Non sappiamo se si siano mai amati davvero; l’amore come lo pensiamo oggi, a quel tempo, non c’era ancora.
Avevano sicuramente , ancora prima di incontrarsi, sentito parlare l’uno dell’altra e già una sorta di desiderio misto a curiosità si era impossessato di loro.
Era stato lui a cercarla e per farlo aveva lasciato la sua isola sulla quale la sua famiglia regnava dalla notte dei tempi e si era spinto nella regione più calda, verso quelle terre non addolcite dal mare, brulle e selvatiche,
all’interno, sempre più all’interno, dove il caldo dei venti provenienti dalla Siria bruciava le terre rendendole aspre, seccava il raccolto e assetava gli uomini e le bestie.
Con una compagnia di amici fidati che avevano anche il compito di proteggerlo, più da se stesso che da pericoli esterni, aveva marciato per giorni, fra cumuli di pietre e cespugli ingialliti, alla luce dell’alba e durante i tramonti infuocati evitando le ore più calde all’incerta ombra di un pruno selvatico.
Un mattino, risvegliandosi da un sonno forse turbato da visioni e da parole indecifrabili pronunciate da un dio sconosciuto, avvistò, con inspiegabile timore, per primo, un villaggio di capanne di terra e legna e, al di là, le mura di case imponenti e squadrate.
Nessuna torre, nessuna colonna, nessuna bellezza si intravedeva.
Nella fredda luce dell’alba rimase ad osservare quella città senza mura di cinta e senza protezione che i racconti descrivevano, invece, impenetrabile ed invincibile.
In quel momento gli ritornarono alla mente i frammenti di vecchie storie ascoltate da musicanti sconosciuti; frammenti di racconti narrati in serate d’inverno nella sala del trono.
Frammenti di atrocità e meraviglie, di nefandezze e di eroismi, storie raccapriccianti e spietate.
In quelle serate per la prima volta aveva sentito pronunciare il nome di quella città; in quelle serate, per la prima volta, aveva sentito pronunciare il nome della donna che fra poco avrebbe visto e conosciuto: Penelope, la figlia di Icario, uno dei più potenti nobili di Sparta.
Fra poco, forse in quella stessa giornata, Ulisse avrebbe visto e conosciuto Penelope “dalle belle fattezze” : una delle più belle ragazze di Sparta.
Di quella città “dagli uomini spietati”, di quella gente ottusa e pericolosa, delle sue donne bellissime e fiere, Ulisse sapeva poco e quel poco era già temibile ed eccitante.
In quel momento Penelope, nella sua casa fortificata, era già stata avvisata dell’arrivo dell’ospite proveniente dalla “terra che sorge nel mezzo del mare”.
Una fortissima curiosità l’aveva già rapita da giorni da quando cioè le scaltre ed invisibili vedette spartane avevano avvisato di quell’arrivo inaspettato.
In quel momento, però, si sforzò di non pensarci.
Fra poco, come ogni mattina, avrebbe preso parte ad una lotta fra donne nel vasto atrio di quel tempio consacrato a nessun dio: nuda come tutte le altre, unta di olio e di grasso animale, si sarebbe rotolata nella sabbia, prima di iniziare il combattimento.
Forse avrebbe ucciso con le proprie mani una schiava, forse avrebbe dovuto sottostare alla vittoria di una sua coetanea spartana, forse da quella lotta ne sarebbe uscita ferita a morte.
Pensò che le sarebbe piaciuto esser vista in combattimento da Ulisse : forse anche quel principe sconosciuto l’avrebbe scrutata a fondo fin nelle parti più intime, forse anche lui, come gli altri maschi avrebbe cercato di nascondere con l’elsa della spada o con le mani, gli effetti di un desiderio immediato e violento.
Si, le sarebbe piaciuto; ma scacciò subito quel pensiero, non era il momento.
Poi, nel pomeriggio, quando il padre assieme agli altri notabili della città, avrebbe incontrato i greci , anche lei avrebbe potuto vedere con i propri occhi quell’uomo “dal cervello multiforme”, il principe di Itaca, venuto apposta per lei.
Ora, come ogni giorno, invece, prima che il sole fosse alto nel cielo, bisognava solamente concentrarsi non sul combattimento ma sulla vittoria.
Caricarsi di rabbia e di violenza per uccidere per non essere uccise.
Questa era Sparta e questo significava essere una donna spartana.
(segue … e questa volta fino alla fine)
Apunto Serni
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