La presentazione del progetto di trasformazione della centrale Brindisi Nord in un inceneritore di rifiuti ancorché selezionati e depurati da plastiche e metalli conferma i timori per il protrarsi di un’attività produttiva a così elevato impatto ambientale e sanitario in prossimità del centro abitato che ogni ragionevole valutazione vorrebbe vedere dismessa da ormai più di un decennio. Il progetto presentato dalla A2A per la centrale prevede il dimezzamento della potenza e la cocombustione del carbone nonché il CSS (oggi chiamato “Energite” dalla società ) vale a dire il combustibile ricavato dai rifiuti della Puglia e forse da altre Regioni.
Di fronte a questa proposta bisognerà far valere il peso delle evidenze sanitarie negative che emergono dai recenti studi sulle malformazioni neonatali, sui ricoveri, sui decessi per malattie cardiorespiratorie e sulla prevalenza di broncopatia cronica ostruttiva nelle donne del capoluogo in relazione all’inquinamento atmosferico. Evidenze che non sono state smentite né potevano esserlo dal momento che si tratta dei risultati di analisi condotte su dati forniti dalla locale Asl.
Così come dovrebbe essere tenuto nella massima considerazione il chiaro intervento dell’Ordine dei Medici di Brindisi che giudica non più sostenibile nel capoluogo l’attuale livello di emissioni industriali. Un documento meditato e responsabile che ha drammaticamente messo in rilievo fattori di danno e di pericolo che vanno rimossi con coraggiose e precise scelte seguite da immediati fatti concreti . E ciò perchè il bene primario della salute dei cittadini non si tutela certo con rituali quanto inconcludenti apprezzamenti ed ancor meno con generici impegni fine a se stessi.
L’impianto di “Brindisi Nord” é estremamente vicino al centro della città, al quartiere Perrino ed all’abitato di Materdomini con la conseguenza che migliaia di cittadini continuano ad essere sottoposti ad un micidiale carico di nocività: la popolazione della città diminuisce di anno in anno e la disoccupazione dilaga mentre agricoltura e turismo sono in agonia. Segni evidenti che l’attuale tipo di produzione industriale, funzionale certo agli interessi di chi lo gestisce, esige radicali innovazioni . Occorre invero cambiare strada per rivedere un modello di economia locale che ha procurato danni senza assicurare apprezzabili vantaggi e che , con la sua crisi, ha dato spesso luogo ad analisi e risposte industriali che non convincono più nessuno.
La situazione socio-economica e l’emergenza ambientale di Brindisi richiedono che la politica sappia operare un vero e proprio mutamento di rotta. Ma è difficile che ciò possa avvenire senza una forte pressione popolare e senza il rilancio di quella virtuosa alleanza fra associazioni e movimenti di cittadinanza attiva, forze politiche e sociali e istituzioni locali che negli ultimi anni ha bloccato la follia del rigassificatore e ha impedito ulteriori attentati alla salute dei cittadini. Una alleanza necessaria e urgente che può essere produttiva solo se oggi, come è stato ieri, riesce a muoversi nel rigoroso rispetto della reciproca autonomia dell’impegno sociale e di quello politico senza dannose confusioni di ruolo .
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