July 27, 2024

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Brindisi è il mio posto felice

Quanti, nei secoli, avranno pronunciato questa frase? Tantissimi. A cominciare dai Messapi che proprio per la sicurezza del porto e l’incomparabile bellezza del sito si stabilirono a Punta delle Terrare, un villaggio dell’età del bronzo media (XVI sec. a.C.).

E poi ci sono stati Giulio Cesare, Ottaviano, Marco Tullio Cicerone, Orazio, Mecenate, Virgilio, Federico II di Svevia, Kavafis, Rimbaud, Tagore, Vittorio Emanuele III … E che dire che ai brindisini, nell’83 a.C., fu riconosciuta la cittadinanza romana? Dovevano essersi pure conquistato qualche merito, o no? Senza parlare che, sul finire del secondo conflitto mondiale, divenne Capitale del Regno del Sud! Ma qui la Storia si fa più complessa.

Ma nessuno di questi grandi della Storia, nessun poeta che qui si è soffermato, nessun Papa che nella Cattedrale ha celebrato nozze regali, nessun militare che da queste sponde è partito per epiche imprese, ha mai scritto: Brindisi è il mio posto felice.

 

Chi l’ha fatto? Adrian Banks, un giocatore di Memphis, nello Stato del Tennessee. Una “guardia” che a Brindisi, unica città del Sud Italia, milita nel campionato di basket di Lega A. Lui, abituato a godersi lo spettacolo del sonnacchioso Mississippi, per il secondo anno consecutivo continua la love story con il nostro mare che risplende come una laguna sotto i raggi della luna, ma a volte, forse indisposto dal troppo otium dei brindisini, solleva la bianca spuma delle onde fino al cielo. Lui, Banks, che alle bande storiche di blues in Beale Street ha momentaneamente sostituito il ritmo indiavolato della “Taranta”.

Potrebbe attagliarsi a lui la definizione che di se stesso dette Socrate: “Non sono un ateniese o un greco, ma un cittadino del mondo”. E anche Banks lo è. Un tempo si chiamavano Globetrotter. È girando il mondo che è approdato a Brindisi. Una stagione agonistica per capire dove si trovava e una seconda per capire che era quello il posto che faceva per lui e la sua famiglia.

 

«Brindisi è il mio posto felice» ha confessato a Stefano Rossi Rinaldi. Sì, va bene, ma per quale motivo? «Sono molto contento dell’andamento inizio stagione, in primis per la squadra e poi per le mie prestazioni… Mi sento felice, qui a Brindisi è casa mia e con uno staff, compagni e tifosi il rapporto è unico. Sono grato a Dio per questo e non posso fare altro che continuare a godere di questi momenti traendo la forza per creare e sognare». E lui è un maestro nel creare quando spara le sue bombe da oltre otto metri. E quanto al sogno, bè, che dire? In ogni partita, incanta i tifosi.
E continua: «La maggior parte di noi darebbe chissà che cosa per giocare in Nba. Invece, in momenti come questo, penso soltanto a quanto sia fortunato nel giocare qui. Se dovessi morire oggi, me ne andrei serenamente sapendo di vivere per sempre nel cuore del popolo di Brindisi, della Puglia!».

Ma Adrian Banks non è solo una guardia, un MVP (most valuable player) salito agli onori del basket nazionale e non solo. Da anni porta avanti, con la moglie Rachel, l’Associazione “Hoops for kids”. «Aiutare i bambini svantaggiati in Israele, utilizzare il basket come strumento per connettere i piccoli e i giocatori, costruire relazioni con la comunità in cui vivono, guidarli, aver i giocatori come modelli, aiutarli a costruire spirito di squadra attraverso il basket, luogo di pace e divertimento per alcuni che non hanno quell’atmosfera nelle proprie case».

 

È sufficiente questa confessione a cuore aperto? È chiaro di che uomo stiamo parlando? Nel Pala Pentassuglia sono passati tanti campioni, ma non hanno mai calpestato il parquet un atleta e un uomo di tal fatta. Non è mai passato un giocatore che porta Brindisi nel cuore. I giocatori americani, si sa, sono dei professionisti e come le pale di una girandola si spostano di qua e di là, dove il richiamo di una fulgida carriera è più forte e l’approdo in Nba più probabile. Per Banks le cose non stanno in questi termini.

 

E Brindisi come intende ricambiare questo amore? Secondo me il modo c’è: conferendogli la cittadinanza onoraria. Nel tempo sono stati fatti dei gemellaggi con Lushnje (Albania), Patrasso e Corfù ma, che io sappia, non è stata mai conferita questo tipo di onorificenza. Bé, secondo me, è giunto il momento!

 

“La cittadinanza onoraria è un riconoscimento concesso da un Comune o da uno Stato a un individuo ritenuto legato alla città per il suo impegno o per le sue opere. La persona deve essersi distinta particolarmente nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell’industria, del lavoro, della scuola, dello sport, con iniziative di carattere sociale, assistenziale e filantropico, o in opere, imprese, realizzazioni, prestazioni in favore degli abitanti di un Comune, rendendone più alto il prestigio attraverso la loro personale virtù, o in azioni di alto valore a vantaggio della Nazione”.

 

E Banks, signor Sindaco, non sarebbe l’uomo giusto? Lei, quasi assiduo frequentatore del Palazzetto, non può non essersi accorto che quell’uomo di 33 anni manda in visibilio i ragazzini che affollano il parterre e, più su, le gradinate? Non si è mai accorto della luce che sprizzano quegli occhi quando il pallone si alza, su, su, per poi infilarsi delicatamente nel canestro? Non ricorda quando, nella serata di presentazione della squadra i ragazzini, sempre gli stessi, accalcati ai piedi della scalinata Virgilio, sfidando lo scirocco che da sempre convive pacificamente con questa città, lottavano per toccare le mani di Banks?

 

Non sono sufficienti queste motivazioni? O anche per questo bisogna ascoltare preventivamente le voci della Maggioranza e della Minoranza? O ci sarà qualcuno che tirerà in ballo le stupidaggini sulle priorità? O, peggio, la mancanza di liquidità nelle casse comunali?

 

Signor Sindaco, questa volta le priorità sono quelle del cuore, quelle che vengono incontro a un legittimo desiderio dei ragazzi. E non solo.

 

Più di una volta, dalle pagine di questa testata, ho lanciato proposte finalizzate al solo scopo del benessere di questa città. E sa quale è stata la risposta Sua e dei Suoi predecessori? Il silenzio. Bé, l’Amministrazione non si trinceri ancora una volta dietro al silenzio.

 

«Sappiate ascoltare, e abbiate per certo che il silenzio produce spesso lo stesso effetto che la scienza», così diceva Napoleone (Istruzioni per il principe Eugenio, viceré d’Italia, Milano 1805).

 

Ascoltatele quelle voci e a un americano di Memphis che dice «Brindisi è il mio posto felice» e, soprattutto, fa sognare grandi e bambini, concediamo questa cittadinanza onoraria!

 

Nota: ho terminato da qualche minuto l’articolo e, come sempre, lo faccio decantare prima di mandarlo in Redazione. Curiosando su Internet (il verbo “divagare” lo riserbo alle veleggiate) apprendo che Banks è volato a Memphis per assistere la moglie nella nascita del terzo figlio. Che bello sarebbe se il Sindaco, al ritorno, lo ricevesse al Palazzo di città e gli conferisse questa onorificenza. Penso che, insieme a questo terzo fiocco, sarebbe veramente un’annata felice per l’uomo e l’atleta.

 

Guido Giampietro

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