Oltre le ipotesi (anche se sono a tutti gli effetti dogmi) bibliche che la vogliono dipendente dal prestito maschile di una costola, ho sempre pensato che se c’è un’origine come evento di una catena eziologica, entrambi derivino da un’unica azione, gesto, intenzione, evento o chissaché, ma una sinergia che li ha resi vivi e presenti insieme.
Credo fermamente, oltre la necessità ai fini della procreazione, che non si possa vivere senza quella presenza sessuata diversa nel genere ma sinergica per tutto il resto e ciò che ne consegue. Mi piace immaginare che se Dio ( metafora o credo non fa differenza se accettiamo un ordine primigenio, un comando , un’intenzione creatrice o un bigbang casuale ) li ha resi possibili, li ha tratti insieme dal cappello del prestigiatore.
La psicologia, in primis la psicoanalisi (junghiana in particolare) ne rileva le differenze unendole in una sorta di creatura (stile Giano bifronte) che in sé possiede il germe della natura maschile e femminile (animus ed anima) , frutto delle interiorizzazioni di parte paterna e di parte materna, entrambe fondamentali per lo sviluppo di una personalità integrata ed individuata.
E’ vero che nella bussola oltre ai quattro punti cardinali ( che sono chiaramente visibili e rintracciabili per l’orientamento), ne esistono altri quattro, che in genere necessitano di uno strumento adeguato, e di una buona competenza nella lettura, poiché passibili di interpretazioni soggettive.
Estendendo il concetto a noi , poveri esseri umani (poveri perché complicatissimi al confronto con gli altri viventi del regno animale) possiamo dire che la nostra vita è un orientamento continuo, e l’istinto ahimè gioca un ruolo secondario, e ad un certo punto non rappresenta più il motore del nostro comportamento. Dunque, se appena nato vado alla ricerca del seno mosso dal primario istinto di sopravvivenza orientato ( involontariamente , poiché spinto da un moto istintuale) da dati sensoriali (olfattivi, tattili) che mi conducono all’obiettivo, crescendo iniziano gradualmente ad entrare nel mio modus operandi sia la volontarietà che la valutazione di fattori che attivano quelle forme cognitive di orientamento che passo dopo passo nel ciclo vitale divengono sempre più complesse.
Secondo alcuni indirizzi e teorie costruiamo vere e proprie mappe cognitive, intese come cartine mentali che contengono , di quella esperienza a cui si riferiscono, gli oggetti, la conoscenza del loro uso e funzione, la loro collocazione e la reciprocità, gli elementi soggettivi legati alla valutazione ed all’esperienza personale.
Tornando al tema dell’orientamento, legandolo all’interesse che muove la creatura maschile e quella femminile quando deve operare una scelta, possiamo sentirci confusi, oltre che facili prede di pregiudizi e stereotipi.
La confusione può avvenire per ignoranza, informazioni distorte o strumentali , rivolte cioè ad uno scopo che non sempre è trasparente, ma che può essere dotato di ambiguità per raggiungere fini a noi ignoti , quali la creazione di nuove aree di interesse su cui lucrare (ne è un esempio la pedopornografia).
Inoltre la tendenza ad aderire a rigidi stereotipi può essere legata ad una confusione basata su una non conoscenza di aspetti che spesso rimangono nell’area degli addetti ai lavori.
Cerchiamo di chiarirne alcuni.
L’identità sessuale comprende componenti che possono essere distinti ( cioè non seguire la medesima direzione ) o in rapporto di stretta sinergia : il sesso biologico, l’identità di genere, il ruolo di genere e l’orientamento sessuale.
Se il sesso biologico è facilmente identificabile poiché definisce scientificamente l’appartenenza biologica al sesso maschile o femminile, o, per quanto attiene a disfunzioni fisiche ( quali l’ermafroditismo) l’evidenza oggettiva e diagnostica del disturbo , non è altrettanto per gli altri componenti, che di fatto sono un mix abbastanza soggettivo e perciò pericolosamente esposto a fattori di varia natura ( in minima parte fisica , ma soprattutto culturale, sociale, ed esperienziale).
L’identità di genere indica la percezione di sé come maschio o come femmina, della propria femminilità o mascolinità., si costruisce nell’infanzia ed è la parte che l’individuo sente profondamente radicata in sé.
Il ruolo di genere rappresenta i comportamenti , l’habitus che indica nella società l’appartenenza ad un sesso piuttosto che ad un altro . Espressione esteriore dell’identità di genere, riflette gli stereotipi dominanti in una determinata cultura, società e periodo storico. L’orientamento sessuale è la propensione, l’attrazione affettiva (sensazioni e preferenze) e sessuale (insieme di atti e comportamenti sessuali) verso l’altro /a .
Sappiamo che può essere etero, omo e bi sex, ma forse non siamo informati del fatto che non è esclusivo e nettamente differenziato come lasciano credere, ma si estende lungo un continuum che va dall’eterosessuale max all’omosessuale max , con stadi intermedi con un orientamento prevalente verso un polo o l’altro ed anche possibili atteggiamenti in senso contrario, occasionali o meno.
Ecco che forse sarebbe corretto parlare di orientamenti possibili … ma a che pro?
L’identità sessuale è argomento importante, ma delicato e personale, che non può essere trattato in un libro di testo , inserito nel POF da un preside volenteroso ed illuminato o somministrato ai bimbi della scuola dell’infanzia e della primaria da insegnanti che si ritengono educatori per il superamento dell’omofobia e delle discriminazioni, siano anch’esse di genere per le pari opportunità.
Da quale necessità nasce il disegno di legge del 18 novembre 2014 d’iniziativa di alcuni senatori denominato “ Introduzione dell’educazione di genere e della prospettiva di genere nelle attività e nei materiali didattici delle scuole del sistema nazionale di istruzione e nelle università” ?
E nel ddl “La buona scuola “l’introduzione dell’obbligo per le scuole di inserire nel piano dell’offerta formativa il contrasto all’omofobia e l’educazione volta a contrastare ogni discriminazione sull’orientamento sessuale o l’identità di genere, verso quale via intende condurci?
E’ per l’accettazione delle differenze , per una cultura delle diversità che non consenta l’omologazione , il pregiudizio e la discriminazione sociale, sia il reietto donna, omosessuale, straniero o posto ai margini della società ( povero, barbone, folle, disabile, anziano…..) che bisogna lavorare nelle scuole, nelle agenzie educative e nei percorsi rivolti alla comunità degli adulti!
Perché una domanda mi sorge spontanea: che facciamo se il migrante non è omosessuale o donna , ci sentiamo liberi di restituirlo alla frontiera o di sputargli in volto il nostro disprezzo?
Iacopina Maiolo
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