May 1, 2025

Dopo le indagini condotte dalla Squadra Volante e di Polizia giudiziaria del Commissariato ostunese, l’Autorità giudiziaria ha mosso nei confronti dell’uomo, A.V., classe 1969, censurato per reati specifici, le accuse di

Maltrattamenti contro familiari e conviventi aggravati, lesioni personali aggravate e di tentata violenza privata.
Con queste accuse gli agenti della Squadra Volante e di Polizia giudiziaria del Commissariato di Ostuni hanno arrestato un 48enne.

L’indagine, coordinata dal Dott. Francesco Carluccio, Sostituto Procuratore della Repubblica presso la Procura della Repubblica di Brindisi, ha tratto le mosse dalla coraggiosa scelta della donna di denunciare e di affidare alle Istituzioni le proprie legittime aspettative di giustizia e di sicurezza, senza farsi ingannare dai temporanei ravvedimenti dell’uomo, troppo spesso, come le recenti cronache insegnano, vere e proprie trappole senza possibilità di ritorno.

Gli esiti d’indagine alla base dell’ordinanza: nel mese di febbraio del corrente anno, la convivente dell’odierno arrestato si è rivolta alla Polizia di Stato stanca dei lunghi soprusi e delle interminabili sopraffazioni subite nel tempo dal compagno, mostratosi sin dall’inizio della convivenza, particolarmente aggressivo.
La signora riferì agli investigatori di una preoccupante situazione di conflittualità familiare, quotidianamente aggravata dall’abuso di sostanze alcoliche da parte dell’uomo, da tempo per giunta senza una stabile occupazione e affetto inoltre da ludopatia.
La denunciante, visibilmente scossa dinanzi ai poliziotti, fece cenno a diversi episodi di aggressività e violenza patiti, in un crescendo di ferocia che ormai l’aveva portata a temere seriamente per la propria incolumità e quella della figlia minorenne.
Timore cui era nel tempo seguita anche una sensazione di vergogna per gli evidenti segni portati sul corpo dalla donna che per non essere compatita sul luogo di lavoro, cercava in tutti i modi di occultarli, soffrendo spesso in silenzio, solo per il bene della figlia.

Di fatti, i maltrattamenti, le ingiurie e le angherie subite con continuità, ad un certo punto hanno costretto la vittima a trasferirsi, con la figlia minore, presso l’abitazione di una conoscente, essendo ormai divenuti incontrollabili i raptus di violenza del compagno, da troppo tempo tristemente presenti nella sua esistenza.

Già nell’anno 2008, la denunciante veniva aggredita riportando una brutta lesione con annessa ecchimosi all’occhio destro; l’anno dopo, veniva picchiata e ne seguiva una lesione del mento e qualche tempo dopo, ancora vittima della brutalità dell’uomo pativa per sue mani, un trauma all’emi-mandibola sinistra.
Trasferitasi, oramai disperata, presso l’abitazione di una amica come detto, dopo averla invitata ad una riconciliazione, ovviamente dalla donna rifiutata, la ingiuriò e la minacciò in tutti i modi e solo per fortuna la vittima riuscì ad allontanarsi dalla casa, seguita come un ‘ombra dall’odierno arrestato che, giunti nei pressi del luogo di lavoro della donna, dopo averla bloccata, la colpì con pugni e schiaffi che costarono alla donna una prognosi di 12 giorni, salvo complicazioni.

Ed ancora, l’uomo, venuto a conoscenza di essere stato denunciato, avvicinò il fratello della vittima, minacciandolo di morte ove non avessero ritirato la querela, aggiungendo che, in caso contrario, “vi incendierò tutti. Stasera stavo venendo accavallato per spararvi a tutti, ritornerò accavallato e ucciderò tutta la vostra famiglia”.
La serie reiterata di episodi vessatori ed umilianti, così come riportato nell’eseguita ordinanza applicativa degli arresti domiciliari firmata dal Giudice per le Indagini preliminari, Dottoressa Tea Verderosa, hanno portato la donna “ a vivere in un clima di terrore e di sottomissione, trasformando la sua vita in un autentico calvario, aggravato da uno stato di frustrazione tale da rivolgersi all’Autorità….”proprio al fine di arginare il “ concreto, fondato ed imminente pericolo che l’uomo, ove lasciato libero di agire, potesse commettere reati ancora più gravi, mettendo seriamente a repentaglio l’incolumità della signora e dei propri cari….”.

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