ANTONIO SOLAZZO (CISL)
Ancora un morto sul lavoro nel nostro territorio a Brindisi dove, nello stabilimento zuccherificio nella zona industriale, posto ora sotto sequestro, un operaio di 46 anni, originario di Latiano, eseguiva lavori di manutenzione su un nastro trasportatore che gli ha tranciato un braccio, causando la perdita di molto sangue per cui è stato inutile l’immediato trasporto in ospedale.
E’ una scia pressoché interminabile di infortuni mortali, che potrebbe essere equiparata ad una guerra, dove cade un uomo o una donna ma senza che siano colpiti da arma da fuoco.
Molti di questi infortuni potrebbero benissimo catalogarsi come veri e propri omicidi, giacché nessuno esce di casa per recarsi sul posto di lavoro e da lì non farvi più ritorno.
Come Cisl Taranto Brindisi esprimiamo cordoglio e solidarietà agli affetti più cari del lavoratore deceduto ma, al contempo, auspichiamo che le Autorità competenti facciano presto ad individuare chiaramente le cause della morte e, poi, precisate le colpe ad applicare pene pesanti.
Solo qualche giorno fa l’Osservatorio sicurezza sul lavoro e ambiente di Vega Engineering sulla base dati dell’Inail e dell’indice di incidenza, ha indicato Brindisi al primo posto in Italia per gli infortuni mortali, esclusi quelli in itinere.
Ma noi vorremmo vedere Brindisi piazzarsi ai primi posti in ben altre competizioni!
Le ultime disposizioni del decreto PNRR circa le misure in tema di salute e sicurezza sul lavoro sono state un piccolo passo, perciò bisogna fare assai di più e su questo come Cisl siamo mobilitati da mesi con assemblee a tappeto, sia territoriali nei luoghi di lavoro, che regionali e non ultima quella nazionale a Roma del 13 aprile scorso.
Nel territorio Taranto Brindisi, da tempo stiamo portando il tema della sicurezza anche nelle scuole, perché siamo consapevoli che bisogna partire innanzitutto da una rivoluzione formativa e culturale fin dai primi anni del percorso scolastico.
Insistiamo, però, che siano inaspriti controlli, ispezioni nei luoghi di lavoro e che le pene siano effettivamente applicate.
Non ci fermeremo fino a quando non si fermerà questo scempio nazionale per il quale anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affermato che “Il lavoro non è una merce, è diritto da tutelare!”
ANTONIO MACCHIA (CGIL)
E’ il terzo morto sul lavoro nell’arco di appena due mesi. Oggi, a Brindisi, abbiamo assistito all’ennesimo capitolo di una strage che continua nonostante le innumerevoli denunce, scioperi e campagne referendarie. Stanotte un altro operaio ha perso la vita per un braccio tranciato crudelmente dai macchinari presso lo zuccherificio. L’incidente si aggiunge alla dolorosa lista del 2024 che include già Giuseppe Petraglia, morto dopo una caduta di 10 metri, e Gianfranco Conte, vittima di uno schiacciamento fatale a distanza di meno di due settimane l’uno dall’altro (era lo scorso marzo). Tre incidenti sul lavoro orribili e terribili per la loro gravità che non possono rimanere nella sfera solo di quella parte di comunità che ha subito questo orribile lutto.
In questo momento di profondo dolore, la nostra solidarietà va ai familiari del lavoratore tragicamente scomparso oggi e a quelli del passato recente e remoto. Ma la solidarietà non basta più.
Al di là di eventuali responsabilità su cui sono in corso accertamenti questi non sono incidenti isolati ma episodi di una guerra non dichiarata contro i lavoratori. Nel 2023, Puglia ha contato 27.580 infortuni sul lavoro, una media di 75 al giorno, con 78 vite spezzate, incluse quelle perse in itinere. I dati del 2024 sono ancor più allarmanti con un aumento degli infortuni e già 7 morti nei primi due mesi, con l’ultimo siamo già alla quota di 8 morti in 4 mesi. La media di due morti al mese. Il paradosso assurdo è che probabilmente uccide più il lavoro che la mafia.
La prevenzione è una necessità, non un optional. Gli investimenti in sicurezza e la formazione sono essenziali, non solo per il benessere dei lavoratori ma anche per la sostenibilità delle aziende. Le leggi ci sono, ma senza un’applicazione ferrea e costante, restano lettera morta.
La CGIL insiste e continuerà a lottare: il nostro impegno attraverso la campagna referendaria mira a rendere centrali le vite umane nel tessuto produttivo del paese. Non possiamo e non dobbiamo accettare che il lavoro diventi sinonimo di rischio mortale.
Riaffermiamo il nostro impegno per la sicurezza, una causa che non tollera più rinvii. Ci uniamo in lutto, ma rinnoviamo con forza la chiamata all’azione. La strage deve finire ora. Svegliamoci! «Fermiamo la mattanza sui luoghi di lavoro, la vita al centro del lavoro. Ora e sempre».
