March 23, 2025

  Non sempre risponde al vero la critica mossa all’immobilismo di una città come Brindisi che ha interpretato l’otium latino come un comodo modo di vivere lasciandosi scivolare addosso giudizi negativi d’ogni genere (e negli ultimi tempi anche spazzatura). Infatti talvolta il torpore, specie quello culturale, favorisce dibattiti costruttivi.

 
È di questi giorni la proposta lanciata dal Gruppo Archeologico Brindisino che, con una lettera aperta alla sindaca Carluccio, vorrebbe far spostare la statua bronzea dell’imperatore Ottaviano Augusto dalla Piazza del Popolo al lungomare Regina Margherita.

 

Prima di esporre il mio punto di vista  ̶ condivisibile o meno ̶  ritengo però opportuno spendere qualche parola sulla “bella” storia che ha portato la statua a Brindisi. “Bella” perché, in un passato nemmeno tanto remoto, le richieste avanzate dalla città, senza passare attraverso le forche caudine (adesso si chiamano “burocratiche”) della Regione, venivano accolte dal Governo centrale.

 
Dall’originale statua marmorea di Ottaviano Augusto ̶ figlio adottivo di Giulio Cesare e primo Imperator romano ̶ rinvenuta a Prima Porta nel corso degli scavi del 1863-64 nella villa di Livia Drusilla Claudia, consorte di Augusto e attualmente conservata nei Musei Vaticani, fu ricavata una copia bronzea donata da Bottai, governatore di Roma, alla città di Brindisi, con una comunicazione del 1935 indirizzata al segretario del PNF Achille Starace.

 

Il motivo della donazione prendeva le mosse dalla commemorazione del bimillenario augusteo del 1937 e dal giusto riconoscimento dell’antico legame esistente tra le due città. Oltre alla fedeltà a Roma dimostrata dai brindisini nel corso della storia.

 

Purtroppo la collocazione della statua  ̶  detta Augusto di Prima Porta o Augusto loricato  ̶  comportò lo sfratto dalla Piazza del Popolo di un busto di Giuseppe Garibaldi. Un episodio, questo, tuttora avvolto nel mistero dal momento che, di quel busto, si è persa ogni traccia. O giace polveroso in uno dei depositi del Comune o fa bella mostra di sé nell’abitazione di qualche gerarca dell’epoca. O, addirittura, è stato gettato in qualche discarica. Peccato, perché Garibaldi, inviso nel periodo fascista a discapito della Roma imperiale, non meritava di subire questo torto.
Rubo ancora qualche rigo per accennare ai particolari, credo ignoti alla maggioranza dei brindisini, della statua di Augusto.

 
Nella bella riproduzione l’imperatore è raffigurato nel gesto col quale richiede il silenzio prima di parlare all’esercito per incitarlo alla battaglia. La corazza (o lorica) è in cuoio, riccamente decorata ed è indossata su una corta tunica militare. Intorno ai fianchi ha il paludamentum, il manto distintivo del generale. Nella copia brindisina manca però il piccolo Eros a cavallo di un delfino che, nell’originale, abbraccia la parte inferiore della gamba destra di Augusto.
La scultura, perfettamente conservata, risponde ai canoni classici della romanità. La sua posizione all’incrocio dei corsi principali della città le conferisce una visibilità degna del rapporto d’amicizia che Augusto ha avuto con la Brundisium di duemila anni fa. Perfino nel gesto di chiedere silenzio si può immaginare l’irritazione dell’imperatore per il vuoto cicaleccio che proviene dalla vicina sede del Comune…

 

E allora che senso avrebbe spostare la statua sul lungomare?

 

A giudizio del direttore del Gruppo Archeologico Brindisino «quando fu installata a Brindisi in Piazza del Popolo nel 1935, la statua di Augusto era ben visibile. In seguito, purtroppo, la costruzione di alti palazzi intorno alla piazza e la crescita della vegetazione (con la quale il colore del bronzo si confonde) hanno parzialmente nascosto il monumento producendo un debole impatto visivo che ne sminuisce l’importanza, sia agli occhi dei cittadini di Brindisi, che a quelli dei turisti».
Se i motivi addotti a giustificazione del trasferimento fossero rispondenti alla realtà non avrei alcuna incertezza ad appoggiare la richiesta. Ma così non è, perché la statua, protetta anche da una cancellata che nulla ha a vedere con quella mostruosa di Via del Mare, si staglia con tutta la sua bellezza nel verde di una aiola ben curata. E, soprattutto, è ben visibile.

 
Oltretutto l’invocata sistemazione della statua sul lungomare, a giudicare dal fotomontaggio apparso sulle pagine del “Nuovo Quotidiano di Puglia”, non mi pare particolarmente felice visto che l’imperatore rivolge le terga a quel mare che tanto amava e da cui erano partite le sue legioni. Tra l’altro a pochi passi dal luogo dove i brindisini, nel 31 a.C., eressero un arco di Trionfo per celebrare la sua vittoria ad Azio contro Marco Antonio e Cleopatra.

