June 25, 2025

Lo dicono i numeri e lo conferma la platea di cittadine e cittadini che accedono tutti i giorni ai Palazzi di Giustizia italiani: le lavoratrici e i lavoratori precari, unitamente al personale storico, hanno migliorato e continuano a migliorare la Giustizia nel nostro Paese! Stabilizzare tutte e tutti, anche con fondi che gli stessi precari permettono di risparmiare sul Bilancio dello Stato, è una questione sociale e del Paese tutto.

Nessun passo indietro è accettabile! Stabilizzare le precarie e i precari che hanno già maturato una significativa esperienza e importanti competenze nel settore significa adempiere al compito di fornire alle cittadine e ai cittadini una giustizia più equa, più veloce e più moderna.
Proprio questo Governo dovrebbe assicurare tutto ciò, in linea con gli impegni assunti in ambito europeo, per non lasciare che si traducano in mera propaganda gli appelli al giusto processo.

In questo 30 giugno 2025, ad un anno esatto dalla scadenza del contratto di circa 12.000 lavoratrici e lavoratori a tempo determinato (funzionari upp – operatori data entry e tecnici dell’amministrazione), una iniziativa forte e pubblica è necessaria per rendere palese ogni aspetto che tocca la loro stabilizzazione. La vicenda riguarda sia la tutela della dignità del lavoro e le prospettive individuali e collettive, ma anche e soprattutto il futuro stesso del sistema Giustizia e del nostro Paese.

Il contributo dato dalle precarie e dai precari in questi anni all’ammodernamento del sistema giustizia, dalla riduzione dell’arretrato sino all’innovazione digitale ed organizzativa è innegabile! Sarebbe un grave errore per la Pubblica Amministrazione decidere di disperdere le competenze trasmesse e messe a disposizione da migliaia di lavoratrici e lavoratori che, con spirito di servizio ed appartenenza, senza una prospettiva certa di futuro, sono impegnate e impegnati ogni giorno con la migliore professionalità possibile.

 

Non siamo fantasmi – dichiarano alcuni di loro – siamo lavoratori reali che ogni giorno svolgono funzioni vitali per il sistema giudiziario, ma veniamo trattati come figure marginali, senza diritti né prospettive.”
La stabilizzazione di solo metà del personale attualmente in servizio, come nelle intenzioni del Governo scritte nel Piano strutturale di Bilancio – su cui mancano però ancora le risorse per 3.000 unità – penalizzerà anche il personale in servizio a tempo indeterminato, già segnato da trent’anni di mancati investimenti che hanno comportato un innalzamento dei carichi di lavoro a causa delle gravi carenze di organico, e un deterioramento del sistema Giustizia nel suo insieme (già manchevole di circa 30% del personale necessario). Come se non bastasse, i lavoratori a tempo indeterminato dovrebbero riprendere tutti i servizi e i ruoli ora affidati a Funzionari Addetti all’Ufficio per il Processo, a Tecnici di Amministrazione e ad Operatori Data Entry, nel continuo – seppur lento – avanzamento tecnologico dei sistemi e delle piattaforme di lavoro.

 

Infatti, non rivendichiamo solo la stabilizzazione, ma anche la definizione – finalmente – di un nuovo accordo integrativo di tutto il personale (l’ultimo risale al 2010!) per garantire il giusto riconoscimento alle migliaia di lavoratori che da anni “tirano la carretta” senza alcun riconoscimento sul piano economico e della valorizzazione delle professionalità.
È allora rivendichiamo una lotta di tutti e per tutto il Sistema Italia, attraverso concreti investimenti per stabilizzare le precarie e i precari del Ministero della Giustizia e per garantire percorsi di crescita professionale ed economica a tutto il personale della Giustizia! Anche per non sprecare, ancora una volta, le risorse delle istituzioni europee (in parte da rimborsare e in parte provenienti dalle stesse tasse italiane), e mancare nuovamente l’obbiettivo di traghettare l’Italia nel Terzo Millennio.

Per questi motivi, il prossimo 30 giugno, la FP CGIL e le lavoratrici e i lavoratori del Ministero della Giustizia, effettueranno dei sit-in davanti alle sedi del Palazzo di Giustizia in tutti i territori, per rendere pubbliche le motivazioni della loro protesta.

 

FP CGIL

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