FABRIZIO CALIOLO (UIL)
Abbiamo condiviso in queste ore il cordoglio per l’ennesima morte sul lavoro nel nostro territorio. Siamo consapevoli che nessuna formula consolatoria potrà restituire alla famiglia ed alla comunità latianese il giovane operaio morto in uno Stabilimento brindisino.
Ancora una volta esprimiamo vicinanza alla famiglia per l’ennesima vittima di una mattanza che più si esorcizza e più sembra emergere con prepotenza. Ogni commento è oramai stucchevole davanti al fenomeno.
Se da un lato abbiamo sempre avuto consapevolezza che le parole fossero insufficienti, ora abbiamo l’esatta percezione che non bastino neppure l’impegno serio, costante ed energico che il Sindacato, locale e nazionale, porta avanti da tempo. La Campagna #zeromortisullavoro è da anni in cima ad ogni iniziativa, settore e contesto di azione che il Sindacato porta avanti eppure siamo consapevoli che da sola non basta. È il momento dei fatti, delle risposte, delle azioni concrete.
Per questa ragione la UIL di Brindisi, constatata la lentezza e le mancate risposte dei Tavoli regionali in materia convocati in questi ultimi mesi, si farà portatrice a livello provinciale di un momento di sintesi fra tutti gli attori del territorio che a vario titolo si occupano di Salute e Sicurezza sui luoghi di lavoro: dai Sindacati, alle Associazioni Datoriali, all’Inail, allo Spesal, alla Asl. Individuare le maggiori criticità ed elaborare una unica, forte, voce di Brindisi sui Tavoli che contano ci sembra l’unica azione concreta e ragionevole.
Occorre fare insieme, in fretta e con il massimo impegno per onorare la memoria di quanti hanno perso la propria vita e per il rispetto che si deve alle tante, troppe, famiglie che hanno ipotecato il proprio futuro solo per aver «concesso» ad un proprio caro di recarsi a lavoro. Una piaga inaccettabile che vedrà il Sindacato coinvolto in modo concreto. Perché sia davvero un «mai più».
UILA PUGLIA
Uila interviene all’indomani dell’ennesima tragedia avvenuta sui luoghi di lavoro, nello specifico lo zuccherificio SRB di Brindisi. “Il nostro primo pensiero va ai familiari della vittima – dichiara il Segretario Nazionale UILA, Gabriele De Gasperis – ai quali esprimiamo il nostro cordoglio e la nostra vicinanza. Tuttavia, accanto alla rabbia e al dolore, sentiamo la responsabilità di chiedere, come abbiamo fatto e come continueremo a fare, il rispetto per la vita delle persone. È necessario – continua De Gasperis- che le istituzioni e la politica (intesa in tutta la sua interezza) facciano di più per trovare soluzioni efficaci e immediate, in particolare sulla delicata questione che riguarda gli appalti”.
Il Segretario Generale della UILA Puglia, Pietro Buongiorno afferma: “Bisogna rafforzare la prevenzione e la formazione, incrementare le ispezioni e il numero degli ispettori del lavoro e diffondere la cultura della prevenzione che spesso non rappresenta una priorità. La campagna Zero morti sul lavoro promossa dalla UIL non è un simbolo nè uno slogan propagandistico, è un impegno quotidiano che chiediamo in tutti i luoghi di lavoro, volto a fermare questa strage che ogni anno continua a mietere sempre più vittime”.
Interviene in merito anche Luigi Vizzino, Segretario Territoriale della UILA di Brindisi: “Un dramma, l’ennesimo, in un territorio povero di occupazione, in un’azienda nella quale i temi della sicurezza costituiscono argomento caratterizzante dell’azione di tutela sindacale. In attesa che le indagini consegnino la verità sui fatti e sulle dinamiche che l’hanno generata, esprimiamo vicinanza e cordoglio alla famiglia. Gridiamo il dolore del sindacato e di tutti i lavoratori impegnati nello stabilimento che chiedono verità e giustizia. Non si può morire di lavoro e per il lavoro pretendiamo che ci sia più impegno ed attenzione sui temi della sicurezza sul lavoro”.
FAI-CISL, FLAI-CGIL, UILA
Basta morti sul lavoro!!!
Questa notte un giovane operaio dipendente della Sedec , impegnato presso lo stabilimento SRB SPA di Brindisi, ha perso la vita in circostanze che sono oggetto di indagine da parte degli organi preposti. Giunga corale e sentito il cordoglio ai famigliari e venga colta, finalmente, la necessità che la sicurezza sul lavoro e la cultura della prevenzione siano la priorità per le imprese e le istituzioni di questo Paese e di questo territorio.