 
E allora, ripeto, perché spostare il monumento?

 
Mi conforta il fatto che la sindaca non prenderà in alcuna considerazione la richiesta del Gruppo Archeologico. Per il semplice motivo che continua a perseverare in una policy contraria a privilegiare la cultura, con ciò impedendo alla città di crescere e raggiungere risultati conseguiti da altre realtà storicamente meno importanti.

 
Per correttezza c’è da dire che questa disaffezione per la cultura e la storia della città non va tutta imputata all’attuale sindaca, ma anche a chi l’ha preceduta nel tempo (eccezion fatta per Mennitti). Così, tanto per non scostarsi troppo dal luogo individuato per riposizionare la statua di Augusto, c’è da chiedersi perché, in occasione del progetto di restyling del lungomare (2011 – 2013), si sia permesso che i reperti rinvenuti, riconducibili ad un arco cronologico compreso tra l’età romana e gli inizi del secolo scorso, siano stati velocemente ricoperti con il cemento.

 
Eppure l’archeologa brindisina Paola Palazzo che, insieme ad un team di colleghi e architetti, ha gestito la complessa campagna di scavi, aveva affermato che si era trattato “del più grande intervento di archeologia urbana e preventiva allestita in città, nel suo centro storico e lungo la passeggiata tanto amata dai brindisini”.

 
E allora perché non furono fatte controproposte alla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia affinché quei resti, salvaguardati da lastre di cristallo, rimanessero visibili? O, in alternativa, fossero effettuati i calchi dei reperti da installare a vista sopra i tratti da coprire?

 
Si parlò della troppa vicinanza del mare per realizzare in sicurezza e senza un eccessivo dispendio di denaro simili progetti. Quando già da tempo, sotto il Canale della Manica, esisteva un tunnel di circa 40 chilometri nel quale sfrecciano treni da e per l’Inghilterra!

 
Cose che oramai appartengono al passato, si dirà. Certo, ma di un passato che mortifica la parte più sensibile dei cittadini.

 

 
Ma il discorso è valido anche per il presente. Infatti che dire dell’“amore” che l’attuale Amministrazione comunale riserva al monumento a Virgilio, opera di Floriano Bodini, collocato nella vicina Piazza Vittorio Emanuele II? Lo splendente marmo di Carrara è divenuto, per l’incuria di chi avrebbe il dovere della manutenzione, scuro quanto la pece. Un altro evento bimillenario (quello della morte dell’autore dell’Eneide) che, insieme a quello di Augusto, dimostra il basso livello (forse il più basso della sua storia) raggiunto dalla città.

 
E tralascio di parlare in questa sede dell’odioso balzello in denaro che viene richiesto a chi (Associazioni culturali e privati) intende usufruire delle sale del palazzo Nervegna che, fino a prova contraria, rappresenta la “casa” dei cittadini.
Tutto questo in aperto contrasto con il programma culturale sbandierato dalla sindaca nel corso della sua campagna elettorale!

 
Questi sono i motivi, diretti e indiretti, per cui ritengo che la lettera del Gruppo Archeologico, sicuramente dettata dalle più oneste intenzioni, resterà lettera morta. Meglio così anche perché, in tema di spostamenti di statue, non c’è a Brindisi una bella tradizione. Si ricorderà, infatti, come il monumento ai Caduti dello scultore brindisino Edgardo Simone sia stato dapprima posizionato in Piazza Engelberto Dionisi e, successivamente, spostato nell’attuale sito di Piazza Santa Teresa!

 
Anche se il mancato trasferimento di Augusto Imperator sul lungomare qualche effetto positivo potrebbe conseguirlo. Come quello di ricollocare nelle mani dell’imperatore la lancia di cui è privo da anni e di realizzare, così come proposto dal Gruppo Archeologico, un pannello illustrativo in grado di fornire informazioni sul monumento e sulla sua storia. Senza contare che la sistemazione di qualche faretto ne consentirebbe la visione anche nelle ore serali.

 
Insomma, ancora per una volta sia l’otium a prevalere. Ma questa volta con giusta causa. E, passando accanto alla statua di Augusto, consoliamoci pensando a quanto questa città, grazie al suo porto ed al suo cuore, sia stata grande nel passato.

 

Guido Giampietro

One Comment

  • Rispondi
    Sergio
    16 Maggio 2017

    Non vedo nessuna utilità a spostare la statua di Cesare Augusto al porto, non farebbe altro che ammassare monumenti su monumenti ai già esistenti. Praticamente ad un qualsiasi turista basterebbe fare una passeggiata al porto per aver visto quasi tutto di quanto di bello c’è in città. Per quanto riguarda l’incuria dei monumenti, per me, si risolverebbe assegnando alle associazioni culturali, che ne facessero richiesta, un monumento in custodia.