La cerimonia commemorativa della Liberazione, giunta al suo 74° Anniversario, è stata celebrata stamane a Brindisi dinanzi al Monumento ai Caduti.
La manifestazione si è svolta alla presenza delle autorità militari, civili, religiose, dei Sindaci dei Comuni della provincia, delle Associazioni Combattentistiche, dell’ANPI e di un folto pubblico.
Dopo la cerimonia dell’alzabandiera e la tradizionale deposizione della corona si è data lettura dei messaggi pervenuti.
Nel suo intervento il Prefetto ha sottolineato la necessità di tramandare alle nuove generazioni i valori della democrazia e della libertà – beni preziosi – ha affermato – che vanno sempre garantiti e difesi. “La Democrazia va coltivata con i giovani e per i giovani… perché da sole le Istituzioni non esauriscono il bisogno di democrazia” ha sottolineato ancora il Prefetto nel suo intervento.
Il 25 aprile è la Festa fondante della nostra Repubblica, perché dalla liberazione è partita quella rinascita morale dell’Italia, che ha portato all’ affermazione dei valori di pace, unità e democrazia sanciti poi nella Costituzione Repubblicana.
Sarà compito delle nuove generazioni mantenere viva la memoria di questa data nel ricordo di tutti coloro che abbracciarono i valori della resistenza e contribuirono a restituire agli italiani la libertà sottratta dal fascismo.
Il secondo momento della celebrazione, curato dalla sezione di Brindisi dell’A.N.P.I., si è svolto nella Piazzetta Sottile – De Falco, in ricordo del sacrificio di tanti militari e civili che hanno combattuto nelle fila della Resistenza.
Questo il discorso pronunciato dal Sindaco Rossi in Piazza Santa Teresa
a tutti porgo un caro saluto alle autorità civili, militari e religiose, all’Anpi e alle associazioni combattentistiche e a tutte e tutti i cittadini presenti in particolare agli studenti delle nostre scuole.
Il 25 aprile del 1945 a Milano il Comitato di Liberazione Nazionale promosse l’appello all’insurrezione di tutte le forze partigiane per liberare definitivamente l’Italia dal regime nazifascista.
Quell’appello e quella data diventarono il simbolo della lotta di liberazione e della Resistenza, che ogni anno celebriamo per ricordare le tantissime donne ed uomini che hanno duramente lottato, fino anche al sacrificio della propria vita, per la democrazia, la libertà e la giustizia.
Oggi a 74 anni di distanza è importante ritrovarsi tutti e tutte in questa piazza per celebrare i valori fondanti della nostra Repubblica, la nostra Costituzione nata dalla Resistenza e dalla lotta partigiana.
Come ci ha ricordato Pietro Calamandrei nel suo celebre discorso sulla Costituzione “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione.”
Raccontare questa straordinaria pagina della nostra storia non è un semplice esercizio di memoria ma una necessità per continuare a rendere attuali i valori che i partigiani e le partigiane ci hanno lasciato in eredità: lottare per ciò che è giusto, lottare per la libertà, lottare contro ogni forma di oppressione.
Sono questi i valori che devono unire il nostro paese, le nostre comunità, non sono un derby tra forze politiche. Questi valori sono le nostre radici, la nostra storia. Vanno rispettati e coltivati e soprattutto da chi governa ci aspettiamo parole e atti inclusivi e non divisivi.
La libertà di espressione, la libera formazione di movimenti, partiti politici e sindacati, i diritti delle minoranze, l’uguaglianza fra tutte le persone indipendentemente dalle convinzioni politiche, dal credo religioso e dal colore della pelle, sono la grande conquista di quel movimento di Popolo che è stata la resistenza partigiana che ha riscattato il nostro Paese dalla dittatura fascista, dalle orrende leggi razziali.
Nulla è però mai conquistato definitivamente, ancora oggi occorre lottare per una società più giusta.
Ciascuno di noi deve essere partigiano ovvero essere di parte, impegnato nel promuovere pace e giustizia. Nel mondo di oggi, non si può essere indifferenti.
Occorre l’impegno di tutti, Istituzioni e cittadini per cambiare un mondo in cui ancora tante sono le persone vittime della violenza, del terrorismo alimentato dal fanatismo religioso, sono private dei loro diritti, o costrette a migrare in cerca di pace o semplicemente fuggendo dalla miseria.
Carissimi in conclusione un pensiero particolare lo rivolgo ai più giovani, agli studenti, a quella generazione spesso disorientata che vive con difficoltà il presente, non sorretta da pensieri lunghi che costruiscano un futuro migliore. La nostra società oggi tende a dividere a frantumare le comunità, ognuno per sé cercando da soli di costruire la propria strada.
Quel 25 aprile può sembrare lontano, un eco di un mondo ormai scomparso. Non facciamoci ingannare, c’è un’altra lezione che dai partigiani possiamo apprendere: quella di credere che uniti, condividendo i valori, moltiplicando il coraggio, il mondo si possa cambiare, che l’ingiustizia e le diseguaglianze possano essere rimosse. Ma occorre l’impegno collettivo, mostrare pubblicamente valori e idee per una società aperta ed inclusiva, in cui i principi della nostra Costituzione a partire dal diritto al lavoro possano essere finalmente pienamente attuati.
L’invito che rivolgo è quello di ritrovare le ragioni che uniscono, il rispetto per il bene comune, la giustizia collettiva, la libertà, il senso di comunità, le visioni che motivano l’impegno di tutti e tutte, quelle che danno speranza e costruiscono il futuro. La resistenza è qui ed ora, non è memoria ma impegno costante e quotidiano.
Viva L’Italia, Viva il 25 aprile, Viva la Resistenza.
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