May 11, 2025

Genere: dark wave/folk/psychedelic

Ogni nuovo disco dei Current 93 è a suo modo un evento che si attende con trepidazione tentando di indovinare quale sarà la nuova strada intrapresa dal master mind David Tibet, artista eclettico capace di marchiare a fuoco ogni genere in cui si è cimentato: iniziando dall’industrial per finire con il minimalismo contemporaneo, passando dal folk, la dark wave e la musica psichedelica. Il nuovo I Am The Last Of All The Field That Fell, “venticinquesimo” album di una discografia sterminata, aveva suscitato parecchio clamore sin dall’annuncio degli ospiti che vi avrebbero preso parte: Nick Cave, John Zorn (e il suo magico sax), Antony Hegarty (il portentoso cantante degli Antony and The Johnsons) e Jack Barnett dei These New Puritans. Per approcciarsi nel migliore dei modi ad un disco dei Current 93 è bene tenere sempre a mente l’aura apocalittica che circonda David Tibet, tratto distintivo di ogni sua produzione, nonostante il camaleontico e polimorfo dizionario musicale impiegato. Il brano di apertura “Invisible Church” è una lenta narrazione che si dipana attraverso un pianoforte che rifiuta le melodie aggraziate, “Those Flowers Grew” celebra l’ingresso del sax di Zorn (mai eccessivo o autoreferenzialmente virtuosista) nel bel mezzo di una chitarra carica di wah wah, tessendo un tributo personalissimo alla scena progressive anni 70′. “Mourned Winter Then” è una struggente ballata impreziosita dalla voce celestiale di Antony Hegarty, mentre “And Onto PickNickMagick” è probabilmente il capolavoro del disco: le chitarre distorte e graffianti fanno da contraltare al delicato suono del flauto, su cui svetta in tutta la sua dissonanza il pianoforte. Il brano assume presto connotati spaziali, la chitarra si fa sempre più aggressiva con un basso sempre più ansioso. Nel marasma strumentale convergono le voci di Bobbie Watson (cantante dei Comus) e dello stesso David Tibet con la sua riconoscibile litania. “Kings and Things” è invece cupa e minacciosa e rappresenta un altro degli episodi più riusciti dell’album quello che forse cattura meglio l’anima occulta dei Current 93. Il pezzo è costruito sullo spoken word di Tibet ed una triste melodia di pianoforte a cui fa da sfondo la voce della Watson, il lontananza si percepisce un rumore sinistro che sembra poter esplodere da un momento all’altro. Il disco si chiude con un altro ospite d’eccezione: Nick Cave presta la sua voce nella conclusiva “I Could Not Shift The Shadow”, andando a suggellare insieme al sax di Zorn un album che segna il grande ritorno dei Current 93.

James Lamarina

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