Mentre molti farneticano numeri evidenziando la non conoscenza del tessuto industriale del territorio, sarebbe opportuno dare uno sguardo al grafico che evidenzia la decrescita dei posti di lavoro nel solo settore aeronautico in provincia di Brindisi, che in soli 7 anni ha dilaniato 1000 posti di lavoro, ma ai quali ovviamente sarebbero da aggiungere il 103 in meno delle manutenzioni industriali all’Enel di Cerano ed i 37 sempre dello stesso troncone merceologico all’interno dello stabilimento Petrolchimico di Brindisi e sempre per non essere disattenti sarebbe delittuoso non guardare la vicina Grottaglie, che in Leonardo, dove gli occupati brindisini sono diverse centinaia, non va sicuramente meglio.
Nel frattempo, lo scorso gennaio il bollettino della Banca d’Italia enunciava le seguenti stime: Pil Nazionale + 3,8% nel 2022 e + 2,5 nel 2023 con graduale aumento dell’occupazione fino ad arrivare a livelli pre crisi pandemica alla fine dell’anno in corso.
Adesso senza ergersi statistici ed esperti di economia, ma semplicemente controllando i consumi emerge un dato inconfutabile, se i numeri dati dalla Banca d’Italia sono vicini alla realtà, ed il grafico della provincia di Brindisi del solo settore aeronautico non mostra dilemmi interpretativi in quale Italia viviamo?
Dovremmo aspettarci le nuove ondate di treni pieni di padri di famiglia disperati e giovani scoraggiati dal futuro verso la parte settentrionale del Paese stile anni 70/80 o addirittura gli aerei verso mete middleeuropee per tentare di preservare quella sussistenza familiare che il proprio sud non è stata in grado di garantire?
Sarebbe opportuno chiedersi fino a che livelli di disoccupazione saremo disposti a sopportare un tale scempio sociale che risuona in ogni cantone della provincia, con ovvie ripercussioni su tutti i settori.
Brindisi e provincia, una delle più piccole d’Italia, è un lembo di terra ad est accarezzato dal mare ed al proprio interno ha invece fatto individuare nei decenni precedenti altissime opportunità industriali con attrattive per molti soggetti economici da qualsiasi parte del mondo, ci toccherà vivere di B&B e masserie ristrutturate, mentre gli ulivi che le circondano muoiono inesorabilmente come le aziende metalmeccaniche?
Il sindacato, ed in particolar modo chi scrive, ha cercato di investire innumerevoli risorse intellettuali al sud, ma in un vano tentativo di dettata testardaggine ed amorevole appartenenza, non si vuole rassegnare ad una sconfitta dell’intero sistema.
Le responsabilità di tale disastro sono da ricercare in ogni dove, dalla decadenza culturale all’accomodamento istituzionale a più livelli, ma oggi risulterebbe puerile additare qualcuno, serve invece individuare quelle poche sane energie e metterle in campo affinché non sia necessario rifiutare alcun investimento che possa ristorare anche parzialmente l’economia, cercare di far capire ai dotti medici e sapienti che la necessità di creare ricchezza risiede nella facoltà di trovare compromessi e compensazioni atte a distogliere mal costume dal territorio e non far abbracciare a nessuno la sorte delinquenziale che risulterebbe molto più conveniente per la sussistenza familiare.
Quanto sopra non può attendere tempi decisionali giurassici, e ne tantomeno promesse realizzabili nel prossimo giubileo, ma abbiamo bisogno di una cordata di convincitori delle aziende esistenti a far spostare l’asse dell’interesse da chi oggi detiene quel Pil di cui la Banca d’Italia parla verso il mezzogiorno del paese ed in particolare verso la provincia di Brindisi che è da sempre una terra benedetta dagli dei e maledetta dagli uomini.
COMUNICATO STAMPA UILM BRINDISI
A FIRMA DEL SEGRETARIO GENERALE ALFIO ZAURITO
No Comments