June 19, 2025

L’umiliazione dei tifosi brindisini accorsi al PalaTrento, lo stupore di Meo Sacchetti, la delusione del presidente Fernando Marino, ma soprattutto la disfatta di Trento.

Un -36 che non lascia spazio a interpretazioni. Soprattutto se si considera che prima della trasferta in Trentino nelle otto sconfitte rimediate nel girone di andata i biancoazzurri hanno accumulato uno scarto medio di 6,5 punti.

Un dato che evidentemente stride con il pesante passivo rimediato nell’anticipo di domenica, un match nel quale l’Enel Brindisi di fatto non è mai entrata in partita, letteralmente schiacciata dalla sua apatia e dallo strapotere di un avversario che ha dominato per tutto l’arco del match e che non ha permesso nemmeno la minima reazione ad una squadra, quella biancoazzurra, troppo brutta per essere vera, troppo rinunciataria, mai col la testa nel match, sempre in ritardo, imprecisa al tiro, poco lucida, impalpabile in difesa. Insomma, a Trento Brindisi, per usare le parole del presidente Marino “non è pervenuta”.

 

 

Solo una questione tecnico-tattica? A vedere giocare Trento, una squadra che gioca una bella pallacanestro e ben “orchestrata” da coach Buscaglia, di primo acchito verrebbe da dire si.

Ma chi ha seguito le precedenti partite dell’Enel Brindisi difficilmente con sufficienza risponderebbe di si. Infatti la matrice della sconfitta in Trentino andrebbe forse ricercata oltre le questioni tecnico-tattiche.

Troppe coincidenze, troppi giocatori con la testa fuori dal match, troppa deconcentrazione, troppa poca voglia di lottare.

 

E’ già successo altre volte che Brindisi si sia ritrovata sotto nel punteggio ma ha immediatamente reagito, ha provato a ribaltare le sorti del match, in sostanza ha avuto un sussulto positivo. Questa volta non è accaduto, ma soprattutto dal grigiore generale non si è salvato praticamente nessuno. Senza considerare che i numeri del match, al di là del pesante passivo sono impietosi, a partire dai rimbalzi concessi (ben 50 di cui 16 offensivi) fino ad arrivare alle bassissime percentuali al tiro (30 % da due e 25 % da tre), le 16 palle perse, il 30 di valutazione e soprattutto i 48 punti realizzati (il precedente record negativo era di 51 punti realizzati).

 

Intanto, con la dèbacle di Trento, salgono a tre le sconfitte consecutive, dopo quelle rimediate a Capo d’Orlando e in casa con Venezia. In sostanza nel 2017 l’Enel Brindisi non ha ancora vinto, ma soprattutto ha messo a nudo tutti i suoi limiti tecnici in particolar modo sotto canestro, dove gli avversari dominano a rimbalzo, ed in cabina di regia. E a tal proposito hanno un peso specifico le dichiarazioni rilasciate dal presidente Marino nell’immediato dopo gara di Trento dirette indirizzate a Danny Agbelese e Nic Moore. Del resto il primo sin dalla prima partita ha mostrato una grande fisicità ma evidenti limiti sia tecnici che caratteriali. Più complesso il discorso che riguarda Moore. Fatta eccezione per i 24 punti messi a segno contro Cantù all’ottava giornata (quella del suo rientro dopo l’infortunio), il “folletto” americano ha raramente impressionato sia in termini di play making che di qualità delle prestazioni. Spesso ha sofferto la maggiore fisicità degli avversari e più volte coach sacchetti lo ha schierato con Phil Goss giocatore esperto in grado di dargli una mano in cabina di regia. A questo punto è lecito aspettarsi qualche mossa da parte della società, specialmente ora che il presidente del sodalizio biancoazzurro è uscito allo scoperto facendo nomi e cognomi.

 

 

Sconfitta di Trento a parte (le cui ragioni dovranno essere trovate all’interno dello spogliatoio) in questa ultima fase del campionato il problema maggiore di questa Enel Brindisi sta proprio sull’asse play-pivot, fondamentale nel gioco moderno; un asse che ti permette di sfruttare pick n’ roll, pick n’ pop, ma al tempo stesso soluzioni del tipo “dentro-fuori” piuttosto che ribaltamenti o penetra a e scarica, ma solo se hai un lungo con le caratteristiche di un vero pivot (stazza fisica, movimenti spalle a canestro, capacità di attirare raddoppi e scaricare o ribaltare).

 

Brindisi non avendo un lungo con queste caratteristiche speso fatica sia in difesa che in attacco spesso fatica, riuscendo a sopperire a questa carenza con il giuoco in velocità e le buone prestazioni degli esterni, in particolar modo di Amath M’Baye e Durand Scott, fino a qualche partita fa i veri trascinatori di questa squadra.

 

 

Ora serve resettare, trovare la giusta serenità che solo un duro lavoro in palestra può dare, e guardare avanti con rinnovato ottimismo. Del resto con tutti i suoi limiti questa squadra ha sempre mostrato (a parte Trento) grande talento e grande carattere, qualità che le hanno permesso nonostante tutto di qualificarsi alla Final Eight di Coppa Italia.

 

 

In questi casi la ricetta in questi casi è parlare poco e dimostrare con i fatti che a Trento è stato solo un incidente di percorso.

 

L’unico modo per riconciliare squadra e pubblico a questo punto è una buona prestazione e di conseguenza una vittoria convincente domenica prossima contro Pistoia. Del resto, dopo le tre sconfitte consecutive ora Brindisi è al dodicesimo posto in classifica. le altre corrono (vedi lo stesso Trento o Torino, o ancora Caserta che ha espugnato il parquet di Reggio Emilia).

 

Fortunatamente in coda non decollano, anzi Varese, Cremona e Pesaro fanno fatica. Detto ciò bisognerà evitare di fare calcoli o parlare di play off. Questo è il momento in cui bisognerà ritrovare se stessi, magari attraverso ulteriori sforzi da parte della società che non solo assolutamente da escludere, ristabilire ruoli e gerarchie e aspettare che Kris Joseph recuperi dall’infortunio. Sarebbe un peccato distruggere quanto di buono, tra evidente alti e bassi, questa squadra ha costruito fino ad oggi.

Del resto il campo sinora ha detto semmai che questa Enel Brindisi ha ampi margini di miglioramento.

 

Ora sta a coach Sacchetti e i suoi dimostrare che si sia trattato di una semplice giornata storta. Lo devono nei confronti di chi si è sobbarcato 2000 chilometri di strada per raggiungere Trento e assistere ad una tale umiliazione. Ed in questi casi l’unico modo per chiedere scusa è tornare a vincere e convincere.

 

Pierpaolo Piliego

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