L’industria alimentare, fiore all’occhiello del territorio brindisino, unica realtà industriale manifatturiera nata negli ultimi 10 anni, svolge alcune attività in regime di appalto. Fra queste quelle del nastro trasportatore dello zucchero di canna affidata alla Sedec. Attendiamo l’esito delle indagini ma intanto va ribadito che la sicurezza sul lavoro, indipendentemente dall’azienda da cui si dipende, non può essere relegata a noiosa e costosa appendice dei costi produttivi. La persona deve recuperare centralità nel processo lavorativo. Vanno garantire sicurezza ed incolumità, sempre!
Per Fai, Flai e Uila la sicurezza costituisce un imperativo e proprio ieri è stato richiesto un incontro urgente, a Confindustria e a Srb, al fine di discutere sul tema della sicurezza e sulla prevenzione infortunistica, sollecitati dalle richieste delle maestranze impegnate nello stabilimento.
L’incremento esponenziale degli infortuni sul lavoro deve costituire monito per tutti perché non ci siano altre famiglie che aspetteranno invano il rientro dal lavoro del proprio caro. Per parte nostra oltre al cordoglio ed alla vicinanza impegno e lotta per un Paese migliore e per un lavoro più sicuro. Per questo in uno con le Rsu abbiamo deciso di svolgere una giornata di sciopero sui temi della sicurezza.
COSIMO QUARANTA – COBAS BRINDISI
L’ennesima vittima sul lavoro, l’ennesima vittima dell’ipocrisia delle Istituzioni.
Il Sindacato COBAS ha appreso con rabbia e tristezza la notizia della morte di un altro operaio, di un altro giovane lavoratore, a distanza di appena poche settimane dall’altro tragico evento accaduto negli stabilimenti Jindal.
È già il terzo incidente mortale sul lavoro nella provincia di Brindisi dall’inizio dell’anno nonostante i proclami di Enti e Istituzioni locali per dare una stretta decisa agli incidenti sul lavoro nel nostro territorio.
Ma fino a quando ai proclami non seguiranno i fatti pare assai difficile o praticamente impossibile pensare di poter debellare gli incidenti sul lavoro e quindi, fino a quando i lavoratori continueranno ad essere ostaggio del ricatto occupazionale e del precariato spinto, non potranno mai dirsi di essere al sicuro nei luoghi di lavoro.
Oggi il mondo del lavoro è in grande sofferenza perché prevale la logica del profitto e del capitale che considera i lavoratori alla stessa stregua delle merci.
Dinamica che si trascina da diversi decenni a questa parte, da quando il mondo del lavoro è stato svuotato della sua centralità da una politica “nostrana” miope e marcatamente iperliberista che ha tirato solo a vantaggio del profitto, a vantaggio della logica di mercato, anziché verso i bisogni dei cittadini in quanto lavoratori.
Vale senz’altro la pena di ricordare ai nostri “politicamente distratti” che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e che il nostro ordinamento riconosce a tutte e tutti il diritto al lavoro.
Il lavoro è, quindi, uno dei valori fondamentali del nostro Paese e non può essere compresso né nei diritti e né nella dignità.
Ed è chiaro che laddove, nei luoghi di lavoro, i diritti e la dignità dei lavoratori saranno compressi e calpestati il lavoratore avrà sempre paura di contestare il suo padrone per la mancata sicurezza sul posto di lavoro che mette a repentaglio l’incolumità sua e dei suoi colleghi e di conseguenza sarà costantemente sotto pressione psicologica, costretto a mettere in conto il rischio di essere vittima di un incidente, lieve, grave o mortale che sia, pur di portare il pane a casa.
Fino a quanto la logica del profitto avrà il predominio sui diritti e sulla dignità del lavoratore sarà sempre surreale ogni intenzione annunciata nella direzione della maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro, specialmente se l’intenzione viene annunciata con falsità in ogni circostanza di un evento tragico e luttuoso.
La sicurezza ha un costo per il datore di lavoro e questo costo gli sottrae margini maggiori di profitto ed ecco perché è impensabile che nelle imprese nelle quali il profitto viene prima di ogni cosa ci sia pieno rispetto delle regole e delle normative in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro.
Per il Sindacato COBAS non solo andrebbe fatta la lotta vera e serrata contro gli infortuni sul lavoro nei luoghi di lavoro ma soprattutto andrebbe fatta la lotta vera e serrata all’ipocrisia delle Istituzioni, indistintamente tutte e a tutti i livelli di competenza, che hanno il potere e il dovere di intervenire ma che non intervengono e che hanno sulla coscienza tutte queste morti che si sarebbero potute e dovute evitare.
Il Sindacato COBAS auspica davvero che a partire da subito le Istituzioni escano dal torpore e che si adoperino con impegno e determinazione per fare in modo che gli infortuni sul lavoro non debbano più accadere, in nessun luogo di lavoro, sia pubblico che privato.
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