September 9, 2024

Anche se l’estate sul calendario finisce il 20 settembre, nell’immaginario comune essa finisce con il mese di agosto. Quindi, siamo alla fine dell’estate per la maggior parte della gente, soprattutto per coloro che vivono nelle città e fanno un lavoro interdipendente con altri soggetti. Immaginate i cicli produttivi delle fabbriche, i turni di servizio negli ospedali, ecc.

 

Effettivamente, i 15 giorni (mediamente) di ferie, che la maggior parte dei dipendenti si fa, non sarebbero sufficienti per ricaricare le batterie esaurite dopo un anno di lavoro. Spesso, però, per molti genitori questi giorni di vacanza sono più stressanti dei giorni lavorativi, soprattutto quando si ha da accudire una famiglia con figli piccoli o in età scolare. I genitori, giustamente, per favorire le vacanze dei figli fanno ulteriori sacrifici anche perché devono gestire le ore libere dei figli che non sono all’asilo o alla scuola. Pertanto, per molte famiglie la fine delle vacanze è provvidenziale sotto più punti di vista. Infatti, non tutti possono permettersi il lusso di affidare i figli, liberi dalla scuola per quasi 3 mesi, a nonni, strutture o babysitter.

 

Con le vacanze, un po’ tutti ci lasciamo andare diventando più disordinati, meno precisi nelle nostre attività ed anche un po’ più pigri e svogliati. Quindi, ben venga il ritorno agli orari ed alle buone abitudini. Effettivamente, un po’ di regole ci fanno bene perché ci stimolano nel raggiungimento dei nostri obiettivi. Gli obiettivi nella vita sono essenziali, senza obiettivi la vita scivolerebbe nell’apatia e nell’ozio, tradizionalmente considerato il padre dei vizi.

 

L’esperienza mi ha insegnato che il miglior modo di rigenerarsi è quello di fare un lavoro che piace o, in mancanza del lavoro ideale, avere degli hobby con cui scaricare le tensioni e colmare le insoddisfazioni prodotte da un lavoro non gratificante. Nella mia vita ho fatto un lavoro ospedaliero più che dignitoso (tecnico di radiologia medica) ma non pienamente gratificante per me. Per compensare la mancanza di piena soddisfazione, ho esercitato l’hobby della fotografia nello studio di mia moglie. Dopo i quarant’anni mi sono appassionato della naturopatia e sono quasi 30 anni che promuovo (con libri, conferenze e consulti privati) la prevenzione primaria naturale e l’autogestione della propria salute. Oggi, da mancato medico (era la mia vocazione giovanile) sono soddisfatto di essere un buon insegnante di Prevenzione.

 

Tornando al vostro lavoro, sperando che sia di vostro gradimento, vi auguro che possiate farlo con rinnovato vigore e pieno entusiasmo. Qualsiasi lavoro esercitato con amore e piacere può soddisfare lo scopo richiesto nel modo migliore e sarà per noi sicuramente gratificante. Quando una persona fa un lavoro che ama, non si accorge del tempo che vola durante il suo espletamento.

 

Affinché il lavoro possa nobilitare l’uomo e renderlo felice, il lavoro deve essere scelto ed amato. Un lavoro, se svolto con il complesso d’inferiorità sulle spalle, farà soffrire il lavoratore e non renderà soddisfatto né il committente né il destinatario del suo lavoro. Purtroppo, oggigiorno, sono poche le persone che riescono a fare un lavoro a loro congeniale e, quindi, gratificante. Ciò avviene a causa dell’ipocrita e falsa esigenza della laurea o altro titolo di istruzione superiore per essere apprezzati nella società.

 

Nell’immaginario comune, ormai, è passata l’idea che, se non sei laureato, non sei nessuno. Invece, si dovrebbe avere la consapevolezza che, se non si fa bene il proprio lavoro, si è, semplicemente, mascalzoni. Una società, guidata dall’idea che ognuno deve fare un lavoro secondo i propri talenti e che ogni lavoro ha pari dignità e valenza nella comunità, sarebbe una società più giusta ma anche più prospera. Se ognuno venisse pagato per il proprio tempo messo a disposizione per la comunità di appartenenza piuttosto che per le competenze messe a disposizione di qualcuno…

Utopia, vero? Chissà che un giorno si possa arrivare a realizzare questa utopia! Basta che qualcuno, oggi, comincia a crederci.

 

Continua…

 

Rocco Palmisano

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