June 15, 2025

LA MAGIA DELLA MUSICA BAROCCA
COME E PERCHE’ UNO STILE MUSICALE COMPLESSO E SOFISTICATO HA CONQUISTATO VASTE PLATEE DIVENENDO FENOMENO CULTURALE
di Gabriele D’Amelj Melodia

 

INTRODUZIONE
Fino a mezzo secolo fa, almeno in Italia, la musica barocca era conosciuta ed apprezzata da una ristretta cerchia di appassionati, per lo più addetti ai lavori o comunque con una precipua competenza musicale.
Personalmente rammento qualche festival ed alcune ensamble degli anni 80 e 90 (tra i festival la “Settimana barocca” di Brescia, e l’ “Antiqua Estensis ferrarese”, tra le formazioni la “ Sans Souci “ di Padova, e, soprattutto, il “ Rondò Veneziano “ che, nei primi anni 90, incise pezzi molto orecchiabili a metà tra il classico e il pop rock. Roba da far arricciare il naso ai puristi, non ancora convinti della fondamentale importanza dell’opera di divulgazione in ambito culturale. Un altro straordinario artista che avvicinò il grosso pubblico ai godimenti della classica fu il “ flauto d’oro “ Severino Gazzelloni, il quale portò in radio e in televisione Bach, Haendel,Scarlatti e Vivaldi, i c.d. “ quattro evangelisti “ del 700. Credo che fu sempre lui a farci conoscere ed amare Albinoni, quello del famoso “ Adagio“, e B. Marcello ( concerto in do minore per oboe )
Da qualche anno, sia la presenza di radio ( classica Venezia, radio tre ) e di tv tematiche ( classica HD Sky ), sia la nascita di nuove orchestre barocche ( “ I solisti veneti “, “ I Furiosi affetti “, “ La Barocca “ , “ I barocchisti “ diretti da Diego Fasolis, già ammirati nel 2017 a Martina, ecc., e di Festival dedicati alla musica barocca ( Bologna, Viterbo, Modena, Noto, Martina Franca e Brindisi ), hanno contribuito a diffondere questo tipo di musica, tutt’altro che facile ma ricca di fascino e di variegate sfaccettature stilistiche, tecniche, a volte scenografiche. Incredibilmente si sono venduti migliaia di C.D. del mezzosoprano Cecilia Bartoli, e dei controtenori Franco Fagioli e Philippe Jaroussky. Oggi anche il pubblico non di nicchia conosce e stima falsettisti come il leccese Belfiori o come il giovanissimo Giovannini, molto applaudito l’altra sera a Palazzo Montenegro.

 

COORDINATE STORICO-CULTURALI DELLA MUSICA BAROCCA
A beneficio dei lettori che desiderano avere delle coordinate storiche ed artistiche che delimitino i confini tra i quali nasce, si sviluppa e si afferma la c.d. “ Musica barocca “, delineo per sommi capi i riferimenti culturali atti ad inquadrare il fenomeno in interesse.
Intanto, penso sarebbe bene evitare il ricorso al termine generico di “ Musica barocca “, meglio usare la più corretta espressione “ Musiche del periodo barocco “. Chiariamo subito che, paradossalmente, questi tipologie di musicali hanno poco a che fare con il secolo principe del Barocco, il 600, il secolo d’oro in cui, per reazione al grigio riformismo luterano e calvinista, esplose la ricca, ridondante e magnificente opulenza delle forme architettoniche , sia religiose ( Chiese, Conventi ) che civili ( palazzi, fontane, giardini ), e la pittura roboante di Rubens, molto attivo in Italia, di Carracci, Guercino, Reni, mentre in opere scultorie emergevano , oltre al fuoriclasse Bernini, Mochi, Algardi e Faggini. Fanalino di coda delle arti barocche la letteratura, rappresentata da Marino ( “ E’ del poeta il fin la meraviglia “ ), Tassoni, Chiambrera ed altri minori.
Convenzionalmente la musica barocca è incastonata tra gli inizi del 700 e il 1760 circa, ma, come sempre, le forme rigide vanno bene per dividere i capitoli dei libri scolastici, non certo per leggere realtà assai complesse e dinamiche, sempre contenute in muri di gomma.
Ogni movimento o cambiamento culturale, sociale, economico, politico, non si preoccupa certo di “ eleggere “ un momento preciso di nascita, perché matura lentamente negli anni e ha i prodromi già nella corrente o movimento ancora vigenti. Per questo ci sono esempi “ prematuri “ di Barocco a fine Rinascimento o di Neoclassicismo in pieno Barocco. La musica barocca si sviluppa nell’età del Barocchetto ( o Rococò ) ma ha un ampio ventaglio di eccezioni.

