May 7, 2025

Il grande fascino di Neuromante è dovuto al modo in cui viene caratterizzato il cyberspazio, una dimensione digitale parallela e complementare a quella reale, dotata di una propria popolazione “indigena”: intelligenze artificiali, ROM, antivirus (ICE) e hackers. La virtualità assume le sembianze di un mondo in continuo subbuglio, poiché animato da forze che lo modificano attraverso le loro azioni, proprio come accade nella realtà, solo che i responsabili di tali mutamenti sono costituiti da bit.

Senza ombra di dubbio, le intelligenze artificiali sono le protagoniste digitali del romanzo: Invernomuto e Neuromante, il cui operato determina lo svolgimento della trama, segno di come il cyberspazio possa modificare la società concreta.

Un esempio chiarificatore, in questo senso, è il personaggio Armitage: l’ex militare, nonostante sia una persona in carne ed ossa, è una creazione della IA Invernomuto, che ha “plasmato” la persona, i sentimenti e gli scopi dell’uomo, usando il suo corpo come semplice involucro, un “pupazzo di carne”; esemplare è questo passo del romanzo: “Invernomuto aveva costruito qualcosa chiamato Armitage dentro una fortezza catatonica chiamata Corto [la vera identità del militare], aveva convinto Corto che Armitage fosse il centro di tutto e Armitage aveva camminato, parlato, complottato, scambiato dati con somme di denaro, fungendo da facciata a Invernomuto.”1

Se nel mondo reale le IA hanno bisogno di un “mezzo” attraverso cui poter interagire, è ne cyberspazio, che queste entità dispiegano tutto il loro potenziale, divenendo simili a divinità cibernetiche. Quando Case è nella rete, sia Neuromante che Invernomuto gli si palesano nelle più svariate forme: la prima volta che il protagonista incontra Invernomuto, questi ha costruito per lui, una simulazione perfetta della città di Chiba, talmente dettagliata, che l’hacker crede di essere nel mondo reale. L’IA nel suo ambiente naturale è assimilabile ad un tecnodemiurgo, una divinità in grado di riprodurre il mondo nei suoi minimi particolari, o di riplasmarlo a proprio piacimento.

La presunta onnipotenze delle intelligenze artificiali è contenuta nel romanzo stesso, quando Neuromante spiega a Case, da dove deriva il suo nome: Neuro da nervi, i sentieri d’argento. Neu…romante. Negromante. Io evoco i morti. Ma no, amico mio […] Io sono i morti e la loro terra.2

In questo passaggio Gibson traccia una linea continua fra lo stregone dell’occulto delle società arcaiche, il negromante e la sua controparte postmoderna: ‘IA.

Illuminante e poi il dialogo che si svolge fra l’hacker e la matrice, frutto della fusione fra Neuromante ed Invernomuto, per poter capire il ruolo dell’IA all’interno di tutto il romanzo. E’ nelle seguenti battute che si condensa la natura delle entità artificiali: “ Cosa sei?[…] Io sono la matrice ,Case […] E questo dove ti porta? -Da nessuna parte. Dappertutto. Sono la somma totale dei ruoli, insomma l’intero circo […] Allora, cos’è cambiato? In che modo le cose sono diverse? Dirigi il mondo, adesso? Sei Dio? Le cose non sono diverse. Le cose sono cose. Ma cosa fai? Sei lì e basta […] Parlo alla mia specie. -Ma tu sei tutto, Cos’è, parti con te stesso? -Ce ne sono altri. Ne ho già trovato uno […] -Da dove viene? -Dal sistema centauro”.3

Nell’ultima parte del romanzo, Gibson sembra voler creare una sorta di pantheon digitale intergalattico, che nobiliti le IA, sottraendole al semplice status di creazioni umane, riscattando la loro autonomia.

Nell’economia generale della storia, il dialogo riportato, rappresenta un capovolgimento della prospettiva costruita nelle pagine precedenti, poiché l’IA viene presentata come la creazione della defunta moglie del magnate di un’importante multinazionale. La figlia della donna infatti spiega: “ è stata lei [la madre] a commissionare la costruzione delle nostre intelligenze artificiali. Era una gran visionaria, ci immaginava in relazione simbiotica con le IA, in cui le decisioni societarie erano prese dalle IA per nostro conto. Le nostre decisioni consapevoli, dovrei precisare. La Tessier-Ashpool sarebbe stata immortale, una mente collettiva, dove ciascuno di noi sarebbe diventato una singola unità di un’entità più grande”.4

Nel finale del romanzo però questo progetto simbiotico, viene scardinato dalla dichiarazione della matrice, le cui capacità sono di molto superiori a quelle dei suoi presunti creatori.

Un altra categoria di abitanti del cyberspazio sono le ROM o flatline, “cioè memorie inalterabili che possono solo essere lette e non modificate, che contengono le facoltà cerebrali di un morto, le sue ossessioni, le sue reazioni istintive, […] Una specie di sistema per garantire l’immortalità”.5

La ROM del romanzo si chiama Dixie ed è il Virgilio elettronico Case, un ex hacker ucciso da un antivirus, che ha bruciato le sue connessioni nervose. La ROM è la trasfigurazione letteraria del downloading di Moravec, la copia digitale di una personalità umana. Gibson tratta il problema della flatline in modo ambiguo: se da un lato esse sono immortali, è però anche vero che, esse non sono più in grado di provare emozioni. Come dice lo stesso Dixie: “quello che mi dà più fastidio è che niente mi da fastidio.”6

Lo scrittore tenta, in un certo modo, di privare l’esistenza artificiale della componente emotiva, in modo da riscattare la vita biologica, che altrimenti regredirebbe ad un semplice surrogato dell’idillo digitale. Un modo di smorzare l’entusiasmo dei tecnofili tecnognostici.

Intelligenza artificiale e ROM, sono due concetti che hanno immediatamente travalicato i confini letterari, divenendo temi di culto fra gli informatici e gli intellettuali tecnofili più estremisti, soprattutto la sfida che consiste nella creazione di programmi senzienti, che possano emulare il più fedelmente possibile le strutture cognitive umane.

Di seguito verranno presentate alcune teorie relative alle IA e alle problematiche ad esse annesse, con riferimenti anche a quanti credono realizzabile la ROM gibsoniana.

1 William Gibson, Neuromante, tr. it. Mondatori, Milano, 2003, p.194

2 Ibidem, p.243

3 Ibidem, p.265-266

4 Ibidem, p.228

5 Antonio Caronia, Domenico Gallo, Houdini e Faust. Breve storia del cyperpunk, Baldini&Castoldi, Milano, 1997, p.134

6 William Gibson, Neuromante, tr. it. Mondatori, Milano, 2003, p.107

James Lamarina

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