Parole scritte con il bisturi quelle del dirigente del Comune di Brindisi e quelle dell’Amministratrice della Brindisi Multiservizi.
In merito ai problemi sottesi a quelle parole amorevoli, qualcuno ben informato dice che il problema è superato, che ci sono stati chiarimenti e che la soluzione è stata trovata.
Sicuro? Molte contraddizioni e contrapposizioni nel rapporto epistolare tra i due.
Da una parte si lamenta l’esigenza imprescindibile di ripristinare ed assicurare entro il prossimo triennio l’equilibrio economico-finaziario e la stabilità alla Brindisi Multiservizi, irraggiungibili con i medesimi patti e condizioni contrattuali.
Dall’altra si minaccia “l’attivazione di forme alternative di affidamento dei servizi, nel rispetto delle disposizioni del D.Lgs. 36/2023, ivi incluse le procedure ad evidenza pubblica”, vale a dire che, se si continua con le richieste da parte di BMS, il Comune potrebbe scegliere di rivolgersi al mercato, quello senza zavorre e clientele. Un colpo dritto dritto al plesso solare.
L’Amministratrice, sostenendo che il contratto di servizio è ormai datato, rappresenta la necessità di “scongiurare ogni evenienza, ivi compresi quelli contenuti nel contratto di servizio, che lasci impregiudicate le cause della crisi andando a replicare per il futuro condizioni che mettano a rischio, fin da subito, i contenuti e le previsioni del piano di risanamento, minandone la sostenibilità nel triennio”.
Ma non è la novazione del contratto, con maggiori danari, che potrebbe permetterebbe alla BMS di trovare l’equilibrio economico-finanziario. Il punto è un altro.
Correttamente l’Amministratrice sostiene la necessità di evitare il perpetuarsi di situazioni avverse per la società ma è anche vero che non è possibile alcunché se non si sceglie, subito, di cancellare tutte le diseconomie, i privilegi di pochi, gli interessi di qualche politicante che con disinvoltura ha frequentato gli ambienti della partecipata come fosse il proprio comitato elettorale.
Bisogna anche riconoscere che il problema non è nato con la gestione della nuova Amministratrice che, invece, a differenza di chi l’ha preceduta, sta dimostrando di avere competenze e determinazione. Ma mancano quelle azioni coraggiose ed immediate, non più rinviabili.
Si legge “nel triennio un importante ridimensionamento di personale al fine di assicurare il riequilibrio e che di fatto richiede di trovare nuovi equilibri”.
Ma questo percorso può essere “diluito” nel triennio e chiedere nel frattempo che sacche di “fancazzismo” si neutralizzino da sole e nel frattempo chiedere soccorso economico-finanziario al Comune?
Poi si va nel dettaglio ed il bisturi diventa inesorabile.
Da una parte si lamenta l’inadeguatezza dell’importo stanziato per coprire i costi del settore manutenzione del verde pubblico che nel 2024 fa registrare una perdita di ben 716.703,68. Dall’altra si stigmatizza che benché il capitolato preveda 32 unità il servizio ne vede impegnati solo 22. E gli altri dieci si sono persi per strada?
E che dire del servizio di custodia e pulizia degli edifici comunali? Traducendo dal burocratese, il Dirigente del Comune vuole significare che i disservizi sono imputabili non alla costruzione del contratto ma alla incapacità di gestire la forza lavoro; male antico.
E poi giù dritto al servizio di segnaletica stradale, un servizio a misura (tanto produci tanto ti pago), per il quale molti ordini di servizio non hanno avuto esecuzione.
Ed infine, ma solo per brevità e per non tediare si ricorda che per il servizio di Manutenzione ordinaria, programmata e straordinaria degli impianti termici e di climatizzazione di pertinenza degli edifici scolastici ed uffici di proprietà comunale – manutenzione del Nuovo Teatro Verdi sarebbe necessario che i tecnici già formati (ormai da anni) fossero anche iscritti nell’elenco Regionale degli ispettori degli impianti termici; ma non lo sono. Così come mancano tutte le evidenze del rispetto di alcuni adempimenti previsti dal Testo Unico della Sicurezza!!!!
Ora, al netto degli affettuosi scambi nei quali da un a parte emerge la richiesta di maggiori risorse economiche per garantire il riequilibrio economico-finanziario e dall’altra una piccata sottolineatura di come contratto e somme siano congrui rispetto al Capitolato speciale d’Appalto, al prezziario regionale ed al numero di risorse umane effettivamente impegnate (non quelle a busta paga della BMS che è altra cosa) rimane la vera questione: la BMS è un’impresa o un ammortizzatore sociale? La BMS è un’impresa o un comitato elettorale?
La BMS dovrebbe essere un’impresa che produce servizi utili per la collettività; dovrebbe produrre reddito, magari poco utile; un banale equilibrio tra costi e ricavi sarebbe più che sufficiente.
È vero, gli enti possono affidare alle società partecipate servizi senza ricorrere a gare d’appalto ma non possono fare a meno di una verifica di convenienza economica rispetto alle alternative di mercato; anche per dimostrare correttezza della procedura in caso di controlli da parte dell’ANAC o Corte dei Conti.
Ormai da anni, invece, oltre a tagli per la spesa e confidando in qualche pensionamento con l’ingresso di poche giovani risorse, nulla di risolutivo è stato fatto.
Ieri come oggi intorno alla partecipata gravitano interessi particolari di chi vorrebbe sfruttare il potenziale di voto della società stessa. Questo è noto; come è noto che il costo del personale sia stato condizionato e drogato da una gestione ad personam con effetti disastrosi sulla produttività della BMS. In alcuni la cosa ha suscitato in alcuni complice indifferenza, in altri sterile sdegno.
Insomma da quello che si legge nel rapporto epistolare sembra che la medicina sia stata individuata ma che manchi la volontà politica (gli anticorpi) di somministrarla al malato cronico.
Cristiano D’Errico
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