 

MUSICISTI BAROCCHI DI VENEZIA E NAPOLI
Limitandoci all’area nazionale, mentre a Milano o a Roma prevale la Musica Sacra policorale, oratori e messe , ( il che ci riporta in pieno al 600 ), nelle più evolute Venezia e Napoli si lavora sul nuovo scoprendo così orizzonti rivoluzionari. Grazie alla spinta degli ideali illuministi, pian piano si abbandonano le Arcadie metastasiane, i riferimenti mitologici ( poco compresi dal popolo ), e si tende a utilizzare libretti che privilegiano i personaggi storici. Accanto alla musica sacra e di tradizione classica cresce la musica profana.
Volendo schematizzare, mentre a Venezia si crea musica galante, ispirata ai minuetti, alle eleganti atmosfere dei palazzi, ai costumi e alle frivolezze del bon vivre ( Galuppi, Vivaldi, Albinoni, Marcello), a Napoli, affianco ai concerti e alle opere ispirati dalla tradizione ( Sonate, concerti grossi, Opere serie ), si producono e si propongono lavori del tutto nuovi su libretti scritti in lingua napoletana. Si affermano sempre pi ù le “ cantate “ , le “ villanelle “ e le “ Operine “”, tra le quali furoreggiano gli intermezzi comici ( Non solo la straconosciuta “ Serva Padrona “ di Pergolesi, “ma anche ” Lo cecato fauzo “ e “ gli ziti in galera “ di Leonardo Vinci, “ Drusilla vedova ingegnosa “ di Giuseppe Sellitto ( presentata a Brindisi due anni fa nell’ambito del Barocco Festival “Leo “ ), e molte altre ancora.

Naturalmente, oltre che le opere serie, ci sono irresistibili “Opere buffe “ : “ Don Checco “ di De Giosa ( presentata a Martina tre anni fa ),” La Cecchina “ di Piccinni, “ Don Chichibio “ di Jommelli, “ Lo frate nnamorato “ di Pergolesi, “ Commedeja pe mmuseca “ scritta in onore del Principe di San Severino e rappresentata per la prima volta al “ Tristo de li Fiorentini “ durante il carnevale del 1734, l’anno in cui saliva al trono napoletano il migliore dei sovrani Borbone, l’Infante don Carlos, appena diciottenne …. Ancora “ Lo pazzo apposta “ del nostro Leonardo Leo ( credo non ancora proposta dal Festival ). Come è noto, il compositore sanvitese si accasciò sul suo clavicembalo, morendo per apoplessia, proprio mentre perfezionava un’aria buffa per la sua “ Finta Frascatana “ . Correva l’anno 1744 e il Maestro, il cui nome completo era Leonardo Ortensio Salvatore de Leo, aveva solo cinquant’anni.
Anche la scuola veneta produsse opere buffe ed operine, soprattutto con Galuppi ( il quale si servì spesso di testi goldoniani ), ma il paragone con gli autori napoletani non regge.

 

LA NAPOLI DEL 700: CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA
Torniamo ora all’ambito geografico che più ci interessa: Il regno di Napoli. La città partenopea, già a partire dalla terza decade del 700, aveva una cittadinanza molto popolosa, era meta di noti personaggi stranieri che qui soggiornavano durante il Gran Tour ( Burney, Montesquieu, Berkeley, Goethe, Mozart ), annoverava fior di intellettuali quali il Filangeri, Genovesi, Raimondo di Sangro ed altri, e vantava ben quattro conservatori di musica: capitale della cultura europea in molti ambiti ma in quello musicale in particolare.

