Parlare oggi di anima appare fuori luogo ed il termine quasi obsoleto.
A Carl Justav Jung (1875 –1961) uno dei padri della psicoanalisi, dobbiamo la teorizzazione dell’esistenza, nella psiche, di due elementi distinti ma intercomunicanti come due parti di un tutto, il doppio aspetto che caratterizza l’essere umano : l’animus e l’anima.
Presenti nell’inconscio collettivo, e quindi esistenti come materia primordiale costituente dell’inconscio indipendentemente dal tempo, dalla cultura e dalla società, rappresentano l’uno la parte maschile, l’una la parte femminile.
Anima è il femminile interiorizzato, Animus il maschile, presenti in ogni individuo indipendentemente dal sesso di genere.
Con Jung dunque possiamo dire che il concetto strettamente religioso del termine viene traslato (trasferito) nell’area di pertinenza psichica.
All’anima, intesa nella cultura religiosa come la parte divina che è in noi, tuttavia già nell’antichità con Socrate e poi Cartesio, Kant ed Hegel ( per citarne alcuni ) erano state attribuite in modi diversi caratteristiche umane e legate all’esistente.
Il dibattito su cosa sia l’anima e dove alberghi rimane tuttavia aperto alla luce del materialismo della civiltà postindustriale del terzo millennio.
Se la scienza e la ricerca in campo medico definiscono in maniera sempre più adeguata e corretta i processi neurofisiologici alla base di comportamenti legati alla sfera emozionale e del “sentire”, il percorso interpretativo e la relativa area di interesse per le persone comuni, sembrano relegati nelle cantine dell’inconscio, senza avvertire il bisogno di recuperare, come si fa con un buon vino di annata, quelle componenti che hanno reso l’anima ed il suo sentire indispensabili per la completezza e l’elevazione dell’essere umano.
Come sia stato possibile un simile processo involutivo è una questione di cui si dovrebbe dibattere per evitare la perdita definitiva o la messa in rimozione di quei meccanismi non razionali ( o meglio intangibili ) costitutivi e caratterizzanti l’essere umano.
Esaminiamo, alla luce dei cambiamenti culturali, sociali e di costume, come siano mutate alcune espressioni che descrivono il coinvolgimento dell’anima e del suo sentire:
– fare l’amore considerato ormai obsoleto è stato sostituito da tempo dal fare sesso
– provare una forte emozione nel gergo comune è botta di adrenalina
– l’innamoramento e le sue sensazioni si traducono in avere le farfalle nello stomaco
L’elenco si allunga se inseriamo la lunga serie di emoticons, alternative grafico espressive alla descrizione di stati d’animo.
Le sensazioni dell’anima espresse in maniera poetica ma anche unica, soggettiva, poiché la descrizione altro non può essere che quanto avvertito a livello individuale e differente da individuo ad individuo, appartengono ormai al passato e le alternative che la maggior parte delle persone unite nella rete globalizzante della multimedialità usa , al confronto sono rozze, basse (cioè istintuali contrapposte all’elevazione dell’anima), ahimé , spesso volgari.
Proviamo dunque a recuperare gli aspetti di un sentire profondo, tipici dell’essere umano, perché non dimentichiamolo, l’anima ha dimora in ognuno di noi e tutti siamo poeti pur senza essere Leopardi …
Iacopina Maiolo
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