June 24, 2025

Lettera aperta all’Arcivescovo di Brindisi
Monsignor Giovanni Intini

 

Premetto di aver un grande rispetto per il gravoso compito da Lei ricoperto, quello di pastore di un gregge che nel tempo ha visto ripetuti attacchi da parte di “lupi” famelici che, fuor di metafora, hanno saccheggiato il territorio causando ferite ancora aperte e inquinato coscienze e ambiente. Un territorio che ancora oggi subisce ricatti occupazionali che una classe politica alquanto distratta fa fatica a contenere. Un “gregge” che si è anche visto privare ripetutamente dei tratti salienti la propria vera identità e ciò ha provocato una disaffezione verso il proprio territorio, pur quanto questo sia ricco di storia e tradizioni oltre che di bellezza e potenzialità malamente messa a frutto.
Grande e diffusa delusione ha procurato anche per quest’anno il mancato rispetto della rievocazione storico-religiosa durante la processione del Corpus Domini che a Brindisi è affettuosamente nota come del “Cavallo parato” in virtù di una secolare consuetudine che riepilogo molto brevemente perché meglio di me sanno fare gli storici. Anche quest’anno l’ostensorio non è stato portato sul dorso di un cavallo ma a piedi buttando a mare una consuetudine che risale alla metà del XIII secolo quando il Luigi IX, re di Francia, al ritorno dalla Terra Santa naufragò nelle vicinanze di Brindisi, a Torre Cavallo.
L’ottantenne Arcivescovo della Diocesi di Brindisi, Mons. Pietro Paparone, informato del fatto è invitato a prelevare personalmente la Particola, si recò, nonostante l’età avanzata, cavalcando un cavallo bianco. Lungo le quattro miglia di strada, il Vescovo fu scortato dal clero, dalle autorità cittadine, dalle confraternite e da una folla di comuni fedeli che diventò via via più numerosa che, devotamente, raggiunse lo scoglio dov’era precariamente attraccata la nave di Luigi IX. La processione, che ormai da secoli si perpetua, vuole pertanto ricordare quanto in quel lontano 1248 avvenne a Brindisi al ritorno della Santa Eucaristia, degli ostaggi e di Luigi IX, elevato poi alla gloria degli altari con la santità.
Ecco, non rinnovando questa memoria si è ferita l’identità di una collettività che è molto legata a questa consuetudine che non può essere meramente derubricata come fatto folkloristico.
Durante l’incontro che alcuni cittadini le chiesero, qualche mese addietro, per perorare il ripristino dell’antica usanza storico-religiosa le fu donato un raro libro dell’avv. Giuseppe Roma che parlava della “storia brindisina nella millenaria tradizione del cavallo parato”, Lei lo avrà sicuramente letto, un libro che esplicita comprendendo molto bene il profondo legame tra quei fatti storici e la collettività brindisina. Immaginavo che Lei avesse accolto le nostre aspettative. Evidentemente non abbiamo saputo far breccia. Proprio nei giorni in cui Papa Leone XIV riporta in Vaticano una tradizione dal forte significato simbolico.
Esiste il concreto pericolo che il perdurare della sospensione della storica processione del Cavallo Parato diventi definitiva e questo è inaccettabile, è inaccettabile che ciò riguarda profondamente tutti i cittadini di Brindisi, i fedeli, le famiglie che da generazioni partecipano al Corpus Domini e i tanti visitatori e pellegrini che amano e rispettano questa tradizione unica al mondo dal grande valore storico-liturgico-popolare.
Continuare senza questa tradizione significa perdere per sempre un simbolo potente di pace, fede e dialogo interculturale che identifica la città da quasi 800 anni. Ripristinarla garantirebbe invece una rinnovata coesione sociale, valorizzerebbe il nostro patrimonio religioso e culturale e rilancerebbe l’attrattività turistica e anche in chiave spirituale di Brindisi. è il momento decisivo. Più tempo passa, più difficile sarà recuperare questa eredità preziosa. Con soluzioni sicure e condivise possiamo salvare la tradizionale processione del Cavallo Parato.
Questo pezzo della nostra storia e identità va difeso e, in assenza dell’attenzione degli amministratori, è compito dei singoli cittadini farlo e dimostrare l’attaccamento alla città, dobbiamo chiedere con forza che tale usanza venga rispettata.
Certo, la nostra comunità e afflitta da tanti problemi, alcuni molto gravi ma se non sappiamo difendere queste apparentemente piccole parti della nostra storia, come possiamo pensare di essere capaci di fare altro.

 

Giorgio Sciarra

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