I suoi musicisti però non sono solo partenopei o campani come Scarlatti ( Padre e figlio ), Sellitti, Jommelli, Cimarosa,Broschi, Araia, Porpora. Il vero tesoretto della prestigiosa scuola napoletana contiene gemme del…pofondo Sud. Piccinni, de Giosa e Latilla sono baresi doc, Traetta è bitontino, Sarro tranese, Leo di san Vito ( allora degli Schiavoni ), Paisiello ( di periodo un po’ più tardo ) è tarantino, mentre Vinci viene da un paesino vicino Crotone.

 

I MERIDIONALI NATURALMENTE PREDISPOSTI PER QUESTA MUSICA?
Dati questi presupposti storici, geografici e culturali, non è difficile capire come noi meridionali siamo geneticamente e intellettualmente predisposti alla fruizione profonda ( e quindi non solo epidermica ) di questa tipologia musicale tanto fascinosa, dolce, ricca di nuances infinite e di un ventaglio polisemico che si offre in vari modi all’ “ acuteza “ delle letture individuali, pur nelle differenziazioni soggettive dovute al singolo bagaglio culturale. La performance barocca finisce per essere quasi un’opera “ aperta “ multilivello, da gustare a seconda dei nostri strumenti analitici ed interpretativi.
Certo, i il musicista e il musicologo la possederanno a pieno, mentre l’amatore, il melomane, a cui sfuggono i segreti del contrappunto, del concertato e del basso continuo, si dovrà accontentare di una fruizione parziale, ma non per questo non gratificante, che si basa sulla percezione uditiva, sula sensibilità di ascolto, sul piacere di metabolizzare la pienezza armonica ed il ritmo caratterizzanti questo tipo di musica, le melodie cantabili, i virtuosismi strumentali e vocali. Per quanto concerne il nostro festival, la grande e indispensabile tecnica degli strumentisti e dei cantanti , e l’ausilio dei corredi didascalici orali e scritti predisposti dal M.o Prontera e da altri addetti ai lavori, sono la ciliegina sulla torta che contribuisce a farci comprendere atmosfere, suggestioni, temi ed altri particolari di questo vasto e raffinato repertorio che rapisce i cuori e le menti.

 

L’ATTO MUSICALE COME CREAZIONE ED ESECUZIONE PERFORMATIVA
Il sommo Leonardo, da Vinci, per quanto genio assoluto, qualche rara volta finì per volare basso come capita alle aquile. Nel suo “ Trattato della pittura “ afferma che la pittura è superiore alla musica perché la prima resta fissata per sempre, mentre la musica, una volta eseguita, svanisce. “ La pictura è scienza mentre la musica non è da essere chiamata altro che sorella minore, comessiaché essa è subietta dell’udito, secondo senso dell’occhio …”
Le cose non stanno esattamente così! L’atto musicale non muore e risorge come l’araba fenicia. Quando la musica si spegne, non svanisce, perché il suo spirito rimane ben vivo nelle menti di chi l’ha prodotta e di chi la ha ascoltata, riposa tra gli spartiti e le pieghe degli strumenti.
La musica è magia, creazione, perché si rigenera e si presenta migliaia di volte in forme mai identiche, proprio in virtù della sua natura soggetta a molte microvariazioini, persino a mutamenti più marcati, in quanto rappresenta l’evento per antonomasia, soggetto a variabili dipendenti infinite, determinate dalla chiave interpretativa, dalla concentrazione e dall’intesa tra i musicisti, dall’ambiente, dal clima, dalla partecipazione emotiva del pubblico. Per tali ragioni si parla di performance. Insomma la vera musica non è certo la più bruttina delle “ arti sorelle “!

