Palermo ci ha accolto con le sue bellissime chiese, teatri, monumenti, opere d’arte e prelibatezze culinarie. Ben presto si è tramutato in un viaggio nei luoghi e itinerari che ricordano la lotta alla mafia, l’impegno civile e religioso contro la criminalità organizzata.
Piazza della Memoria è uno spazio commemorativo, nei pressi del tribunale, che ricorda i magistrati, i giornalisti e le altre vittime della mafia. Il mercato del Capo è un esempio di come i commercianti di quella zona hanno resistito al pizzo mafioso. L’autostrada per Trapani, nei pressi dello svincolo per Capaci, è segnato da un monumento commemorativo, un obelisco, dedicato a Giuseppe Falcone, alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti della sua scorta.
L’imponente cattedrale ospita le spoglie mortali del Beato Padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia a Brancaccio il giorno del suo 56° compleanno.
Il nostro piccolo tour si è concluso in Corso Umberto I, n. 220, a Cinisi presso la Casa della Memoria Impastato. Giuseppe Impastato, detto Peppino, era un giornalista, attivista politico e collaboratore di Radio Aut.
Per molti di noi speaker radiofonici rimane un esempio, eroe e simbolo di coraggio e libertà.
Le sue denunce contro le attività di Cosa Nostra gli costarono la vita nella notte tra l’8 il 9 maggio 1978. Un delitto di matrice mafiosa che venne individuato dopo anni di depistaggi, grazie all’attività del fratello Giovanni e della coraggiosissima madre Felicia e alla continua ricerca della verità da parte dei compagni di militanza.
In quegli anni anche a Brindisi c’erano tracce di illegalità diffusa legate al mondo del contrabbando, di cui ancora oggi paghiamo amare conseguenze sotto alcuni aspetti. Nel periodo in cui proliferavano le radio libere, qualcuno di noi ebbe il coraggio di denunciare via etere i preoccupanti fenomeni legati alla criminalità e le conseguenze sulla sicurezza pubblica.
Alla radio si faceva inoltre informazione sulla costruzione della centrale a carbone di Cerano con le eventuali conseguenze a livello ambientale.
A differenza di Peppino Impastato, fui fortunato a ricevere solo alcuni avvertimenti, ilarità sull’abbigliamento indossato e un buffetto indolore sulla guancia come forma di “incoraggiamento” a occuparmi solo di musica e non delle colonne d’auto contrabbandiere che sfrecciavano in tutte le ore nei viali della città.
Come in Sicilia, anche Brindisi ha pianto i suoi martiri, tra questi Mauro Maniglio, uno delle più giovani vittime innocenti di mafia e i finanzieri Sottile e De Falco periti in contrada Jaddico durante un servizio di perlustrazione per la repressione del contrabbando.
Oggi, attraverso studi e libri, conosciamo che le mafie sono cambiate. Continuano ad esistere, pur non essendo più nelle forme originali e violente. Molte città hanno intrapreso un percorso di riscatto abbracciando percorsi di legalità e sviluppo sociale.
Palermo, Bitonto e Mesagne hanno visto rinascere le proprie comunità puntando sulla cultura, musica, festival e il recupero dei beni monumentali ed artistici, attirando l’attenzione dei principali media italiani ed europei.
A Brindisi in tutti questi anni sono stati fatti dei passi importanti ma non basta. Per comprendere meglio il nostro percorso, tra finzione e realtà, il film “L’Ora legale”, ambientato in Sicilia, scritto e diretto da Ficarra e Picone, sintetizza molto bene, in maniera ironica, quello che accadeva solo pochi anni fa nella nostra città.
Educare alla legalità e rispettare il bene comune potrebbe essere già il primo e importante passo per amare un territorio a volte colpevolmente bistrattato e violentato dai suoi stessi cittadini.
Ricominciare e ricominciare ancora, verso l’infinito, nonostante tutto e tutti.
MARCO GRECO
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