Il bagno è stato lungo e ho cominciato ad avere freddo; niente di che, ma qualche piccolo brivido mi ha ricordato educatamente che oramai il tempo di permanenza in acqua non può più essere quello di una volta.
Rimanere seduti e bagnati sotto l’ombrellone mi sembra un spreco e steso sotto il sole non sono mai riuscito a rimanerci per più di due minuti.
Quindi passeggerò; passeggerò e fumerò; passeggerò, fumerò e guarderò in giro; passeggerò, fumerò, guarderò in giro e cercherò di leggere i titoli dei libri che vengono letti da questo variegato, multicolore, tatuato, abbronzato, schizzato popolo di bagnanti del quale, provvisoriamente, faccio parte.
Due ombrelloni più in là c’è la famiglia tipo: lui è serio, composto, moderatamente abbronzato; per leggere usa degli occhialetti da vista comprati in farmacia.
Forse la necessaria visita oculistica è solo rinviata a causa della sua inevitabile simbologia di cataratta incipiente e di conseguente, inesorabile, terza età. La moglie è sdraiata su un lettino in pieno sole ed ha il reggiseno slacciato così che la spalla possa essere abbronzata integralmente; una botta di vita che lui, democratico, moderno ed aperto, condivide e, forse, incoraggia per personalissime ed inconfessabili fantasie.
I ragazzi, non si sa se maschi o femmine e di che età, saranno in giro ma le loro cose sono accatastate al fianco della sedia del padre.
Lui legge “La piramide di fango” di Camilleri nella solita edizione Sellerio. Chi legge su una spiaggia Camilleri deve essere per forza così: schifato dagli anni bui di governo di centro destra e pronto a giustificare qualsiasi porcheria all’attuale governo Renzi.
Antiberlusconismo a prescindere, appoggio all’attuale compagine governativa e lettura di Camilleri sotto un ombrellone mi sembrano come certi maglioni di Missoni di fronte ai quali capisci che certi colori, certe cose, certe idee, certe emozioni, possono andare bene solo così e in nessun altro modo.
Nell’ombrellone vicino, alla distanza di quella che hanno i profughi su un barcone diretto a Lampedusa, c’è un Carofiglio posato su una sedia.
E’aperto e posato di piatto.
La copertina ed il titolo la dicono lunga: “Una mutevole verità”.
Il piemme barese sta per raccontarci che il mondo certe volte è più complicato di quello che pensiamo; un vero trauma per tutti coloro che pensavano di vivere a Disneyland ….
La signora lettrice di Carofiglio è andata appena a bagnarsi il viso in acqua e ritorna senza fretta.
Fretta per leggere Carofiglio, d’altronde, non se ne potrebbe avere neanche se sei arrivato al clou della storia che fra malinconie e indignazione non riesce ad essere più eccitante di una serata di bingo fra ospiti del Focolare.
Lo sapevo! Cazzo! La signora conosce il lettore di Camilleri! Scambiano poche battute su un certo Fabio amico comune.
Lei si risiede e girata appena la testa ripete la piccola conversazione alla moglie del lettore di Camilleri che, data la distanza, avrà sicuramente sentito perfettamente tutto.
Tutto ciò serve a rimarcare che non esiste un di più di confidenza fra lei e il marito della sua amica; non ci sono segreti, non ci sono discorsi privati.
Mi sembra un atteggiamento eccessivamente dimostrativo ma lascio perdere.
Sono famiglie agiate.
I costumi sono di marca e i capelli delle signore non hanno nessun accenno di ricrescita ; segno evidente di frequentazioni non sporadiche presso affermati e coscienziosi parrucchieri locali.
Noto solo ora che il lettore di Camilleri ha le ciabatte ai piedi: sandali appena appena rialzati verso il tacco con due fascioni neri puliti, quasi lucidi: un miracolo in mezzo a tutta quella sabbia. Una compostezza quasi maniacale.
Niente infradito.
Di loro so già tutto: due gruppi familiari accomunati da Carofiglio e Camilleri non hanno segreti per me che, come dice benevolmente una mia amica, sono un “fine osservatore” intendendo con ciò significare che eccedo nel farmi i cazzi degli altri.
Avranno condiviso, se l’età dei loro figli lo ha permesso, almeno due o tre vacanze assieme, un numero imprecisato di sabati sera in pizzeria, forse un cenone di capodanno e almeno una marcia “no al carbone”.
Nel contenitore perfettamente poggiato su una specie di tovaglia ci sono forse i panini rigorosamente fatti in casa, sicuramente un contenitore con dentro un’insalata non condita per lei e due o tre bottigliette d’acqua fresca: il bar del lido, se fosse per loro, potrebbe anche chiudere.
Aspetto un po’ perché manca all’appello il marito della lettrice di Carofiglio …
Arriva dopo dieci minuti: media altezza, media abbronzatura, medio bermuda bianco, polo verde acqua, sandali come quelli del suo amico e giornale intonso in mano.
Adesso comprendo perché Missoni ricomponeva sempre gli stessi colori rimanendo sempre insoddisfatto del risultato: gli mancava sempre qualcosa che “completasse” il tutto.
Adesso lo capisco; il signore appena arrivato si toglie la polo e la cede alla moglie perché la riponga ben piegata.
Ha appena lasciato il giornale sulla sdraio vuota che lo aspetta: è “Repubblica”. Tutto torna.
A.Serni
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