June 7, 2025

«Sorpreso? No. Indignato? Abbastanza». Comincia così l’intervento pubblico con cui Oreste Pinto ha sollevato il caso della delibera con cui la Giunta comunale di Brindisi ha concesso gratuitamente l’uso di spazi pubblici per una rassegna culturale che include la presentazione del libro I Figli della Montecatini, scritto dal sindaco in carica Giuseppe Marchionna.

 

Secondo Pinto, il punto non è tanto il contenuto del libro o il valore della rassegna — che anzi riconosce come iniziativa interessante e meritevole — quanto il fatto che la proposta di utilizzo gratuito parta dallo stesso sindaco, venga approvata da una Giunta da lui nominata, e produca un evento da cui può derivare un vantaggio economico personale.

 

«Qui accade qualcosa di simile a un assessore avvocato che usa una sala comunale per ricevere i propri clienti, oppure un consigliere medico che si fa assegnare un immobile pubblico per svolgere visite private — scrive Pinto — con l’aggravante che la proposta parte dal diretto interessato, e viene votata da una Giunta che a lui risponde». Non una questione di lana caprina, insomma, ma di opportunità istituzionale: «Chi governa non può utilizzare la macchina pubblica come fosse casa propria. Senza pudore, senza opposizione, senza che nessuno alzi nemmeno un sopracciglio».

 

A questa denuncia ha risposto con tono deciso Nicola Di Donna, capogruppo di Forza Italia, bollando la polemica come «strumentale e stucchevole». Di Donna precisa che la Giunta ha concesso l’uso degli spazi a un’associazione, come avvenuto «in centinaia di altre occasioni», e che nell’ambito della rassegna è stato semplicemente «chiesto al sindaco di presentare il suo libro». Sottolinea, inoltre, che il volume è già stato oggetto di molte presentazioni in città, e paragona la vicenda a quelle di altri ex sindaci-scrittori, come Rutelli, Veltroni o Marino, che a Roma hanno presentato le proprie opere senza che nessuno sollevasse obiezioni. «Parliamo di cultura — afferma — e di un sindaco stimato, la cui opera è stata accolta con interesse anche fuori Brindisi».

 

Ma la replica di Pinto non si fa attendere. E non indietreggia di un passo.
«Nessuno ha mai messo in discussione la cultura — ribadisce — così come nessuno contesterebbe l’uso gratuito degli spazi per attività sportive o sociali. Il punto non è cosa si promuove. Il punto è chi lo fa, come lo fa, e con quali effetti».

La controreplica torna sul cuore del problema: «Qui non si discute della qualità del libro del sindaco né del valore della rassegna “Pagine Erranti”. Si discute del fatto che il sindaco abbia proposto — e fatto approvare da una Giunta composta da assessori da lui nominati — la concessione gratuita di un bene pubblico per promuovere un libro scritto da lui che, in quella occasione, sarà posto in vendita, e da cui lui (e/o il suo editore) ricaveranno un guadagno.

Questo è il nodo: l’utilizzo di strumenti dell’amministrazione per finalità da cui può derivare un beneficio personale.
Una questione di opportunità istituzionale, prima ancora che giuridica.

Parlare di “polemica strumentale” serve solo a nascondere il disagio di una delibera che espone l’intera Giunta a un problema di credibilità: davvero si ritiene normale firmare un atto che genera vantaggi economici diretti al proprio sindaco?

Non sarebbe stato più serio, e più rispettoso delle istituzioni, che il libro continuasse ad essere presentato — com’è già accaduto in altre sedi — senza alcun coinvolgimento formale o economico dell’amministrazione?
Non sarebbe stato più corretto che il sindaco si astenesse dal proporre una delibera in cui è, al contempo, parte proponente e beneficiario?

Chi governa ha il dovere di evitare ogni forma, anche solo apparente, di sovrapposizione tra interesse pubblico e utilità privata.
A maggior ragione quando si tratta di spazi comunali e atti ufficiali che generano un ritorno economico».

L’affondo finale è netto: «Più che attaccare chi pone una questione legittima, chi sostiene il sindaco dovrebbe riflettere su un dato semplice: nessun amministratore dovrebbe mai proporre una delibera che produce vantaggi per sé.
Chi rappresenta la città ha il dovere di restare un passo indietro. Sempre».

 

Nel merito, la questione resta aperta: può un sindaco ricoprire contemporaneamente il ruolo di promotore istituzionale e di beneficiario privato di un atto pubblico? E dove finisce il confine tra promozione culturale e uso personale delle prerogative amministrative?

Sono domande scomode, ma necessarie. Perché — al di là dei libri, delle rassegne e delle polemiche — la credibilità delle istituzioni si misura anche nei dettagli. E il confine tra correttezza formale e sobrietà sostanziale non andrebbe mai ignorato.

No Comments