Assistiamo ad una molteplicità di eventi che turbano la stabilità del sistema morale, comportamentale ed interpretativo di cui siamo parte. Le notizie relative a fatti di cronaca inimmaginabili e privi di ogni umana comprensione, sembrano superare ogni limite.
Nessuna enfasi o esasperazione del giudizio: siamo di fronte ad un fenomeno che possiamo definire epocale.
È tempo che gli esperti del comportamento umano affrontino le problematiche di questo vivere quotidiano di individui “immersi” nel disagio estremo.
L’escalation di fenomeni e comportamenti violenti in una quotidianità che coinvolge attori e attrici di azioni talmente atipiche nella loro spietata crudeltà e dai tratti non sempre classificabili nelle categorie interpretative e diagnostiche in uso dalla psichiatria e psicologia, pone quesiti ed obblighi che le scienze indicate hanno il dovere di affrontare fornendo delle risposte utili sia per la prevenzione che per la cura.
Appare dunque necessario:
• Interrogarsi in maniera scientifica circa l’entità dei fenomeni.
Gli interventi ed i pareri espressi a livello mediatico (social, talkshow, rubriche giornalistiche) non hanno valore scientifico.
La ricerca nel campo psichiatrico ha l’obbligo di superare l’approccio farmacologico e di riprendere gli studi multifattoriali in merito alle cause possibili dell’incremento parossistico di tali fenomeni.
• Rilevare se esistano nessi e interpretazioni che leghino gli eventi distruttivi e violenti a circostanze e situazioni oggettivamente definibili.
• Mettere in atto in maniera sistematica e coordinata a livello sociopolitico progetti ed interventi che coinvolgano esperti nelle varie aree delle scienze umane sulla base di studi e ricerche condotte a livello globale ed in sinergia da scuole, università, agenzie educative etc. La frammentazione degli interventi e l’improvvisazione li rende inefficaci e porta a sperpero di denaro.
• Stabilire un’unità di crisi a livello centrale che possa offrire aiuto e sostegno diretto ed immediato in situazioni di emergenza.
• Abbandonare moralismi, pregiudizi ed atteggiamenti superficiali. Non serve ad esempio intensificare le pene per incidere in maniera significativa sul fenomeno.
Inoltre è necessario porsi alcune domande “spicciole”, ad esempio se venga rispettato il turn over legato ai pensionamenti nell’area della salute mentale e dell’assistenza sociale e se gli organici non siano oltremodo carenti…
E ancora, quanto si investe nella formazione degli operatori?
E nella realizzazione di strutture quali le REMS (residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza e destinate ad accogliere persone affette da disturbi mentali che hanno commesso reati)? Ad oggi poche, in sovraccarico e non in grado di rispondere alle emergenze.
In Italia, solo il 3,4% della spesa sanitaria nazionale si rivolge alla salute mentale.
A questo punto la soluzione non può non essere a carico dell’area politica.
Ho sentito argomentazioni contro Basaglia, che ha un solo torto: quello di aver creduto in una legge unica ed insostituibile (la 180), ma che può trovare spazio ed applicazione solo ove le coscienze e gli interventi politici producano con umanità alternative alla segregazione dei corpi e delle anime….
Iacopina Maiolo
