Genere: elettronica/ambient
Hauschka è il nome d’arte del compositore tedesco Volker Bertelmann, pianista noto per la sua vena avanguardista caratterizzata dal ricorso al cosiddetto “piano preparato”. Ovvero un pianoforte modificato inserendo vari tipi di oggetti fra le corde, per cambiare la timbrica dello strumento, ottenendo così suoni alterati ed anche causali, aspetto che è inoltre oggetto di veri e propri “studi sonori”. Hauschka è un musicista che non si è certo fatto pregare e non ha lesinato “peripezie” al suo pianoforte: pezzi di pelle, feltro e gomma fra le corde, martelletti rivestiti di alluminio nonché svariati oggetti legati sulle corde. Il suo nuovo album Abandoned City è un concept sulle città abbandonate (come suggerisce titolo) a cui rimandano gli stessi titoli delle canzoni.
Stilisticamente parlando Abandoned City è un disco nato dalla fusione fra elettronica, dance e partiture classiche. I pezzi sono estremamente orecchiabili e percussivi, frutto della preparazione a cui è stato sottoposto il pianoforte, che lo rende utilizzabile anche in fase ritmica. Il concept farebbe pensare ad una proposta musicale incentrata sul silenzio, con sporadiche incursioni “energiche”, quasi a voler sottolineare lo stato di abbandono dei nuclei urbani. In realtà non è così, ogni canzone “vibra” e pulsa. L’iniziale “Elizabeth Bay” è uno stravolgimento della wagneriana “Flying Dutchman”, un pianoforte sordo dà il via alle danze con note basse che suonano quasi fossero delle corde pizzicate. Il brano evolve verso un crescendo di melodie futuriste ed incursioni elettroniche, creando uno spaesamento temporale che unisce tradizione ed avanguardia, che culminano nella finale selva di riverberi e stratificazioni sonore che chiudono nel silenzio. Inquietante il brano “Pripyat”, dedicato all’omonima cittadina del nefasto Reattore 4 di Chernobyl. Il pezzo si sviluppa lungo il dialogo fra le basse note percussive del pianoforte e melodie sinistre di diverse ottave più alte. Nel mezzo dei fraseggi, fughe pianistiche improvvisate, che diventano assolute protagoniste del brano. “Angdam” è la canzone manifesto dell’album dove il piano preparato mostra tutte le sue potenzialità easy-listening, trasformando l’avanguardia in orecchiabilità: i beat elettronici, fanno da sfondo a fraseggi pianistici “naturali” e rumorismi “preparati”.“Craco” è un quadretto pianistico minimalista che stempera la tensione sperimentale di Abandoned City, con una impostazione maggiormente ancorata ad uno stile classico più definito.
Il nuovo lavoro di Hauschka è un disco intrigante, dinamico e riflessivo al tempo stesso, che non raggiunge certamente le peripezie sperimentaliste di John Cage, avendo il pregio di riuscire a coniugare avanguardia ed orecchiabilità.
James Lamarina
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