 

IL FESTIVAL BAROCCO LEONARDO LEO
Mentre leggete queste mie considerazioni, il Festival brindisino è in pieno svolgimento e amplia il suo raggio fino a Cisternino e Fasano. Dopo l’eccezionale concerto “ La vita? Un teatro! “ del 26 u.s., perla incastonata tra l’apertura sanvitese del 23 dedicata a Leo e le moresche e i balli proposti il 27 nel castello Dentice di Frasso di Carovigno, ieri sera divina “ Musica sull’acqua e fuochi d’artificio “ dedicata al grande Haendel & Friend, in una cornice da cartolina difficilmente replicabile in altri luoghi. Musica sontuosa, istituzionale, tutta imperniata su argentei squilli regali di tromba, consoni alle Pompe Magne della corte di Giorgio I ed ora della platea comune. L’altra faccia dei suoni barocchi, anch’essa formidabile e degna di massima considerazione.
Com’è noto, il nostro amato festival è giunto alla sua XXI edizione ed ogni anno cresce esponenzialmente nel prestigio artistico e nel panorama della cultura territoriale.

 

IL MAESTRO MATTATORE
Il merito è tutto di quel gioviale signore dai modi garbati e dall’understatement innato che risponde al nome di Cosimo Prontera. Partito da zero con la sola forza della sua cocciutaggine, attraverso un lungo percorso di ostinata costruzione e di notevoli sacrifici, ha saputo mettere su una gioiosa macchina delle meraviglie ( e questo sì che in perfetta sintonia con lo spirito … barocco ) che è ormai da anni consolidata realtà, vanto della nostra terra e orgoglio del mondo musicale nazionale. In Puglia, assieme al festival di Martina Franca, rappresenta un fiore all’occhiello, un esempio, un format di evento da esportazione, un modello di alto profilo artistico.
Oltre che valente musicista e studioso di prassi esecutiva e di filologia musicale, Cosimo Prontera è un divulgatore ed un organizzatore di talento, dotato di solida managerialità e di grande facilità di comunicazione e relazionie. Per questo il suo lavoro miete consensi e raccoglie intorno ai suoi concerti un’incredibile “ folla “ di attenti ascoltatori.
Grazie a lui abbiamo pian piano imparato ad amare la raffinata musica barocca, abbiamo concettualizzato termini come ciaccona, toccata, divertimento, mottetto, calata, saltarello, abbiamo appreso i nomi sconosciuti di vari compositori e quelli dei particolarissimi strumenti ( I flauti traversiere e dolce, il liuto, la tiorba, il violone, le viole d’amore e da gamba, il dolce suono dei violini con corde in budello).

 

L’EVENTO, LA CULTURA, LA PROMOZIONE DEL TERRITORIO
Questa singolare, nuova dimensione dell’evento culturale che diviene quasi fenomeno di massa, deve farci riflettere. All’inizio poteva anche essere etichettata come curiosità, moda, ma ora assume i contorni di un’autentica maturazione e volontà di condivisione degli eventi culturali. Come ha più volte detto e scritto il Maestro, la Cultura con la “ C “ maiuscola non è “ Nu…ntrattieni “: esige l’approccio giusto: attenzione, partecipazione autentica, approfondimento.
Direi che a Brindisi siamo sulla buona strada, e in tutti gli ambiti ( teatro, storia delle tradizioni locali, storia patria, arti figurative e fotografiche, poesia e letteratura in genere , giornalismo, pubblicistica culturale). Finalmente va a regime un piano di politiche culturali che diventano occasioni di crescita del territorio e veicolano istanze e valori di una cultura di qualità aperta alla fruizione di tutti , con particolare attenzione ai turisti.
Ed ora, posso azzardare? A Brindisi si è aperta definitivamente l’era del “ Nuovo Rinascimento “. Una delle tante prove è l’inusitata, costante presenza del Sindaco Rossi e di vari assessori ai principali eventi cittadini. Sì, sono rose, e stanno già fiorendo …

 

 

Gabriele D’Amelj Melodia

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