Un post pubblicato sulla pagina ufficiale del Comune di Brindisi ha scatenato un’ondata di reazioni polemiche da parte degli utenti, che hanno commentato negativamente il contenuto, ritenuto sgrammaticato, inopportuno e poco professionale per una pagina istituzionale.
Il post, che loda un’azienda della zona industriale, ha suscitato l’indignazione di molti cittadini, i quali hanno espresso dubbi sulla trasparenza e sull’utilizzo di una pagina ufficiale del comune per promuovere un’impresa privata.
Paola Di Giulio è stata tra i primi a commentare: “Ma stiamo scherzando? Sono fuori di testa, chi è il responsabile della comunicazione? Poveri soldi nostri”.
Antonio Tripodi e Antonio Gaudiomonte si chiedono se sia legittimo che il comune sponsorizzi una società privata. Gaudiomonte ha provocatoriamente insinuato: “MA CHE COSA SI DEVE PENSARE? CHE È UNA MARCHETTA?”, segnalando come nemmeno i media tradizionali avrebbero raggiunto simili livelli di pubblicità non richiesta.
Le critiche non si sono limitate alla sostanza del post, ma hanno anche toccato la forma, come segnalato da utenti come Domenico Mirabella e Diego Simone, quest’ultimo ironizzando sulla qualità del lavoro del personale comunale: “Ma davvero paghiamo questi qua.
Ma davvero paghiamo questi qua? Mi date indietro la quota parte delle mie tasse che utilizzate per pagarvi? Xke qui non si tratta più di follia?”
In molti, come Francesco Braghò, hanno criticato la gestione della comunicazione del comune, chiedendosi se fosse stata una scelta algoritmica o umana quella di pubblicare “pubblicità inopportuna” sulla pagina di una città capoluogo di provincia. Altri, come Federica Bruno Stamerra e Ida Santoro, si sono concentrati sull’aspetto grammaticale del post, suggerendo modifiche o addirittura la cancellazione del contenuto, ritenendo inaccettabile che una comunicazione ufficiale potesse includere errori così evidenti.
Il post, definito da qualcuno “allucinante” o “vergognoso”, ha visto anche commenti più leggeri, come quelli di Maria Pi (non si capisce niente… ma è italiano?), Simona Taveri (l’ha scritto zio Michele?), Tiziana Titti Trinchera (che sarcasticamente, si è soffermata sull’uso della parola “assurga”) e Francesco Mauro (con un lapidario “in che senso”).
La nota pagina satirica “La Garzetta di Brindisi” ha commentato: “Cosa vi memiamo a fare? Ci stare rubando davvero il lavoro”.
Sulla stessa linea anche Andrea Hoppus Vitale: “Non mi vergogneró mai e poi mai della mia città, MAI, ma voi ci state mettendo tutto voi stessi per farci vomitare ogni stra maledetto giorno! Vergogna!”
Sul piano politico si segnala la posizione del Partito Democratico di Brindisi che si chiede “Qual è il criterio utilizzato per le pubblicazioni sulla pagina istituzionale #Facebook del Comune di Brindisi?
Ci sia permesso di esprimere alcune perplessità sulla nota pubblicata oggi sulla pagina facebook del Comune di Brindisi.
Sorvoliamo su un possibile uso eccessivo di strumenti automatici per la stesura del testo e per lo stile linguistico discutibile.
Quel che, però, non è accettabile è che la pagina ufficiale del Comune venga utilizzata per promuovere una specifica azienda privata ed il suo rapporto con le scuole del territorio.
Pur apprezzando l’iniziativa #scuola-#lavoro, riteniamo che il Comune debba sempre mantenere un profilo neutrale senza trasformare il canale pubblico istituzionale in un veicolo promozionale per interessi privati.
Se così non fosse, ci aspettiamo che, da domani, il Comune apra lo spazio istituzionale a tutte le realtà formative e alle numerose aziende, locali e non, che ogni giorno contribuiscono a creare opportunità per i #giovani brindisini, dando loro la possibilità di costruirsi un futuro nella propria città.”
In ogni caso il post solleva l’interrogativo su come le amministrazioni pubbliche debbano gestire le loro comunicazioni e mantenere un livello di professionalità che rispecchi il loro ruolo istituzionale.
Restano da chiarire le motivazioni dietro il post e se l’amministrazione brindisina vorrà continuare su questa linea.
Intanto, il dibattito continua ad infiammare i social.
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