June 16, 2025

Non ci voleva la sfera di cristallo per ipotizzare che la politica brindisina sarebbe ulteriormente impazzita dopo la caduta dell’Amministrazione Carluccio.

 

E’ noto, infatti che, in periodi di crisi, c’è sempre qualcuno pronto ad approfittarne per provare a costruirsi delle rendite di posizione.

 

 

Quel che però tutti auspicavamo era la circostanza che lo stravolgimento amministrativo avrebbe spinto energie nuove e positive ad occuparsi di politica.

 

Non è accaduto. Non ancora.
Invece, come nei peggiori incubi, è accaduto che a salire sui pulpiti per discettare di problemi e suggerire soluzioni, sono stati principalmente individui che, in passato, pur avendo ricoperto incarichi apicali, si sono dimostrati incapaci di raddrizzare la baracca.

 

Con tutta l’umana comprensione e con tutto il bene che voglio a determinate persone, ritengo che non sia possibile dare alcuna credibilità ai pensieri di chi, avendo avuto l’occasione di governare i processi, ha fallito clamorosamente.
Non credo che vi sia un’altra città dove si arrivi al punto che colui che non dovrebbe possedere cittadinanza politica per propri demeriti, si arroghi il diritto di invocare le “liste di proscrizione politica”.

Capiamoci, non è che questa non sia una delle prime strade da seguire, ma è ovvio che a sostenere una cosa del genere deve essere chi non ha mai avuto le mani in pasta, chi non ha mai gestito nemmeno un’amministrazione di condominio.
Chi ha avuto incarichi e non ha saputo tirare fuori la città dalla melma (anzi, alla fine della fiera, ha consolidato e accresciuto certe pratiche) dovrebbe avere la bontà di riflettere due volte prima di sparare ad alzo zero. Se non altro per evitare di far perdere credibilità alle giuste istanze.
Fin qui, poco male: nessuno può togliere il diritto di espressione, ma sta di fatto che sempre più gente ha imparato a distinguere la predica dal predicatore.

Quando, però, dalle riflessioni passiamo alle denunce, la cosa cambia.

E si fa un po’ più seria.

In appena due giorni abbiamo saputo che:
1) Claudio Niccoli è a conoscenza che il Comune di Brindisi è condizionato dall’operato di massoni;
2) Massimo Ferrarese ha asserito che la giunta Carluccio “avrebbe potuto continuare il suo percorso se lui si fosse reso disponibile” ma ha scelto di sottrarsi al ricatto.

 

Niccoli e Ferrarese sono due persone che stimo (e non mi hanno mai dato ragione di dubitare che la stima sia reciproca).
Proprio per questo vorrei esortare entrambi a dare sostanza all’esigenza (da loro stessi manifestata) di rinnovare i modi della vecchia politica.

Mi piacerebbe che dessero un taglio netto ad una delle più becere logiche politiche: quella della sostanziale impunità di chi, chiamato a gestire la cosa pubblica, lo fa “pro domo sua”.

 

Se vogliono fare un favore a questa città e dare un colpo mortale ai rappresentanti della politica che dicono di voler combattere, facciano i nomi.
Dicano per filo e per segno chi sono i massoni e chi sono i ricattatori.
Diano agli investigatori ed ai cittadini tutti gli elementi per accertare in quali circostanze si sono manifestati gli interessi massonici ed in quali occasioni si è concretizzata l’esistenza dei comportamenti ricattatori.

 

Lo facciano per la città.

Lo facciano per tutti quelli che continuano a chiedersi perché se quel massone faceva il dirigente anni fa nessuno diceva niente, mentre oggi il nodo viene al pettine.

Lo facciano per tutti quelli che continuano a chiedersi perché quando il 17° si chiama Flores si resta nel campo della politica, mentre quando il 17° si chiama Ribezzi si deve parlare di ricatti.

 

Lo facciano per dimostrare che esiste una politica diversa. Quella dei fatti, non delle parole.
Quella del coraggio di esporsi concretamente e rompere concretamente con logiche consolidate e dannose.

 

 

Oreste Pinto

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