo fatto finora, investendo tra i nostri iscritti, il solo 60% dei quali si rivolge al nostro sistema servizi.
E sui servizi, così come aveva anticipato al XVIII Congresso la nostra Segretaria Generale Nazionale, dopo alcune variazioni approvate il 21 settembre u.s. nel Consiglio nazionale oltre alla sostituzione di alcuni componenti, si è provveduto anche ad affidare ad una commissione il compito di condividere analisi e percorsi per comprendere cosa fare per migliorare strutturalmente il sistema dei servizi.
Serve accurata analisi della commissione, in modo da comprendere come intervenire, come ampliare l’offerta dei servizi, come renderli più inclusivi.
Le nostre associazioni Adiconsum, Anteas, Sicet, completano l’offerta agli iscritti su tematiche non residuali se pensiamo alle truffe, agli inganni sempre in agguato nei confronti del cittadino consumatore, all’emergenza abitativa che soprattutto in questo lungo periodo di crisi ha aggravato, complicandola, la vita di tante persone e famiglie.
Altrettanto importante è il lavoro che continuano a svolgere le nostre Anteas rivolto non solo alla fascia della terza età, bensì svolge un’azione straordinaria alle persone, immigrati e a tante donne.
In chiusura vogliamo lanciare ancora il nostro appello alla confederalità, coscienti come siamo che protagonismo significa recuperare tutti insieme una grande capacità di azione sinergica nel guardare al bene comune ed agli interessi generali, in modo da creare qui, su questi due territori, condizioni nuove per programmare e progettare il futuro, rilanciandone gli obiettivi ed i progetti di crescita economica.
Il territorio è centrale all’azione quotidiana della Cisl, è centrale all’azione della contrattazione aziendale, così come è centrale la formazione in modo da poter leggere non più solo esigenze e bisogni dei lavoratori e delle loro famiglie e quindi come rappresentare le loro esigenze, ma servirà anche a comprendere le esigenze delle aziende che qui insistono e generano insieme ai lavoratori lo sviluppo del territorio.
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