Dopo il progresso registrato nel 2024 — quando la provincia era salita all’88° posto recuperando undici posizioni — l’edizione 2025 della Qualità della vita del Sole 24 Ore segna un’ulteriore, lieve risalita: Brindisi arriva all’88° posto.
Un passo avanti modesto che conferma una tendenza di miglioramento, pur dentro un contesto complessivo che continua a mostrare criticità strutturali.
La provincia resta infatti nella parte bassa della graduatoria, con indicatori che oscillano tra performance discrete e fragilità profonde. In accessibilità abitativa, distribuzione del reddito e qualità della sanità emergono elementi positivi; ambiente, demografia ed economia frenano la crescita.
Ricchezza e consumi (80) – La distribuzione del reddito resta un punto di forza
I dati 2024 avevano messo in luce due aspetti rilevanti: il 6° posto per le mensilità necessarie ad acquistare una ccasa e il 9° posto per minore disuguaglianza reddituale.
Nell’edizione 2025 questi elementi continuano a sostenere la performance della provincia, che rimane competitiva in termini di equità e accessibilità.
Ma il contesto economico del Mezzogiorno, segnato da redditi più bassi e consumi deboli, comprime ancora la sua posizione nella macroarea.
Affari e lavoro (91) – Crescita lenta e investimenti insufficienti
Come nel 2024 Brindisi é 91ª. Nel 2025 il quadro non cambia molto: il mercato del lavoro si muove lentamente, la stabilità occupazionale è fragile, gli investimenti non decollano.
La sfida resta rafforzare i settori produttivi strategici e valorizzare il ruolo logistico ed energetico del territorio.
Ambiente e servizi (94) – La macrotabella più penalizzante
È il fronte che pesa maggiormente sul posizionamento complessivo.
Il dato più evidente è la densità di impianti fotovoltaici, dove Brindisi è 105ª su 107: un segnale di grande squilibrio nella tutela del territorio.
Anche l’ecosistema urbano registra livelli bassi, confermando un ritardo nelle politiche ambientali, nel trasporto pubblico e nelle infrastrutture verdi. Bene, invece, l’indice di salubritá dell’aria: attenzione, però, perché l’indicatore non é calcolato sulle emissioni pericolose bensì sui periodi di almeno 4 giorni con vento, pioggia e nebbia al minimo.
Pur migliorando di due posizioni nella classifica generale, la provincia resta tra quelle con maggior necessità di interventi strutturali in questo ambito.
Demografia, salute e società (62) – Una provincia che invecchia e perde popolazione
Il 2024 aveva già mostrato la fragilità demografica del territorio; il 2025 conferma questa tendenza sebbene Brindisi recuperi qualche posizione.
La popolazione diminuisce, l’età media cresce, l’emigrazione giovanile resta significativa.
La qualità dei servizi sanitari continua invece a rappresentare un elemento di tenuta.
Giustizia e sicurezza (54) – Livelli intermedi
Brindisi si colloca nel gruppo centrale delle province italiane: meglio dei grandi centri urbani, peggio dei territori più virtuosi.
La percezione di sicurezza resta un tema aperto, legato soprattutto ai fenomeni di microcriminalità.
Cultura e tempo libero (103) – Il punto più debole
Come nel 2024 (106ª posizione), la provincia resta nelle retrovie per infrastrutture culturali e offerta di intrattenimento. E’ al 103° posto.
Un settore che dispone di potenziale, ma che richiede programmazione e investimenti per trasformarsi in leva di sviluppo.
Qualità della vita delle donne (96) – molto ancora da fare
Brindisi é nelle retrovie anche per la qualità della vita delle donne, indice sintetico che media fra 14 indicatori: dal tasso occupazionale alla percentuale di imprese femminili, dalla quota di amministratori comunali donne al numero di giornate retribuite all’anno, dalla la competenza Al gender pay gap.
Un miglioramento lieve che non cambia la sostanza
Il passaggio dall’89° all’88° posto certifica una leggera risalita e conferma la possibilità di progressi futuri.
Ma il quadro resta fragile.
Le priorità, anche alla luce dei dati 2025, sembrano essere soprattutto tre: rafforzare i servizi ambientali e la tutela del territorio, invertire la tendenza demografica ed attrarre investimenti capaci di generare lavoro stabile.
Solo così la piccolissima risalita potrà trasformarsi in un miglioramento strutturale.
