Attraverso un comunicato ufficiale emesso dal DIRETTIVO dell’Associazione Polisportiva Perbrindisi si rende noto che “dopo i noti fatti accaduti durante la 1°Assemblea dei Soci dell’Associazione Polisportiva Perbrindisi, nel corso della quale è stato contestato il risultato finale che riguardava la destinazione del fondo costituito dalle sottoscrizioni dei tifosi in cambio dell’acquisizione di quote, è emerso che la maggioranza dei presenti avrebbe voluto che vincesse il SI, ossia l’utilizzo di tale somma per l’iscrizione dell’SSD Calcio Città di Brindisi al campionato di serie “D”. ”
Pertanto, “Il Direttivo dei Soci fondatori, attualmente in carica, ha pensato che fosse giusto acconsentire a tale insistente richiesta, destinando a tale scopo la somma di € 7.000,00, lasciando i restanti € 820,00 a disposizione di chi, votando “NO”, non fosse d’accordo e, magari, li rivolesse indietro“.
Nei giorni scorsi da queste colonne avevamo difeso a spada tratta l’indipendenza della “Per Brindisi”, che – quale associazione avulsa dalla politica, dalla tifoseria organizzata e da qualunque altro “potere” -, ha il diritto/dovere di darsi una linea e di decidere senza condizionamento alcuno.
E dai soci della “Per Brindisi” – compresi alcuni fondatori – erano giunte diverse attestazioni di pubblico apprezzamento.
Eravamo convinti e siamo convinti che l’Assemblea di un associazione (specialmente se Onlus, come la “Per Brindisi”, in qualche atto, si spaccia falsamente di essere) sia l’organo per eccellenza e che le proprie decisioni – assunte a norma dello statuto e della legge – rappresentino la barra che guida ogni azione dei singoli e del gruppo.
Ne siamo convinti perché crediamo fermamente che la Legge ed il rispetto delle regole debbano accompagnare inderogabilmente ogni attività dell’uomo, specie quando essa interessa centinaia di persone.
Questa linea – per fortuna – non è solo quella della Redazione di Brundisium.net ma della stragrande maggioranza di persone, fisiche e giuridiche.
E, per fortuna, lo è anche dell’Associazione “Per Brindisi”, il cui statuto rinvia a diversi riferimenti legislativi, compreso quelli per cui l’Assemblea è l’organo che provvede alla nomina del Consiglio Direttivo e delinea gli indirizzi generali dell’attività dell’Associazione.
Ma se la legge ed il rispetto delle persone sono linea di vita dell’Associazione “Per Brindisi” e – sicuramente di gran parte dei propri soci – seguire le Leggi e rispettare le regole (di vita e statutarie) pare non essere lo spirito che anima i componenti del Consiglio Direttivo, quantomeno nella recente gestione della vita associativa.
Già in passato avevamo avuto dei dubbi sul comportamento “poco democratico” di alcuni capi dell’Associazione e ne avevamo scritto apertamente. Avevamo ricevuto delle aspre critiche, ma poi le stesse persone, riconoscendo l’onestà mentale di questa testata, avevano compreso che la nostra posizione derivava esclusivamente dalla convinzione che il rispetto delle persone e delle regole debba avere la supremazia su tutto e che gli abusi e le prese di posizione fini a se stesse non debbano mai avere voce in capitolo.
Dopo quanto accaduto in questo ore non possiamo che riproporre i nostri dubbi che qualcuno stia giocando su più tavoli, sfruttando la “Per Brindisi” ed i fondi raccolti come accreditamento personale.
Riepiloghiamo:
L’Assemblea dei Soci è stata svolta lunedì scorso secondo alcune regole ben definite (comprese le modalità di delega ed il voto a scrutinio segreto).
E’ stata un’assemblea a dir poco convulsa in cui, senza passare dai primi punti (quali, ad esempio, la decadenza delle cariche in atto dell’intero Gruppo Dirigenziale e la votazione del nuovo Direttivo etc etc) si è discusso di un punto tutt’altro che “vario ed eventuale” come la decisione di destinare il fondo delle sottoscrizioni degli associati alla società Città di Brindisi S.S.D. a r.l. per l’iscrizione al campionato di Serie D.
La votazione (a scrutinio segreto) si conclude con la vittoria dei NO.
Insomma un’associazione di persone – attraverso l’organo deputato a farlo (l’Assemblea) – ha deliberato un indirizzo. Ha effettuato una scelta. Una scelta assunta a maggioranza dei votanti, così come dice la Legge e lo Statuto in cui tutti i soci hanno scelto di riconoscersi.
