Dopo una giornata intera di sopralluoghi, interrogatori, visioni di filmati e riunioni investigative i tasselli del puzzle sono quasi tutti al loro posto e si è squarciato ogni velo di mistero sull’attentato di Francavilla Fontana.
L’ipotesi formulata dagli inquirenti è quella balenata sin dalle prime ore dell’alba, da quando – cioè – è stato ritrovato il corpo esamine di Antonio Rizzo, 28 enne di Francavilla Fontana, nonché compagno della titolare dell’esercizio dato alle fiamme. I guanti alle mani di Rizzo, il corpo rinvenuto nel garage di pertinenza del negozio e la tanica di benzina rinvenuta sul posto lasciano pochi dubbi sulla responsabilità e sulla modalità dell’attentato: Rizzo voleva danneggiare il suo negozio ma qualcosa è andata male e lui è morto durante l’attentato.
A causare la deflagrazione non è stato un ordigno come ipotizzato in un primo momento ma il grosso quantitativo di benzina venuto a contatto con un altra fonte di calore nel chiuso dell’ambiente del negozio. Lo scoppio non preventivato ha sorpreso Rizzo che è stato investito dall’onda d’urto della deflagrazione ed è rimasto sepolto sotto le macerie del negozio.
Il folle piano ha una motivazione semplice: Pinco Pallino, il negozio di scarpe ed abbigliamento per bambini, andava male e dopo un periodo di “fuori tutto” (pubblicizzato – tra l’altro – sulla propria pagina facebook), Rizzo aveva deciso di simulare l’attentato per intascare i soldi della polizza dell’assicurazione.
L’attentato pensato ed attuato da Rizzo è andato oltre le sue intenzioni. Ha danneggiato decine di auto posteggiate nelle vicinanze, distrutto il piano terra e messo a repentaglio la stabilità dell’immobile. Decine di famiglie sono state fatte sgomberare. Tutte hanno trovato ospitalità presso i parenti. Torneranno nelle proprie abitazioni dopo gli indispensabili controlli e puntelli sulla palazzina di tre piani di Via San Francesco D’Assisi 313.
Sul posto sono intervenuti i carabinieri e gli artificieri insieme ai Vigili del fuoco del distaccamento Francavilla e del Comando provinciale di Brindisi. Le indagini sono partite immediatamente e si sono avvalse delle telecamere degli esercizi commerciali esistenti nelle vicinanze, soprattutto di quelle di un bar.
Gli investigatori sono partiti proprio dall’identità della vittima/attentatore per dedurre che l’attentato è maturato in un ambiente a tinte fosche. Dopo aver acquisito indizi che lasciavano ipotizzare la diretta responsabilità dei gestori dell’esercizio commerciale, restava da stabilire se Rizzo avesse agito da solo o in compagnia di uno o più complici e se altre persone fossero a conoscenza delle sue intenzioni di dar fuoco al negozio.
Sin dalle prime ore del giorno, gli inquirenti hanno ascoltando diverse persone vicine a Rizzo, compreso Marika Giuliano, la compagna proprietaria del negozio.
Si è valutata la pista della criminalità organizzata dal momento che Rizzo, che ha precedenti penali di piccolo cabotaggio, era legato da un vincolo di parentela a Cosimo Rochira, boss francavillese ritenuto vicino alla Scu, con vari precedenti penali per omicidio, possesso di armi ed esplosivo e nei cui confronti è stata eseguito un ingente sequestro di beni.
Ma è stata la visione delle telecamere di sorveglianza del bar che ha offerto la pista giusta: Rizzo non era da solo e gli investigatori non hanno avuto problemi ad individuare immediatamente il complice. E così i Carabinieri, dopo una breve ricerca, hanno arrestato in flagranza di reato Saverio Candita, 27 anni, di Francavilla Fontana, amico della vittima. Si era nascosto in un appartamento di sua disponibilità nella vicina Torre Santa Susanna.
L’uomo era presente al momento della deflagrazione ed ha avuto un ruolo attivo nell’attentato.
Ad incastrarlo non solo le videoriprese ma soprattutto le vistose fasciature alle mani ed al volto che coprirono le ustioni che Candita si è provocato al momento dell’esplosione. La foto diffusa dal Comando dei Carabinieri di Brindisi non lascia alcun dubbio di sorta. Candita, che si era curato da solo, sarà visitato in centri specializzati malo farà da arrestato con l’accusa di “concorso in incendio doloso”.
Le indagini continueranno nelle prossime ore. L’impressione è che potrebbero esserci altri provvedimenti. Ma l’amaro in bocca resta.
Un padre di due figli muore nel tentativo di dar fuoco al proprio negozio. E – con il rispetto che si deve portare ad ogni vittima – è andata bene.
Se l’esplosione avesse interessato le condutture del gas ben in vista sulla facciata lesionata dell’immobile, sarebbe stata una strage.
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