December 11, 2024

Quando si legge, si legge di tutto. Quando si scrive si scrive di ciò che si conosce. Quando si parla troppo spesso accade che, nella foga del discorso, la lingua sia più veloce del pensiero. Ovvio che ciò accada soprattutto a chi usala lingua per guadagnarsi da vivere.

E dunque leggendo di tutto, grazie alla mia amica Patrizia, mi sono imbattuto sulla cronaca relativa al processo ENEL.
Occupandomi ormai di cose molto meno importanti (m’arrabatto tra bicchieri e stoviglie) m’era davvero sfuggito l’appuntamento con l’ineluttabile momento della verità.

Son trascorsi diversi anni da quando seguivo gli infervorati movimenti ambientalisti che transumavano sui corsi cittadini additando il mostro energetico come causa di tutti i mali della città.

Avevano ragione da vendere, ma si sa, il tempo delle lotte è lungo, il guerriero si stanca, qualcuno preferisce la partita di basket per rilassarsi, qualcun altro nell’equazione salute (altrui e propria)-lavoro (proprio) preferisce il secondo e così, tranne alcuni gruppi sempre più piccoli, il movimento scema. Qualche leader riscuote il successo in termini elettorali o d’altro tipo e tutto si ferma.

Solo che quando il treno parte possono esserci degli organi dello Stato che prendono atto di alcune segnalazioni e indagano, e capita che, indagando indagando, acclarino alcune fattispecie si configurino come reato e che, come è giusto che sia, il tutto vada certificate in un libero dibattimento davanti ad una corte giudicante.

Il tempo passa e il giorno del giudizio arriva, magari quando i colorati manifestanti sono stufi di manifestare. Restano, solo e soli, i grigi segugi. E il giudizio, in uno stato di diritto, mette di fronte gli accusatori, a cui va l’onere di provare incontrovertibilmente l’accusa con poderosi accertamenti di fatti, e la difesa, che non ha il dovere di far luce sui fatti, ma solo di provare a smontare l’accusa.

La realtà dell’accusa contro le fantasie della difesa, giustamente. E questo riporta la cronaca.

Sembra che un avvocato della difesa abbia bistrattato uno degli investigatori. Ha chiesto conto della differenza tra la polvere di carbone dichiarata dalle indagini e la “pece” che si produce per l’incivile abitudine dei contadini di bruciare sterpaglie e residui secchi delle piante.

Meraviglioso!!! Altro che Perry Mason.
Voi cari poliziotti siete corsi dietro alle folate di vento che spazzavano carbonile e nastro trasportatore e non vi siete accorti dei mucchi di stoppie, erba secca, e residui di potatura che dei criminali contadini bruciano nei campi? Avete il salame sugli occhi o siete prevenuti?

Resta da spiegare per quale ragione TUTTI i residui dei falò assassini si ostinino a volare vicino a Cerano, ma v’è certezza che la coorte difensiva troverà una spiegazione convincente. A Cerano esiste una forza attrattiva specifica per la pece da residui legnosi e non ce ne siamo mai accorti?

Nulla di tutto questo.

Siamo in grado di svelare l’arcano ancor prima della prossima udienza.
È noto che, nottetempo, dispettosi folletti si aggirano per le campagne facendo scherzi cretini come annodare le code dei cavalli o spostare masserizie. Ma la loro attività principale è quella di nascondere continuamente dei pentoloni pieni d’oro.

Già i dobloni d’oro. Ma dov’è che questi maledetti Laùri prendono l’oro?

In realtà possiamo dire che Cerano è la base segreta della Befana, da lì raccoglie ceneri e carbone da distribuire ai bambini cattivi nella notte fra il 5 e il 6 gennaio di ogni anno. I Laùri sono sul libro paga della vecchia megera, un doblone d’oro per ogni secchio di pece trasportata sulle terre di Cerano.

Questa è la Difesa che ci piace, non solo manda assolti gli accusati, ma aiuta a trovare il vero colpevole.
Gli inquirenti, per incapacità o malafede, hanno preferito una delle piste a scapito di altre. Hanno indagato dei galantuomini e, fors’anche delle galandonne (si può dire o è sessismo?) mettendoli alla berlina, mentre i veri criminali agivano indisturbati nottetempo e il loro capo continua tranquillamente a passeggiare a cavallo di una scopa.
Inutile, quindi, la prossima udienza, può servire solo ad Alessandro Cucurachi, a cui lascio un caro saluto e rammentandogli : “vivemmo sfidando il ruggito dei leoni, possiamo spaventarci al raglio degli asini?”

Pino De Luca

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