Quarantotto ore dopo, il Consiglio Direttivo – convocato non si sa dove, non si sa quando e secondo quale procedura di legge – stravolge il legittimo deliberato dell’Assemblea e sovverte il risultato, destinando i fondi per il si.
In definitiva, l’Assemblea della “Per Brindisi” è stata una presa per culo. Chi l’ha seguita credendo davvero che un gruppo di centinaia di cittadini che si riunisce in un’associazione possa davvero decidere le sorti del calcio brindisino, ha perso tempo e soldi.
Non conta il voto. Se ne fottono delle decisioni prese a maggioranza. Se ne strafottono della legge e del deliberato legittimo dell’assemblea che deve, non solo essere rispettato ma che anche “delineare gli indirizzi generali dell’attività dell’Associazione”.
Scordatevi che “azionariato popolare” significa decidere tutti insieme cosa fare della propria passione ed indirizzare l’agire comune secondo quanto legittimamente stabilito nel massimo organo collegiale.
L’indirizzo della “Per Brindisi” non è quello definito liberamente dagli associati bensì quello imposto da Toffi e i suoi compagni, un ristretto gruppo che – come conferma questa pagliacciata – ha scelto di utilizzare i denari versati dagli associati in maniera del tutto contraria a quanto da questi ultimi legittimamente stabilito.
Tralasciamo il fatto che la decisione sia stata assunta da 4-5 persone dopo un incontro con un gruppo riferibile al Città di Brindisi, incontro mai annunciato ed al quale non si fa alcun riferimento nella nota stampa.
Ma vogliamo parlare della scusa trovata per giustificare questo abuso di potere (“dando un’occhiata su Facebook” un gran numero di tifosi ha ribadito la volontà che detta quota venisse destinata all’iscrizione della squadra di calcio locale alla serie “D”)?
Insomma, voi che partecipate e mettete soldi non contate una cippa. Facebook – anzi l’occhiata di quelli del Direttivo su facebook – è la nuova autorità che guida un gruppo di associati.
E cosa vogliamo dire del punto in cui il Direttivo dei Soci fondatori dice di aver lasciato € 820,00 a disposizione di chi non fosse d’accordo e, magari, li rivolesse indietro? Il messaggio è forte e chiaro: “Ce ne fottiamo del vostro voto e se non vi sta bene, prendetevi i vostri spiccioli e toglietevi dalla scatole“.
“Il pallone è nostro e ci giochiamo noi“.
No, cari Toffi & C. Se non vi piacciono le scelte assunte LEGITTIMAMENTE ed in MAGGIORANZA dall’ASSEMBLEA DEI SOCI siete voi che dovete alzare i tacchi e andare via.
Non avete alcun diritto di sovvertire l’esito del voto. Non avete alcun potere per cambiare gli indirizzi determinati dall’Assemblea. E’ una norma di legge. E voi siete fuori legge. E per colpa vostra anche l’associazione è fuori dalla legge.
Se l’assemblea non è valida, rifatela pure. Ma non è LEGITTIMAMENTE possibile sovvertirne la decisione.
Volete dare i soldi al Città di Brindisi? Liberi di farlo, nessuno ve lo vieta. Ma fatelo con i vostri denari. Non quelli raccolti da un gruppo di persone che, nel corso dell’Assemblea, ha deciso di destinarli in altro modo o in altro tempo.
Che squallore.
Non vogliamo credere che i soci della “Per Brindisi” si siano fatti convincere da pressioni esterne di un qualche tipo. Ma non possiamo nemmeno accettare che questa pseudo-esperienza di “azionariato popolare” naufraghi miseramente sotto i colpi di personaggi che stravolgono le regole del gioco e che – come spesso capita nel mondo del calcio brindisino – ogni nuova speranza si riveli funzionale al mantenimento (se non al peggioramento) dello status quo.
In conclusione ci sovviene quanto avevamo scritto il 22 Giugno, con lo scopo di offrire un contributo fattivo all’azione dell’associazione: “Per favore, cerchiamo di avere maggiore cura dell’intelligenza del tifoso.
Cerchiamo di essere “diversi” da chi fino ad oggi ha gestito il calcio a Brindisi.
Per una buona volta pensiamo che il calcio, le Persone e la città siano elementi davvero degni di essere tutelati. Smettiamola di utilizzare strumentalmente la passione per ottenere benefici d’immagine per un’associazione o per qualche singolo. E poi quel che sarà sarà…”.
Scusate, ci eravamo sbagliati. Credevamo che voi foste capaci di dare una sterzata verso la dignità, in nome della Legge e del rispetto delle regole.
Ore. Pi.
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