June 29, 2025

Gentile redazione, care cittadine e cari cittadini di Brindisi,

scriviamo con amarezza e preoccupazione dopo l’approvazione della delibera n. 249 del 27 giugno 2025, con cui la Giunta Comunale ha deciso di esternalizzare la sezione lattanti dell’asilo nido comunale CEP Paradiso.

Questa scelta riguarda l’ultimo asilo nido pubblico rimasto a Brindisi, ed è un passo grave verso la privatizzazione di un servizio essenziale.

La decisione è stata presa senza bilanci pubblici, senza analisi tecniche, senza confronto con le famiglie e con la cittadinanza.

Nella delibera non si trovano stime, alternative, né prospettive per il personale o per i genitori. Solo l’annuncio del passaggio a una cooperativa privata, già avvenuto senza criteri pubblici e senza che nessuno sappia come o quando sia stata scelta.

Nel documento ufficiale del Comune che serve a monitorare i servizi per l’infanzia, si conferma che l’asilo CEP era attivo nel 2024. Ma proprio dove andava scritta la spesa sostenuta per tutti gli asili, il campo è stato lasciato vuoto.
Questo vuol dire che non è mai stato possibile confrontare i costi reali della gestione comunale con quelli previsti per l’esternalizzazione. Nessuno ha potuto capire se davvero ci sarebbero stati dei vantaggi.

Le decisioni sono state prese senza rendere pubblici i dati essenziali.

In questi mesi, la comunità si è mobilitata con forza e dignità. Sono state raccolte oltre 5.000 firme, organizzati presìdi, assemblee e incontri con educatrici, famiglie e cittadini. Ma tutto questo non è stato ascoltato.
Il Sindaco ha parlato di “ipotesi” e ha giustificato la scelta con un pensionamento che avverrà tra due anni.
Ma un problema futuro non giustifica una decisione immediata e definitiva: in due anni si può benissimo programmare un concorso o trovare altre soluzioni. Anticipare un problema futuro con una decisione irreversibile oggi è una scelta politica, non una necessità.

A differenza di molti Comuni pugliesi – come Noci, Andria, San Vito dei Normanni, Cerignola – Brindisi non ha mai pubblicato un avviso locale per informare operatori e cittadini dell’uso del Catalogo Telematico Regionale.
Altrove queste procedure sono state aperte e pubblicizzate, garantendo trasparenza e concorrenza. A Brindisi, invece, nessuno ha saputo nulla fino a decisione presa.

Mentre in altri Comuni le cooperative hanno avuto settimane per candidarsi, a Brindisi non è stato concesso nemmeno un giorno. Nessuna finestra informativa è mai stata aperta. Il risultato è un affidamento non competitivo, deciso in modo chiuso.

La Regione Puglia, nel 2025, aveva aperto due finestre ufficiali per permettere alle strutture (pubbliche e private) di iscriversi al Catalogo:
– dal 22 gennaio al 28 febbraio
– dal 3 al 18 giugno
Ma il Comune di Brindisi non ha mai pubblicato nemmeno un avviso locale per segnalarle.

La delibera comunale è arrivata il 27 giugno, nove giorni dopo la chiusura dell’ultima finestra. A quel punto, nessun nuovo soggetto poteva più candidarsi. Il servizio era già destinato a un soggetto privato.

Il punto è chiaro:
il Comune avrebbe potuto accreditare direttamente la propria struttura pubblica al Catalogo Regionale, come già fatto da tanti altri Comuni. L’accesso non è riservato ai privati: anche i servizi comunali possono partecipare e consentire alle famiglie di ricevere i voucher regionali.
La scelta di non iscrivere l’asilo CEP al Catalogo, senza alcuna spiegazione, non può essere giustificata con mancanza di tempo o personale. Altri Comuni, con meno risorse, ce l’hanno fatta.

A questo punto, è legittimo pensare che si sia trattato di una scelta politica, non tecnica. Una decisione che ha contribuito – forse volontariamente – a rendere inevitabile l’esternalizzazione.

Anche se riguarda “solo 10 bambini”, questa assegnazione non è un caso isolato. È il primo passo concreto verso un processo di privatizzazione progressiva. Un ingresso stabile del privato in un servizio che era comunale, senza emergenze vere, né problemi dichiarati, né percorsi di valutazione aperti.

La delibera parla di miglioramenti del servizio, ma questi non sono dimostrati.
– L’asilo CEP non è in perdita.
– È attivo e funzionante, con personale in servizio.
– Le famiglie già oggi ricevono il Bonus INPS, valido anche per le strutture pubbliche.
Quindi non è vero che serviva esternalizzare per ottenere rimborsi. Quei benefici esistevano già.

In più, con questa scelta:
– Le rette aumenteranno.
– La logica ISEE andrà persa: le tariffe non saranno più calcolate in base al reddito, ma applicate in modo uniforme, indipendentemente dalla situazione economica delle famiglie.
– E distribuire il costo complessivo del servizio su soli 10 bambini renderà tutto più costoso per ciascuna famiglia.

Chiediamo chiarezza su questi punti:
1. Perché si è presa una decisione definitiva oggi, basandosi su un pensionamento che avverrà solo tra due anni?
2. Perché il Comune non ha accreditato l’asilo pubblico, come poteva, approfittando del tempo a disposizione?
3. Perché nessuna manifestazione pubblica di interesse, nessun avviso, nessuna procedura aperta a più soggetti?
4. Perché non è stato pubblicato un bilancio o un’analisi tecnica che giustifichi la chiusura della sezione pubblica?
5. Perché si afferma che l’esternalizzazione era necessaria per garantire i voucher, quando le famiglie già oggi ricevono aiuti con la gestione comunale?

Un Comune che oggi affida un asilo al privato per mancanza di personale, domani potrà chiudere una scuola o un ospedale per mancanza di medici.
Non lo accettiamo in silenzio.
Questa non è una battaglia ideologica.

Non contestiamo il privato per principio.
Contestiamo un metodo che:
– Esclude la comunità,
– Evita la trasparenza,
– Prende decisioni gravi senza mai coinvolgere chi quei servizi li vive ogni giorno.

Lo dobbiamo ai nostri figli, al nostro passato, al nostro futuro.

 

 

No Comments