Genere: progressive
I Gazpacho sono una band progressive norvegese arrivata all’ottavo album della carriera con l’ultimo concept album Demon, incentrato sul fantasioso ritrovamento di un manoscritto praghese intriso di simbolismi pagani, che racconta l’autobiografia di un cacciatore di demoni. La casa discografica del gruppo, la K-Scope, è già di per sé un indizio sulla proposta musicale del gruppo, essendo l’etichetta notoriamente improntata verso sound “sperimentali“di confine, non a caso fra le band facenti parte della stessa label si annoverano i connazionali Ulver e gli inglesi Anathema, punti di riferimento del panorama avanguardistico.
Demon è un disco progressive leggermente atipico per gli standard moderni: ad i lunghi assoli e virtuosismi dei singoli, preferisce puntare su arrangiamenti ricercati che fanno ampio uso di orchestrazioni (ed una sporadica fisarmonica), puntando su una grande accessibilità, merito anche di una voce estremamente melodica.
In Demon si respira un atmosfera quasi fiabesca, che colloca l’album fuori dai lidi prettamente heavy o rock, come avviene in “The Wizard Of Altai Mountain” il cui finale sembra essere uscito direttamente da un disco di Goran Bregovic o dei Beirut. Tratto distintivo di Demon è la spazialità dei pezzi, che si dispiega in sezioni di ampio respiro in cui le tastiere, gli archi e la voce eterea disegnano paesaggi intrappolati in una atemporalità lirica di impatto; “I’ve been walking part 2” è forse il brano più rappresentativo, con il suo incipit carico di pathos che inaugura una ballata di ben tredici minuti inframezzata da delicati interludi pianistici. La conclusiva “Death Room” è un lungo brano di diciotto minuti, la suite più elettrica del lotto, dove si fanno sentire le chitarre elettriche, ma solo per brevi momenti, perché i Gazpacho non perdono mai di vista la rotta, con un album che suona fortemente omogeneo, imbastendo brani dal forte sapore sinfonico, che hanno il pregio di non essere mai pacchiani (un difetto in cui incorrono molti gruppi del genere). Volendo fare un paragone esclusivamente“atmosferico”, al netto della perizia tecnica, compositiva ed inventiva, si potrebbe affermare che Demon viaggia nella stessa direzione bucolico-fiabesca di Selling Englang By The Pound. I Gazpacho hanno confezionato un album sognante che suona fresco ed ispirato, un disco progressive più nella concezione dei brani che non nell’esecuzione.
James Lamarina
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